Marzo 12, 2025

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di Giorgio Martino

SE NON RIESCI A VINCERE … – … Almeno cerca di non perdere. Il vecchio detto della saggezza popolare si è concretizzato a Bologna col rigore di Dovbik all’ultimo secondo di una partita diversamente valutata: da “Un punto e basta” a “Un punto d’oro”. Da “Un’occasione persa” a “Non è mai troppo tardi”.  In concreto non è stata una grande partita ed ha segnato un passo indietro riaspetto al derby riportando la Roma in linea con i suoi limiti già evidenziati in questa stagione. Limiti di concentrazione che hanno favorito le ripartenze avversarie micidiali; di determinazione pure sotto porta con tiri sbagliati o nemmeno effettuati; di personalità con un ribaltamento subito con arrendevolezza. Del resto questi limiti sono espressi nei soli 24 punti, nelle sole 6 vittorie contro 6 pareggi e 8 sconfitte, nella mancanza da aprile di un successo esterno, nell’estrema difficoltà di dare un po’ di continuità ad un andamento positivo che talvolta si intravede. Ma non trova mai conferme.

DECIMO POSTO – La classifica è impietosa con i suoi numeri, non tanto e non solo per il decimo posto, quanto per il distacco molto pesante alla zona-coppe europee. Tra l’altro il calendario presenta due partite proprio contro la squadra che segue la Roma in classifica, il Genoa, e quella che la precede, l’Udinese. Tutto ruota e balla intorno a questo decimo posto che fatidicamente separa la parte destra dalla parte sinistra della classifica.

FUGA DALLA REALTA’ – I numeri dovrebbero tenere l’ambiente ancorato alla realtà dalla quale, invece, si tende a fuggire anche per colpa di una stampa vanesia e superficiale che non va mai sul concreto ma tende a volare altrove. Oggi Ranieri è l’allenatore di una squadra in grave ritardo rispetto alle aspirazioni e alle ambizioni sbandierate cialtronescamente a inizio stagione da incompetenti e fiancheggiatori in mala fede. Ranieri si è offerto per un’impresa difficile ed è molto impegnato sul lavoro quotidiano assai duro e dall’esito finale ancora incerto. Eppure nelle conferenze stampa gli chiedono dei suoi progetti dell’estate prossima, del nuovo allenatore, del suo nuovo ruolo, della nuova Roma. Per fortuna Ranieri è concentrato su questa Roma attuale che ha tanto bisogno di sostegno e di lavoro. E, comunque  non sta scritto da nessuna parte che sarà dirigente della Roma perché il comunicato di Friedkin parlava di “consulente” della proprietà che è tutt’altra cosa.

NIENTE DA PERDERE – A differenza di Mourinho, De Rossi e Juric, Claudio Ranieri ha una posizione molto più solida nel rapporto con la proprietà. Quella dei tre precedenti allenatori era più fragile perché avevano qualcosa da difendere, il contratto, il curriculum, la carriera.  Ranieri non ha niente da perdere perché il suo è stato un atto d’amore verso la Roma, la “sua” Roma, non certo quella di Friedkin che non può minacciare nessun licenziamento. Ranieri è del tutto autonomo e padrone delle sue decisioni. Fa le scelte tecniche che ritiene più opportune senza dover seguire direttive o imposizioni altrui. Il caso-Dybala è emblematico: Ranieri ha fatto del campione del mondo argentino uno degli uomini simbolo e leader della sua Roma fregandosene altamente di clausole e rinnovi di contratto. Se ci saranno dirigenti capaci e competenti in Società discuteranno con chi di dovere, prolungamenti, spalmature, aumenti, riduzioni e tutto ciò che concerne l’aspetto amministrativo. Se non ci saranno peggio per la Società che, del resto, in questi quattro anni è stata amministrata come peggio non si poteva come testimoniano i numero dei bilanci.

SVOLTA ITALIANA – Lorenzo Vitali è stato nominato Chief Administrative Officer e General Counsel del club. In sostanza il dirigente, in giallorosso dal 2020, sarà a capo dell’area amministrativa e legale, diventando una sorta di numero 2 del futuro amministratore delegato. Tale incarico sembra confermare un’inversione di tendenza, chiamiamola pure “svolta italiana”, nel senso che si affidano ruoli apicali a dirigenti italiani che si troverebbero al vertice della Società anche perché parecchi rumors (non si sa quanto attendibili) citano nomi italiani sia per l’amministratore delegato che per il direttore sportivo. Purtroppo, come per il calcio mercato, troppi giornalisti ormai sparano nomi per simpatia o per convenienza, cioè su indicazione e/o su richiesta di qualche amico interessato. 

