Gli Asterischi del 24 aprile 2025

di Giorgio Martino
SE NON PUOI STRAVINCERE – Almeno vinci di misura. Parafrasando la massima di Ranieri che questa rubrichetta ha fatto sua, la Roma ha battuto il Verona con il settimo 1-0 stagionale ed ha allungato la striscia di risultati positivi che l’ha riportata nel gruppo delle pretendenti ad un posto nelle prossime coppe europee. La Roma di Ranieri ha saputo fare di necessità virtù, riuscendo a far fruttare i pochi gol che segna, solo 48, meno di tutte le prime nove della classifica. Determinazione, compattezza e solidità sono state ancora una volta le armi decisive per superare il gap di competitività di un organico con molti limiti sia quantitativi che qualitativi. In tv si è sentito qualche commentatore superficiale cercare di rivalutare questa rosa che, con un paio di ritocchi, sarebbe già da scudetto: una sciocchezza colossale e anche pericolosa perché, magari, qualcuno potrebbe pure crederci
LA SOLITA CONFERENZA – Per ristabilire un po’ di logica nelle discussioni sulla Roma, c’è voluta la solita conferenza di Ranieri che ha brutalmente spazzato via le chiacchiere sulla conquista di un posto in Champions League. Se è vero che aritmeticamente l’ipotesi è fattibile, è altrettanto vero che altrettanto aritmeticamente, ci sarebbe bisogno di un capolavoro della Roma accompagnato da un contemporaneo tracollo di tutte le altre. Più che di aritmetica si dovrebbe parlare di miracolo.
GLI ALTRI RISULTATI – Lo spezzatino pasquale con le partite sparpagliate fra Sabato Santo e Pasquetta aveva già creato incertezza e confusione in una fase della stagione in cui ci sarebbe bisogno di regolarità. Poi il rinvio per la morte del Papa ha ulteriormente complicato le cose. Intanto la vittoria del Bologna in pieno recupero non è stata una bella notizia per la Roma che rimane staccata di tre punti dagli emiliani e dovrà affrontare domenica prossima proprio l’Inter che non ha più alcun margine sul Napoli. Una situazione peggiorata psicologicamente con la sconfitta di Coppa Italia oltre che in una classifica in cui anche l’Atalanta ha ancora allungato rendendo sempre più lontana l’illusione Champions. Ovviamente brutte le vittorie di Fiorentina e Lazio che proprio dopo che la Roma l’aveva raggiunta ha fatto 6 punti nelle trasferte di Bergamo e Genova.
CASO E CAOS – Se si dice “ogni morte di Papa” vuol dire che l’evento è raro ma possibile. Così come è possibile un fenomeno atmosferico o un qualsia altro impedimento di diversa natura. Quindi se sei legato ad un calendario di fatti per lo svolgimento della tua attività, devi prevedere spazi di recupero. Chi dice che la riduzione delle squadre di serie A non serve è un incapace e/o un incosciente. Ezio Maria in arte Simonelli presidente della Lega lo ha detto. E lo ha pure fatto con un calendario in cui non solo non ci sono spazi per i recuperi, ma già ha tempi impraticabili con turni insostenibili sia festivi che infrasettimanali. Basta un niente e un qualsiasi caso diventa un grande caos, e non è colpa dell’anagramma.
BRUTTA E CATTIVA – Alzare la cosiddetta asticella delle ambizioni è cosa brutta e cattiva perché, da un lato crea illusione nei tifosi, dall’altro porta ad accusare la squadra e il tecnico di fallimento se l’asticella non viene superata. E’ un giochino che qualcuno, in chiara malafede, ha fatto all’epoca di Mourinho quando esaltava il mercato rovinoso e dissestato di Tiago Pinto per poi scaricare sull’allenatore le responsabilità dei risultati. Sarebbe più onesto analizzare l’effettivo valore dell’attuale organico e, semmai, evidenziare che nonostante gli evidenti limiti obbiettivi, la Roma di Ranieri ha recuperato una classifica dignitosa, dopo la grande depressione di pochi mesi fa quando le stesse persone parlavano di zona retrocessione.
TABU’ CORAGGIO E QUALITA’ – Una corrente di pensiero (ma, forse, più che una corrente è uno spiffero) attribuisce il cosiddetto “tabù” della Roma contro le squadre di prima classifica, alla mancanza di coraggio. Senza scomodare il coraggio manzoniano di don Abbondio che se non ce l’hai non te lo puoi dare, più che il coraggio alla Roma manca la qualità. Bastano alcuni raffronti, ad esempio con la prossima avversaria, cioè l’Inter. A parte Svilar, nessun altro reparto è competitivo: Dumfries e Di Marco sono nettamente superiori a Celik ed Angelino; Barella, Chalanoglu e Mhkitaryan superano qualsiasi centrocampo giallorosso; Lautaro e Thuram sono più forti di Dovbik e Shomurodov; Frattesi è l’incursore che fa molti gol e manca alla Roma che non è riuscita a riprenderselo per la presuntuosa insipienza di Tiago Pinto nella trattativa con Carnevali del Sassuolo. Non serve fare l’elenco dei calciatori delle altre squadre, dal Napoli al Milan, per capire che hanno un organico più ricco di qualità. Questo vuol dire che la Roma sta facendo più del suo potenziale e sta andando oltre i suoi limiti. Ma vuol dire anche che non è giusto pretendere ancora di più. Non è il coraggio che manca, ma la qualità, e pure la quantità perché troppo spesso quando si vanno a fare 5 cambi la differenza con le altre squadre si vede e come.
