Agosto 21, 2025

di Giorgio Martino

                                                              

I VILLANS – Sono stati proprio “villani” quelli dell’Aston Villa che non solo hanno inflitto alla Roma i primi gol e la prima sconfitta, ma hanno evidenziato le grosse lacune di qualità e di quantità dell’attuale rosa della Roma. Quelle lacune che Gasperini aveva cercato di spiegare nelle settimane precedenti, ma la stampa romana, impegnata nella campagna propagandistica per Friedkin, lo aveva spernacchiato accusandolo di non accontentarsi e di colere troppo. Adesso “il re è nudo” come dicevano gli intellettuali di una volta quando volevano che si sono scoperchiati gli altarini: la realtà è stata brutalmente messa in mostra nella prima partita di una certa consistenza tecnica contro un avversario che farà la stessa Europa League della Roma. Il divario è apparso mostruoso e non basta la giustificazione delle gambe imballate perché in questo momento tutti sono in fase di preparazione. Celik, Angelino e Dovbik non sono all’altezza, Hermoso non è più lui, Wesley non è ancora lui, El Hayanoui è anonimo come Le Fée, , la buona volontà e la determinazione di alcuni non può bastare. La Roma ha bisogno di tanti calciatori di qualità. Ma non li può comprare perché non riesce a vendere i suoi troppi esuberi che sono scarsi ma sono troppo pagati, e non sono nemmeno entrati i soldi di uno straccio di sponsor. I nodi stanno venendo al pettine, cioè i guasti delle gestioni degli ultimi anni hanno ingolfato l’attività sportiva ed economica della Società. Ma per questa rubrica non è una novità.

LENS DI INGRANDIMENTO – Nel quinto test, senza gli infortuni di Ndicka e Soulé, la formazione iniziale avrebbe giocato 70 minuti con l’alternanza Dovbik-Ferguson e con precise indicazioni: difesa a tre con Celikik-Mancini.Ndicka, e si è aggiunto Ghilardi; Wesley e Angelino esterni col brasiliano più profondo nelle avanzate e più efficace nelle triangolazioni: in mezzo Koné ed El Ayanoui con Cristante prima alternativa, ma il mercato potrebbe portare qualche Rios meno caro del colombiano; sulla tre-quarti c’erano Soulé e Baldanzi ben collocato a sinistra, ma qui con i rientri di Dybala e Pellegrini e gli arrivi di qualche colpo di Massara, si potrebbe creare un certo affollamento; davanti Ferguson meglio di Dovbik. In sostanza finché dall’interno o dal mercato non arriveranno calciatori più bravi, quelli sono i titolari. Hermoso, Cristante ed El Shaarawy sono qualcosa di più di semplici seconde linee: le 3 competizioni e i 5 cambi richiedono una rosa ampia, funzionale e di alto livello. Quella attuale non lo è.

FESTIVAL DI CANNES – Tecnicamente la partita non ha detto granché perché Gasp ha mischiato le carte e le formazioni sia del primo che del secondo tempo. Ci sono stati, comunque, il buon esordio di Wesley, la prestazione di qualità di El Shaarawy ottimo capitano e generoso assist-man, la conferma della propensione realizzativa di Fergusosn. Tra le cose negative la scomoda collocazione di Gasperini contro sole che non riusciva a vedere bene le azioni, e la disinformazione del telecronista che ha parlato di corsie brasiliane con Wesley e Angelino che invece è spagnolo e di 5 acquisti per cui Ghilardi sarebbe stato il sesto ma erano ancora 4 con Vasquez. Fra sciatteria, sia pure in buona fede, e buonismo ad oltranza, c’è un grosso problema per quanto riguarda l’informazione sulla Roma.

TUTTI ZITTI – La presenza di uno dei Friedkin notori sostenitori della comunicazione del silenzio, potrebbe aver indirizzato un dopo-partita in cui nessuno ha parlato. Se, invece, al di là dell’ironia, questo silenzio lo ha deciso Gasp, ha fatto benissimo perché i cialtroncelli che, spinti dalla piaggeria e dal servilismo nei confronti della Società, lo avevano stupidamente attaccato dopo le prime due conferenze, dicendo che non si accontentava di “tutti” gli acquisti già fatti (!?!?), mentre cercava di spiegare il suo (giusto) punto di vista sui ritardi del mercato ai fini del lavoro di preparazione che è estremamente delicato, non meritavano ulteriori spiegazioni. Molto coerentemente, Gasperini non ha parlato nemmeno dopo Lens.

