Abraham: La presentazione
Tiago Pinto:Un’altra volta buongiorno a tutti, come credo tutti voi, sono molto felice oggi di essere qui per presentare Tammy. Le ultime due partite credo che sono state importanti per chi non conosceva Tammy per capire di che tipo di profilo di giocatore stiamo parlando, era un giocatore che tutti noi conoscevamo molto bene e dentro al club è stata la prima scelta. Noi lo volevamo portare alla Roma, ma più che parlare del calciatore che tutti voi conoscete, io voglio parlare della voglia di Tammy di venire a Roma. Sono stato otto, dieci giorni veramente difficili per la trattativa ma per me è stata molto importante la voglia del giocatore di venire a Roma, di uscire dalla sua comfort zone che è Londra e il Chelsea, di venire qui per un progetto con motivazione sue e della sua famiglia per venire qui da noi. Sono molto felice che siamo riusciti a convincere lui e sono molto felice di essere qui oggi, lui è tutto vostro…”
Mangiante (Sky): Benvenuto, ci spieghi un po’ la tua decisione di venire alla Roma, nell’ultimo anno al Chelsea hai giocato meno di quanto speravi, quindi quanto è stato importante parlare con Mourinho, per quanto riguarda il club ritieni che la Roma possa vincere già un trofeo quest’anno?
“Questa è una buona domanda, ovviamente ho avuto modo di parlare prima di arrivare alla Roma, sia con Jose (Mourinho) che con Tiago (Pinto), mi hanno entrambi spiegato l’ambizione del club. La Roma è una società ambiziosa e anche io sono una persona ambiziosa che crede nelle visioni, che quando ne vede una ci crede e dà tutto se stesso. Sono arrivato qui alla Roma non soltanto per fare gol, ovviamente anche quello, ma per cercare di aiutare il più possibile la squadra soprattutto per vincere, per vincere dei trofei. Speriamo di poterlo fare già da quest’anno, ovviamente stiamo parlando di un torneo complicato, importante, dove ci sono buone squadre, però siamo concentrati e vogliamo procedere di partita in partita, questa è la mia intenzione”.
Pugliese (Gazzetta dello Sport) Ciao, benvenuto io ti volevo chiedere una cosa sul Chelsea di Lampard. Lui giocava con due ali e una punta, mentre con Tuchel una punta e due trequartisti. Anche Mourinho è partito con il 4-2-3-1, questo per chiederti a te piace giocare come punta centrale oppure potresti giocare con una punta accanto, secondo te potresti giocare anche con Shomourodov?
“Io a dire il vero non sono nato attaccante, sono nato come ala destra e poi ho cominciato a giocare al centro, questo per dire che sono abituato a ricoprire diversi ruoli, ad avere diversi compagni di squadra, a giocare con moduli diversi. Detto questo, non ho sempre giocato da centravanti, è qualcosa che posso sempre fare ma dipende dal modulo e dai giocatori che il mister sceglie. Sta a me dare il meglio di me stesso sempre, in termini di gol, di assist e di aiuto alla squadra”.
Maida (Corriere dello Sport): Qual’è la tua opinione del campionato italiano, della serie A italiana, cosa pensano i calciatori inglesi in termini di qualità intensità della serie A italiana rispetto alla premier League inglese?
Abraham: Guardando giocare le squadre italiane, soprattutto in serie A, ti rendi subito conto di come sia un campionato molto tattico, di come le squadre difendano molto bene a livello collettivo, sono sempre ben messe in campo ed è molto difficile riuscire a trovare gli spazi nelle difese e fare gol.
In Premier League ci sono le grandi squadre che quando giocano contro le piccole hanno quasi sempre la palla, in un certo senso le dominano nel gioco, mentre in Italia mi sembra che prevalga più l’equilibrio e le squadre sono tutte disciplinate.
Se ho imparato qualcosa, qui le squadre sono tutte buone e preparate, e questa probabilmente è la differenza maggiore che c’è con il campionato inglese”
Sorrentino (Il Messaggero): Buongiorno, la Premiere è probabilmente il più grande campionato del mondo quindi è possibile e molto probabile che tu sia venuto per Mourinho. Cosa rappresenta per te questo allenatore, cosa pensi di lui, quali sono state le parole con cui ti ha convinto e in che modo pensi che possa farti migliorare?