40 MA NON LI DIMOSTRA – Non stiamo parlando di età come nella commedia dolce-amara di Peppino De Filippo, ma della cifra che la Roma ha, un po’ avventatamente, deciso di spendere per l’acquisto di Dovbik. Chi ha fatto il mercato della Roma ha ignorato la facile disponibilità di centravanti collaudati come Retegui e Kean, o quel Lucca illuso e mancato a gennaio, per un’incognita con l’aggravante del prezzo alto nonostante le limitazioni alle spese imposte dall’Uefa. Gravissime responsabilità di Ghisolfi e di Lina Souloukou che ha approvato, se non ispirato, il suo operato.
INVOLUZIONE – Anche sabato scorso Ghilardi, Tchachua e Mosquera hanno affondato sul versante di Angelino senza trovare quasi mai opposizione e mettendo in difficoltà anche Ndicka che doveva, non riuscendoci sempre, fare coperture di emergenza. Lo spagnolo gode di molte simpatie tra i pagellisti o pagellari romani che lo gratificano spesso di voti ingiustificati, ma l’attuale rendimento suscita notevoli preoccupazioni. A parte un possibile calo di forma dovuto alla stanchezza di una stagione molto intensa, si può notare che da quando non c’è Pellegrini che lo copriva con frequenti ripiegamenti e triangolava con lui lanciandolo in profondità, Angelino non è più andato a fondo campo e non ha più fatto un cross decente, preferendo sempre lo scarico all’indietro senza mai impostare un’azione offensiva.
LE SIMPATIE – A proposito di pagellari, sembra imperscrutabile il criterio per cui certi giocatori sono in alto o in basso nelle simpatie di chi fa le pagelle. Al momento è precipitato Pellegrini al quale non è perdonato niente: se avesse giocato come Baldanzi e Pisilli contro il Verona, sarebbe stato massacrato e avrebbero detto che la Roma aveva giocato in 10. Non è riuscito a salire mai stabilmente Saelemaekers con cui sono generalmente meno generosi che con Celik, pur avendo un bilancio di gol e assist di tutto rilievo; sono in recupero ma devono fare molta attenzione Cristante e Mancini.
MONCADA CONFERMA – Parlando di Saelemaekers, al momento dello scambio con Abraham, questa rubrica espresse il timore che il Milan si fosse cautelato molto più di Ghisolfi o chi per lui. Ora un certo Geoffrey Moncada accreditato come direttore tecnico del Milan ha confermato che i due prestiti sono molto diversi. Ovviamente a scapito della Roma.
RUOLO DELICATO – In un potenziale attacco 2-1 in cui la punta centrale può essere Dovbik o Shomurodov, uno dei due trequartisti o mezzepunte che dir si voglia è Soulé. L’altro non è di facile individuazione dopo l’accantonamento di Pellegrini. Baldanzi e Pisilli non hanno fatto bene col Verona. Koné forse è troppo utile come incontrista che recupera preziosi palloni, per essere dirottato davanti, come pure Cristante che è il migliore nel garantire protezione alla difesa. Gourna-Duath, in prestito dal Salisburgo, rimane un po’ misterioso come gli altri arrivi di gennaio Salah-Eddine e Nelsson (si è intravisto un po’ di più Rensch). Resta quello che può essere il più affidabile, El Shaarawy che è diventato un calciatore eclettico che riesce ad adattarsi in diverse posizioni. Altrimenti c’è la soluzione con i due centravanti insieme, quella definita da Ranieri “vorrei ma non posso”.