PARADOSSO – Il paradosso del mercato estivo fatto da Ghisolfi (forse ispirato se non obbligato dalla Souloukou) è che i due migliori acquisti sono stati casuali e non programmati: Koné che è sembrato quasi un capriccio di De Rossi (a sua volta colpevole di aver avallato scelte infelici in entrata e in uscita), e Saelmekers arrivato solo in prestito nell’operazione di tentata ma non riuscita cessione di Abraham. La qualità e l’utilità del belga erano ovviamente sfuggite ai più sia dentro che fuori Trigoria, ma per fortuna se ne è accorto Ranieri. Ora bisognerà riscattarlo e per farlo ci vorrebbero dirigenti bravi.

DIRETTORE SPORTIVO – Tra i dirigenti bravi ci deve essere anche un vero direttore sportivo con esperienza, competenza, rete di rapporti e conoscenze con gli omologhi italiani e stranieri. E’ ora di finirla con gente più o meno improvvisata e prezzolata, maneggioni, faccendieri, procacciatori, intermediari, procuratori che agiscono per interessi propri o di loro clienti o di loro assistiti, mai per quelli della Roma. Gli anni di Tiago Pinto, Souloukou e Ghisolfi passeranno alla storia come i peggiori in questo senso.     

GENNAIO – Senza tornare troppo indietro, come quando a novembre 61 (allora c’era il mercato autunnale non invernale) la Roma seppe prendere dalla Fiorentina che lo aveva appena importato in Italia l’ottimo centrocampista svedese Torbiorn Jonsson, fin quando ci sono stati i “dirigenti bravi” la Roma ha centrato operazioni di prim’ordine e soprattutto le ha fatte subito all’inizio: nella prima settimana del 97 Giorgio Perinetti prese Vincent Candela futuro campione d’Italia. Il 2 gennaio 2010, allenatore Claudio Ranieri, direttore tecnico Bruno Conti, direttore sportivo Daniele Pradè, la Roma organizzò addirittura al Flaminio ancora agibile un’amichevole con la Cisco per presentare ad una marea di tifosi festanti il centravanti Luca Toni preso in prestito dal Bayern Monaco per dare una valida alternativa a Mirko Vucinic. Il 7 gennaio 2014, direttore sportivo Walter Sabbatini, la Roma prese in prestito con opzione di riscatto dal Cagliari Radja Nainggolan che due giorni dopo fu subito titolare in Coppa Italia e poco dopo in campionato. E’ vero che si tratta solo di “storia”, ma da questa spesso si può imparare. Se si vuole.  Quest’anno al 15 gennaio non è ancora successo niente.    

FRATTESI – Probabilmente al momento non è la priorità, ma è, comunque, un’opportunità. Dispiace dover ancora ricordare le sceneggiate fra Carnevali e Tiago Pinto quando la Roma avrebbe potuto riprendersi senza spendere troppo uno dei suoi più interessanti prodotti del recente vivaio. L’allora improvvisato  direttore sportivo rovinò tutto facendosi anche prendere in giro dal dirigente del Sassuolo.   

RIFLESSIONI – A proposito di Frattesi si può fare una riflessione: se un giocatore di un club italiano o straniero manifesta di gradire il trasferimento all’Inter (o Milan o Juve) la Gazzetta dello Sport lo esalta scrivendo che “Vuole solo l’Inter (o Milan o Juve)”. Se Frattesi fa capire che tornerebbe volentieri alla Roma, la stessa Gazzetta scende in campo per ammonirlo, avvisarlo, rimproverarlo: attacca il suo agente Beppe Riso accusato di “fare il male del calciatore” e fa fare una predica a Frattesi dall’improbabile pulpito di Materazzi che invita il calciatore a restare all’Inter. Con buona pace della deontologia giornalistica.                                    NB- Per restare alla correttezza giornalistica: come mai i famosi “moviolisti” hanno ignorato quasi del tutto il fallo di Miranda (per altro già ammonito) in area su Saelmekers? Non solo hanno dato piena sufficienza ad Abisso e i compagnucci di Var, ma hanno voluto sottolineare che il Bologna ha lasciato il campo “infuriato” come se fosse stato danneggiato. Ovviamente la Roma non ha detto niente e, altrettanto colpevolmente si è defilata anche la stampa romana.                                 

