Luglio 8, 2025

C’era una volta un appalto …

Photo credit: Amoregiallorosso.it; Il Giornale di Roma. Video: AS ROMA official channel

… e ora non c’è più, ce n’è un altro.

Mentre un Imperatore Romano, ma soprattutto romanista, domenica 25 maggio 2025 lascerà il suo trono, un novello Tito si affaccia all’orizzonte per iniziare il suo percorso di costruzione della nuova casa del tifoso romanista, i cui tempi e modalità l’intero popolo lupino attende con ansia.

Del resto l’attesa, il già e non ancora, fa parte da sempre della storia dell’unica squadra della Capitale.

Ora, invece il presto che è tardi si sta per compiere.

Per descrivere la Via Crucis per la costruzione dell’impianto dovremmo prendere in prestito il viaggio Dantesco della Divina Commedia. Come non ricordare con immensa commozione le due gestioni scudettate del presidente Viola e della famiglia Sensi, che nel tentativo di dare una casa ai romanisti e, soprattutto alla società, hanno dovuto subire un passaggio di Caronte all’Inferno, nel regno sotterraneo e oscuro della burocrazia, della politica romana e della totale assenza di aiuto del “palazzo”.

Ricordiamo poi il labile passaggio al Purgatorio all’inizio dell’era a stelle e strisce di James Pallotta, il presidente inutile, con la tarantella dello stadio a Tor di Valle, progetto al quale non ha mai creduto nessuno e che è stato oggetto di pruriti ed ingerenze, di varia natura, tutte a danno dell’A.S. Roma con il non invidiabile score di 14 anni di purgatorio, per restare in tema, rendendo lo stadio della Roma come gli spiriti che vagano e che ancora non posso godere della luce divina perché in attesa di purificazione se nessun credente prega per loro (solo il vero credente, infatti, può conoscere la potenza salvifica della preghiera per le anime del Purgatorio).

L’indimenticabile Papa Francesco a dicembre ha aperto la Porta Santa per dar inizio al Giubileo, e ora questa porta Santa, simbolo di entrata in Paradiso, si aprirà anche per lo stadio della Roma ed è profetica l’elezione di una Papa Usa chiamato Leone, come frate Leone compagno di San Francesco, che trasferito a Roma nell’anno del secondo scudetto, non poteva che innamorarsi della Magica Roma. Lui che è oltretutto seguace di un gigante della fede come Sant’Agostino … proprio come il nostro Agostino, capitano indimenticabile di quello scudetto.

SI compiano le scritture, per dirla con l’evangelista Giovanni (4.37): “alius est qui seminat, et alius est qui metit” – c’è chi semina e chi mietechi fatica e chi raccoglie il frutto

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