SANTI IN PARADISO – Dal 1969 Siro, primo Vescovo di Pavia vissuto nel 4° secolo, che ha dato il suo nome ad un quartiere di Milano e allo stadio San Siro, non è più annoverato tra i Santi della Chiesa Cattolica. Tuttavia l’Inter non ha perso i suoi Santi in Paradiso, anzi li ha raddoppiati: Ezio Maria Simonelli presidente della Lega, era proprio a San Siro per la Champions con la sciarpa dell’Inter stretta al collo, mentre Luigi De Siervo, che della Lega è l’amministratore Delegato, è un ben noto tifoso dell’Inter. La stessa Inter, spalleggiata dalla Juve, ha formato e guidato la maggioranza che ha votato le nuove cariche battendo nettamente la corrente Lotito-De Laurentiis. Non a caso il presidente della Lazio ha molto polemizzato in modo piccato e stizzito con la Lega per i suoi pasticci sui rinvii, mentre De Laurentiis è dovuto intervenire a brutto muso minacciando le vie legali sullo stesso spostamento con 4 diversi orari e date di Inter-Roma che stava diventando una trattativa privata Lega-Inter per cercare di soddisfare le esigenze nerazzurre, compreso lo slittamento al 21 maggio che avrebbe fatto scontare le squalifiche di Mhkitaryan e Bastoni col Verona Insomma non è sbagliato parlare di Lega non tanto lombarda, quanto “Ambrosiana” vecchio nome della Società nerazzurra in omaggio a Sant’Ambrogio, altro Santo in Paradiso.
UNA ROTTURA DI CASTING – Secondo un sito arabo, che ammettiamo di consultare molto di rado, ci sono notizie che contraddirebbero quegli inattendibili che hanno già dato per sicuro Pioli come prossimo allenatore della Roma. Infatti Arriyahdyah.com afferma che Stefano Pioli non avrebbe alcuna intenzione di rinunciare al contratto di 12 milioni l’anno fino al 2026 con l’Al-Nassr che prevede un’opzione di rinnovo. E’ una bella rottura di casting perché alcuni temono di dover fare una cassata o, meglio, cassatura, cioè una cancellazione nel loro casting.
VIVA I VERONESI – Le partite col Verona riportano alla mente i giocatori veronesi che hanno avuto presenze fondamentali nei momenti più belli della Roma a cominciare da Guido Masetti portiere e capitano del primo scudetto. Nel campionato del secondo scudetto, il primo gol (a Cagliari nel successo 3-1) lo fece Alberto Faccini, nato a Verona, mentre in panchina accanto a Liedholm come collaboratore prezioso e fedele c’era un altro portiere romanista di Verona, Luciano Tessari. Senza dimenticare che lo stesso Nils all’inizio della sua carriera di allenatore aveva guidato il Verona alla promozione in serie A. Una delle colonne della Roma del terzo scudetto era addirittura l’attuale sindaco di Verona Damiano Tommasi
L’IGNORANZA DILAGA – Purtroppo gli strafalcioni sono sempre più frequenti su Messaggero, Tempo, Corriere dello Sport, Gazzetta dello Sport, Corriere della sera, Repubblica, Romanista, eccetera. Siccome siamo convinti che i direttori Chiocci, Cerno, Zazzaroni, Barigelli, Fontana, Orfeo, Cagnucci, eccetera, non siano ignoranti, è probabile che non leggano i pezzi dei loro giornalisti, altrimenti li avrebbero corretti. Invece continuiamo a leggere la coreografia invece della scenografia, nelle fila invece che nelle file, paventare invece di ipotizzare, eccetera.
BAGNO DELLA FOLLA – Era stata annunciata come “bagno di folla” l’apertura ai tifosi dell’allenamento di giovedì 17 al Tre Fontane dove 3 mila superveloci erano riusciti ad accaparrarsi un biglietto. Il meteo inclemente ha dispettosamente rischiato di trasformare l’appuntamento in un bagno della folla, ma alla fine per fortuna gli ombrelli non sono serviti. L’iniziativa è lodevole ma la sua saltuaria unicità la fa diventare un qualcosa di eccezionale, una lotteria che premia troppo pochi fortunati.
BODO SHAMING – Avvistato su Dagospia il gioco di parole che trasforma il “Body shaming”, la derisione per il fisico di qualcuno, in “Bodo shaming” la derisione per l’eliminazione dalla Coppa ad opera del Bodo Glimt che non era mai approdato ad una semifinale europea ed era stato incautamente definito una squadra di “salmonari che scaricano pesce al porto”.
MO’ VENE NATALE – E’ passata la Pasqua. E’ passato anche il Natale (di Roma). Il sindaco Gualtieri è sempre in trepidante attesa. Il grande Renato Carosone negli anni ’50 cantava: Mo’ vene Natale – non tengo denaro – e me vado a cuccà. E buonanotte ai suonatori.
QUI EVERTON – In attesa che il Gruppo Friedkin gratifichi l’Umanità tutta (compreso il trepidante sindaco Gualtieri) con qualche indicazione relativa a quanto ha intenzione di fare con la Roma (dall’amministratore delegato all’allenatore, dall’Uefa alle varie ed eventuali), l’Everton ha annunciato che Christopher Sarofim, presidente del Fayez Sarofim & Co, entra a far parte di Roundhouse Capital Holdings Limited, proprietario della società inglese, allo scopo di rafforzarne la base finanziaria con la sua esperienza in materia di investimenti e gestione dei fondi.