Novembre 21, 2024

di Fabrizio Grassetti

Fabio Enzo, nato a Cavallino Treporti in Provincia di Venezia il 22.6.1946, da mamma Venerina, detta Kekka e da papà Bruno, grande appassionato di calcio che fu anche Presidente dei gialloverdi del Cavallino. Fabio iniziò a giocare a pallone in strada e sulla spiaggia fin da piccolissimo. A 12 anni entrò nel settore giovanile della squadra locale, mettendosi in evidenza per le doti fisiche e per la potenza di tiro. I dirigenti, dopo che Enzo compì 15 anni, volendo farlo giocare in prima squadra, aggiunsero sul cartellino federale un anno alla sua data di nascita. Per giocare in categoria, i calciatori dovevano infatti, avere compiuto 16 anni. Nel 1962 venne preso dal Venezia in prestito e poi in via definitiva per 180.000 lire. Fu impiegato prima nel campionato Juniores e poi, sotto età, in quello della Primavera. Nella stagione successiva 1963-64 giocò fisso in Primavera e nel campionato De Martino. L’anno seguente venne prestato alla Salernitana, squadra di serie C, nella quale disputò 6 gare. Per il regolamento in vigore all’epoca un calciatore non poteva rimanere in prestito nella stessa squadra per due anni, ed allora i Cavallinotti, cosi’ si chiamano gli abitanti di Cavallino, diedero Enzo, sempre in prestito, alla Tevere Roma. Nella squadra romana, nella stagione 1965-66, giocò in serie D 29 partite segnando 9 reti. Il calciatore, nel corso della stessa stagione, venne concesso in prestito provvisorio alla Fiorentina per partecipare al Torneo di Viareggio. Tra i suoi compagni di squadra, oltre ai giocatori fiorentini, ebbe i romanisti Mauro Nardoni ed Aldo Sensibile. La Viola, già forte per la presenza dei promettenti Esposito, Cencetti, Ferrante, Merlo e Chiarugi, grazie anche ai rinforzi avuti dalla Roma e dalla Tevere Roma, vinse il prestigioso Torneo battendo in finale per 4-2 la forte squadra cecoslovacca del Dukla Praga. Dopo i festeggiamenti di rito, Enzo, giunto alla stazione per rientrare a Roma, venne riconosciuto dal già affermato Giancarlo De Sisti, da un anno a Firenze, il quale volle offrire al giovane il biglietto del treno, facendo poi con lui il viaggio per la capitale. Da allora tra i due calciatori è nata una duratura amicizia. Scaduto il prestito alla Tevere Roma, il cartellino del centravanti veneto tornò di esclusiva proprietà del Venezia, che lo cedette per 5 milioni di lire direttamente a Walter Crociani. Il patron della Tevere Roma, con un’operazione spregiudicata, girò a sua volta il contratto all’ AS. Roma per 60 milioni, realizzando così un utile di 55 milioni! 
E’ facile immaginare la reazione del Venezia. Appena tesserato dalla Roma, Enzo partì con la squadra per una tournée in Australia che si protrasse per 45 giorni, nel corso dei quali la Roma disputò 7 gare, sostenuta costantemente con grande affetto dalla numerosa comunità italiana. Rientrata a Roma il 7 luglio 1966, dopo 20 giorni di riposo, la squadra, allenata da Oronzo Pugliese, svolse il ritiro estivo a Spoleto. Il “Panzer” Enzo, atleta di 1,87 di altezza per 77 chili di peso, sorprese i compagni per la potenza dei suoi tiri. Nel libro FABIO ENZO RE DI ROMA l’autore Adriano Berton, ha scritto che Dino Zoff, Gigi Riva e Fabio Enzo, che svolgevano insieme il servizio militare, al termine della seduta collettiva di allenamento, rimanevano in campo, gli attaccanti per tirare in porta ed il portiere per parare. Chiesto a Zoff su chi dei due, entrambi mancini, avesse il tiro più forte, il portiere fece il nome di Enzo. Tornando alle vicende romaniste del gigante giallorosso, etichettato oltre che Panzer anche come Buldozer, ricordiamo che fece il suo esordio nella Roma ed in serie A nel campionato 1966-67 alla quarta giornata in Vicenza-Roma 0-1, con gol giallorosso così realizzato da Nevio Scala: 
“Al 65 minuto Peirò  scarta 4 avversari tirando verso la porta, Fabio salta di testa sfiorando la palla, che invece sbatte su Nevio Scala, fasciato come Tutankamen (infortunato gravemente alla spalla era stato spostato in avanti per fare numero) che incredibilmente fece il suo primo gol in serie A”. Due partite dopo l’attaccante veneto, nel derby Lazio-Roma del 23.10.1966, realizzò al 15 minuto del primo tempo il gol della vittoria. La rete, sempre nel richiamato libro di Berton, così è stata descritta: ” Al 15mo Colausig lancia Peirò che dalla destra crossa verso il centro dell’area. Dotti, Pagni e il portiere Cei non intervengono ed Enzo può saltare indisturbato schiacciando il pallone in rete da pochi passi. È l’apoteosi……” Enzo, dopo le stagioni 1966-67 e 1967-68, trascorse quella del 1968-69 in prestito al Mantova, concludendo il suo rapporto con la Roma nel novembre del 1969. Il suo stato di servizio giallorosso recita: presenze complessive nelle varie competizioni ufficiali 46, gol realizzati 13. Il calciatore continuò poi la sua carriera nel Cesena, Napoli per pochi mesi senza disputare alcuna gara, Verona, Novara, Foggia, Reggina, Omegna e Biellese. A conferma della sua personalità particolare raccontiamo che nel Cesena calciò un rigore con il tacco colpendo il palo. Il Presidente romagnolo Dino Manuzzi, al quale è intitolato lo stadio di Cesena, gli affibbiò una forte multa. Di stranezze in campo e fuori, peraltro, il nostro Fabio ne combinò tante. Collezionò 64, o 68 secondo altra fonte, giornate di squalifica, forse record europeo, causate dalle sue proteste nei confronti degli arbitri e dai suoi duelli rusticani con chi lo marcava. Entrando nella sua vita fuori del campo, raccontiamo, per averlo sentito direttamente da lui in forma non riservata, che trascorse per diversi mesi i giorni di riposo, viaggiando in aereo avanti ed indietro per New York per stare insieme poche ore con una fidanzata e che disse di no ad Umberto Agnelli che lo voleva acquistare per la Juventus per poi girarlo al Cagliari in cambio di Riva. Carattere bizzarro ma anche generoso. Una volta si tolse il cappotto per regalarlo ad un senza tetto rimanendo scoperto al freddo. Questo è solo uno dei tanti gesti di solidarietà dei quali è stato protagonista. Insomma un gigante buono.

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