SANGARE’ – Simbolo dell’assurdità e incomprensibilità di certe operazioni è il giovane Sangaré mai utilizzato ma sempre presente in tutte le convocazioni anche quelle in trasferta. Avrebbe un’età da settore giovanile ma è rimasto sempre aggregato alla prima squadra come se fosse una clausola di contratto. E’ un mistero di difficile interpretazione che si è complicato ulteriormente quando Falsini lo ha schierato titolare nella Primavera molto rimaneggiata che ha affrontato il Lecce negli ottavi di Coppa Italia da cui la Roma è stata eliminata. Poi il giovane terzino ha partecipato con successo alla trasferta della Primavera a Torino risultando fra i migliori protagonisti del 4-2 con i cross da cui sono scaturite le azioni dei gol giallorossi. Speriamo che non si siano persi inutilmente sei mesi di inattività.

PIACE A TRIGORIA – E’ una delle espressioni più vuote di contenuto, usata e abusata dai cronistelli sedicenti esperti di mercato che circolano nei giornali, nei siti e nei programmi radio-tv. Insieme a “spunta” e “entra nel mirino”, costituisce la falsa giustificazione per coprire quel niente giornalistico riempito di pseudo notizie rimasticate per giorni fino all’improvviso raffreddamento della pista che scompare dai radar.

DAZN TA-ROCCATA – Sbandierata come la verità vera sulle decisioni arbitrali, la trasmissione Oper Var è in realtà sempre ta-roccata per le indicazioni, le spiegazioni, le capriole regolamentari del designatore che spesso si cimenta in prima persona col suo numero preferito: dire tutto e il contrario di tutto a seconda della convenienza. Intanto è rimasta nascosta la vergognosa vicenda di Verona-Roma che continua a gridare vendetta mentre emergono le tardive ammissioni sul fallo da rigore di Kyriakopoulos su Baldanzi in Monza-Roma. Forse tra qualche mese ammetteranno che c’era il rigore di Miranda su Saelemekers.

UN AMERICANO A ROMA – Friedkin manca da parecchio da Roma. Non c’era nemmeno per la firma del contratto di Ranieri che è dovuto andare a Londra. A dicembre le solite mosche cocchiere che si affannano a dire che tutto va bene, madama la marchesa, avevano fatto credere che sarebbe venuto per Natale: quasi pareva che dovesse guidare personalmente il volo delle renne di Babbo Natale. Però a Roma c’è, un po’ in ombra, un americano che sta portando avanti l’ordinaria amministrazione dopo l’adrena-linica gestione della Souloukou. E’ auspicabile che faccia meno danni.

PROMOSSI O BOCCIATI? – Dopo il derby tornato in notturna la stampa romana si era affrettata a definire superato l’esame del comportamento delle tifoserie. Ma il Casms (Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive) ha chiesto alle Prefetture di vietare ai tifosi di Roma e Lazio le prossime due trasferte perché è stata “evidenziata la particolare propensione alla violenza da parte delle due tifoserie e l’alta probabilità che si possano verificare gravi turbative per l’ordine e a sicurezza pubblica”. C’è stata troppa superficialità da parte dei giornalisti romani? O c’è qualche eccesso discriminatorio nei confronti di Roma, nelle valutazioni del Casms?

LA VERITA’ E’ UN OPTIONAL – Titoli di giovedì 9 gennaio. La Repubblica: “Pellegrini nonostante il gol del derby è sul mercato”. – Corriere dello Sport: “Pellegrini resterà alla Roma” – Tuttosport: “ Pellegrini e Dybala discuteranno a breve il rinnovo”.                                                                                                                                                     Sabato 11 gennaio. Romanista: “L’Inter non molla Frattesi”. – Messaggero: “L’Inter spinge Frattesi da Ghisolfi”. – Corriere sport: “Roma-Frattesi: Inter alleata” L’importante è che il lettore abbia le idee chiare.

C’ERA UNA VOLTA – A Roma c’era una volta Mourinho che si batteva come un leone contro le ingiustizie perpetrate a ripetizione dagli arbitri ai danni della Roma nel colpevole silenzio della Società mentre la stampa ostile soffiava sul fuoco. Ta-Rocchi accusava in modo indecente il tecnico romanista di aizzare le panchine. Giornaloni e giornaletti, corrierini e gazzettine che stigmatizzavano l’irrequietezza della panchina della Roma, adesso fanno finta di non vedere le risse con tutti in campo come quella del recente derby Torino-Juve con i due allenatori espulsi. Per Motta è  la seconda volta in 20 partite ma Ta-Rocchi non promuove seminari ad hoc e i giornalisti al massimo gli chiedono il futuro di Vlaovic.

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