“Tengo a dire che non sono solamente qua per Jose Mourinho, evidentemente la sua presenza è stata molto importante ai fini della mia decisione, ma ho sempre seguito la Roma in televisione, ho seguito le competizioni internazionali, la Champions League, per cui sapevo bene dove arrivavo.
Conosco la Roma da sempre, inoltre ho avuto il privilegio e il piacere, di giocare e di condividere lo spogliatoio con Rudiger e Emerson.
Rudiger in particolare mi ha sempre parlato benissimo del club, anche questo ha avuto la sua importanza al fine che io sia qui oggi. Per quanto riguarda il mister è chiaro che è una persona ambiziosa, che mette molta passione nel suo lavoro, che ha una visione vincente, caratteristiche nelle quali mi ritrovo”.
Fasan (Il Romanista): Buongiorno, benvenuto, sei stato protagonista di una trattativa di mercato che ha visto spostare attaccanti importantissimi come Lukaku e Dzeko. Volevo chiederti, che effetto ti ha fatto essere in mezzo a questi top player, ti aspettavi un impatto così forte nella squadra?
“È una bella domanda, io mi sono sempre concentrato sul calcio, ho sempre cercato di aiutare la squadra che rappresentavo e quando è arrivata la Roma e ha mostrato un interesse per me, ho spostato il mio focus. Ho pensato di arrivare in questo nuovo club e di dare un contributo, indosserò la maglia numero nove che è stata la maglia di Edin Dzeko, un attaccante che ho sempre seguito in televisione durante la mia adolescenza, un giocatore che ho sempre ammirato. Tanto di cappello per quello che ha fatto alla Roma, adesso toccherà a me colmare questo vuoto, è una bella responsabilità ma io ho sempre creduto nelle mie capacità, ho sempre creduto in me stesso, Lukaku ha fatto il percorso inverso ed invece è tornato in Inghilterra.
Di Dzeko ho appena detto è un attaccante straordinario per cui ritrovare il mio nome accanto a questi due calciatori è straordinario ma io sono un calciatore giovane che ha ancora ampi margini di miglioramento. Questo per me è un passo importante ma è soltanto l’inizio, devo dire da quando sono arrivato a Roma che i tifosi con me sono stati straordinari, come i miei compagni di squadra e questo mi ha fatto immediatamente sentire a mio agio, mi ha fatto sentire a casa. Quando si hanno dei tifosi così straordinari, si cerca di ricambiare nell’unico modo possibile per un calciatore, quello di regalargli delle allegrie, delle soddisfazioni.
Veniamo da un lungo periodo difficile per tutti, quello del COVID, che ha tenuto i tifosi lontani dallo stadio, per cui adesso con i miei compagni ho tanta voglia di giocare bene e di offrire delle belle prestazioni. Sono una persona che quando indossa una maglia, lo fa con il cuore, mi piace sudare per la maglia, lasciarci anche il sangue.
Mi piace lasciare subito il segno, avere un impatto positivo e spero di esserci riuscito.
Austini (Il Tempo): Il Chelsea ha preferito comprare Lukaku piuttosto che puntare su un ragazzo come te cresciuto nel club, andato in prestito, cresciuto in tante squadre. Ti chiedo se questa cosa ti da una motivazione in più per dimostrare a loro che si sono sbagliati e se consideri il Chelsea un capitolo chiuso, se magari vorrai convincerli in futuro tra qualche anno a ricomprarti?
“No, non sono una persona che guarda a queste cose, che si concentra alle scelte del Chelsea, ovunque mi trovi mi piace concentrarmi su me stesso e sul calcio.
Il mio focus in questo momento non è quello di dimostrare che hanno sbagliato per poi magari un giorno tornare, quello che volevo davvero era uscire dalla mia zona comfort, conoscere un nuovo paese, una nuova cultura, imparare nuove cose, apprendere nuove idee calcistiche… sarebbe stato facile per me rimanere in Inghilterra, trovare un’altra squadra, invece avevo voglia in qualche modo di distendere le ali, di spiccare il volo, amo il calcio, amo vincere, nessuno sa cosa ci riserverà il futuro, mentre il presente è ben chiaro, il presente è la Roma ed è qui che voglio dare tutto me stesso”