VIVA L’INGHILTERRA – Cantava Claudio Baglioni 50 anni fa. In Inghilterra, forte dell’esperienza delle due prime conferenze, Gasperini ha risolto sbrigativamente la formalità di apertura del ritiro al St. George’s Park senza entrare nei dettagli. In pratica ha detto che le squadre che vogliono essere competitive devono avere grandi attaccanti che facciano molti gol. Chi non ce li ha, li deve comprare. Ha fatto sue le perplessità su Dovbik, acquisto dispendioso ma poco fruttifero. Ha ribadito che tutto dipende dagli obbiettivi che si vogliono raggiungere: la competitività della squadra deve essere adeguata a questi obbiettivi. Inoltre, al momento, in attesa del necessario potenziamento offensivo, alcuni ruoli vanno completati. In sostanza ha fatto capire che, contrariamente a quanto sbandierato dagli irriducibili fiancheggiatori, non è vero che tutto va bene madama la marchesa. La “sua” Roma, una squadra “più forte davanti” che sia già in grado di competere per certi obbiettivi di prestigio, ancora non c’è.

DOLCIFICANTE – In sostanza i resoconti della conferenza di Messaggero, Gazzetta, Corsport e, ancora di più Romanista, sono stati edulcorati con massicce dosi di dolcificante, attenuando o nascondendo le negatività. I dubbi, le lacune. Paradossalmente è stato più aderente alla realtà quello di Tuttosport fatto in redazione.

CAPITANO MIO CAPITANO – Ovviamente i cronisti romani si sono dispersi sulla questione molto più banale della fascia di capitano. Si sono scatenati a dire che Pellegrini non è più capitano, ma è fuori per infortunio da mesi e ne avrà ancora per molto, quindi è cosa ovvia e risaputa. In realtà il principio del maggior numero di presenze di chi va in campo dall’inizio è sempre stato quello seguito dovunque. E’ inutile dire che El Shaarawy è in pole position perché ha più presenze di tutti se parte dalla panchina.                                                  Così, mentre Gasperini aveva cercato ancora una volta di spiegare quali fossero le reali esigenze sue e della squadra, la Gazzetta, a pagina 19, titolava solo su Pellegrini senza fascia.

E’ TUTTO CHIARO – Il Corriere dello Sport scriveva il 5 agosto: “Priorità Echeverri, la Roma rilancia”. Contemporaneamente la Repubblica scriveva: “La Roma frena su Echeverri”. Si trattava di un rilancio frenato, o di un freno rilanciato? 

IL CALENDARIO NON E’ UN’OPINIONE – Come l’aritmetica anche il calendario non è un’opinione. Sono dovuti passare parecchi giorni prima che Wesley diventasse ufficialmente e finalmente un calciatore della Roma, da quando certi giornali, Gazzetta in testa, lo davano già per preso e rimproveravano Gasp di non accontentarsi mai. Ha fatto prima ad arrivare Vasquez e quasi Ghilardi. Per fortuna qualcuno è riuscito a fermarlo prima che tornasse in Brasile a firmare le carte per i visti sul passaporto, cosa che avrebbe potuto fare negli oltre dieci giorni in cui veniva perfino convocato per le partite del Flamengo mentre qua lo conteggiavano a disposizione di Gasperini.

3 FONTANE E 20 EURO – L’assurda decisione di far giocare al Tre Fontane la prima uscita pubblica della Rona, conferma l’insensibilità di Friedkin e del suo staff di chief, executive, manager vari americani che non riescono a comprendere Roma, la Roma e la dimensione dell’enorme passione dei suoi tifosi. E’ molto grave che non abbiano saputo rendersi conto di quanta voglia di Roma ci fosse, nonostante i numeri degli abbonamenti fossero assai chiari, anche perché la partitella col Cannes sarebbe stata l’unica occasione per vedere la Roma a Roma. Tanto valeva andare a giocare anche quella fuori, per fare una gita in Costa Azzurra sulla Croisette. Inoltre è stato scandaloso far pagare 20 euro ai 2772 spettatori per racimolare poco più di 55 mila euro: un’autentica vergogna ufficializzata dalla presenza di Ryan Friedkin.

INERZIA DEL CERVELLO – Anche nella telecronaca di Lens abbiamo sentito una delle tante parole, “inerzia”, usate a vanvera ma ripetute a pappagallo dalle prime e seconde voci dei cosiddetti calciatori-opinionisti a cui viene troppo incautamente affidato il microfono. Credono erroneamente che significhi “andamento” e pontificano che “l’inerzia della partita” è cambiata dopo un certo episodio, o l’ingresso di un certo giocatore. In realtà l’inerzia è la condizione d’immobilità o inattività dovuta a cause esterne (una malattia invalidante) o un volontario abbandono fisico o spirituale per indolenza o pigrizia. In senso figurato l’inerzia di un governo o di un dirigente responsabile provoca una situazione di stallo immobile, cioè la mancanza di attività di un Paese o un’azienda. A Lens ssi è detto che la brillante prestazione della Roma era “sull’inerzia del finale del campionato scorso”. Invece, grazie a Dio e a Ranieri, quella Roma non era affatto inerte ma andava che era un piacere. Bastava dire “sulla spinta” invece che “sull’inerzia”. Perciò ogni volta che sentiamo questa parola in tv, sappiano che si tratta dell’inerzia del cervello di chi parla.

INCONGRUENZE – La prima squadra della Roma ha trascorso il mese di luglio nella canicola di Trigoria dove ha svolto le prime due settimane di lavoro. La Primavera è andata in ritiro a Pinzolo, mentre la Femminile è andata a Dinaro, entrambe in cerca della frescura montana, proprio mentre il Centro Bernardini restava totalmente vuoto e a disposizione perché la prima squadra era andata in Inghilterra.Sarà sicuramente colpa nostra ma i criteri di queste scelte ci sfuggono.

E COLOMBIA SIA – Doveva essere Rios, poteva essere Deossa, è stato Devis Vasquez: alla fine la Roma un colombiano l’ha preso. E’ stato un piccolo capolavoro di Massara che poche ore dopo che il portiere si era svincolato dal Milan, ha portato di corsa a Roma, a costo zero, un portiere di 27 anni che l’anno scorso ha giocato in serie A per cui non occupa uno slot da extra comunitario. Siano pià che convinti che Pinto e Ghisolfi non avrebbero saputo cogliere l’occasione: questa è la differenza tra chi è un d. s. e chi no.

ENTUSIASMO E NUMERI – In Campidoglio continuano a riversare tonnellate di entusiasmo, definendo Pietralata “l’impianto dei record” volendo suffragare l’affermazione con dei numeri che, invece, suscitano perplessità. Una capienza di 60 mila posti significa, sì e no, 50 mila biglietti in vendita, tolti i posti di servizio per Polizia, Carabinieri, Vigili del Fuoco, Guardia di Finanza, Servizio Sanitario, Stampa, Radio, Tv, Autorità, Politici locali e nazionali, Sponsor, Vip, oltre a quelli smantellati per predisporre vie di fuga.                                                    La cosiddetta “Curva Sud più grande del mondo” è improbabile perché esistono impianti monumentali con capienza doppia e tripka. Per essere più grande di quella attuale dovrebbe arrivare a 30 mila posti cioè più della metà complessiva lasciando una disponibilità ridotta agli altri tre settori, con conseguente danno economico a meno di un notevole aumento dei prezzi. Se veramente Friedkin vuole fare uno stadiolo così, dimostrerebbe ulteriormente di non aver capito niente delle necessità e del potenziale della tifoseria romanista. Sorprende che nessuna oca del Campidoglio abbia ancora starnazzato per avvisare del pericolo.

ATTENTI AL LUPO – In questi giorni è risuonato un potenziale campanello d’allarme con la vicenda che ha sconvolto la Giunta comunale di Milano con dimissioni e arresti e l’accusa di ingiustificati vantaggi a costruttori e progettisti, a danno dei cittadini. Nel pieno rispetto del principio di garantismo e in attesa di eventuali sentenze, resta il fatto che il campanello è suonato. Chi ha orecchie per udire, oda.

LA TERZA MAGLIA – A proposito di esagerazioni, quando è stata presentata la terza maglia, c’è stato subito che l’ha definita “la più bella terza maglia della Serie A”. Con tutto il rispetto per l’Alba Società fondatrice il cui riferimento al verde è improbabile e lontano, noi crediamo che l’essenza di una maglia sia la sua capacità di suggerire l’identità che deriva principalmente dai colori e dal suo stemma o simkbolo. Proprio il giorno di Roma-Cannes alcuni tifosi hanno esposto un significativo messaggio assolutamente condivisibile. “I colori, la maglia, lo stemma: non è difficile”.

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