Settembre 19, 2024

di Roberto Cerrone
Fabio Capello nasce il 18 giugno 1946 a Pieris in provincia di Gorizia, terra di confine che, specie nella sua gioventù, non era affatto tranquilla, proprio come poco tranquilli, saranno i suoi addii che vedremo più avanti.
Giocatore dalla caratteristica postura nel correre, sempre testa alta, pronto a capire cosa fare con il pallone, un pensante più di un cursore, grande eleganza in campo. Subito una sua peculiarità, Fabio è l’unico allenatore, ex giocatore, ad aver vinto qualcosa in entrambi i ruoli con la Roma. La coppa Italia nel 1969 e lo scudetto nel 2001. Certo, Capello ha vinto tantissimo nella sua carriera, ma la sua prima vittoria l’ha fatta indossando la nostra maglia, proprio la coppa Italia 1968-69, dove tra l’altro fu grande protagonista. Fabio arriva a Roma nell’estate 1967 proveniente dalla Spal, dove giocava accanto a Reja. Allenatore è Oronzo Pugliese, capitano è Losi, tra i compagni di squadra Jair, Taccola, Peirò, Cordova, Ginulfi, Salvori.
In campionato esordisce nel pareggio di Milano contro l’Inter e raccoglie, causa continui infortuni, solo 11 presenza e un solo gol, ma che gol! Quello della vittoria a Torino in casa Juve che portò la Roma in un effimero primo posto in classifica, ma ci fece tanto sognare. Il risveglio fu l’undicesimo posto in classifica, la Lazio alloggiava in B.
L’anno dopo arriva l’effetto Helenio Herrera, Capello gioca con molta più continuità e i risultati si vedono. La Roma è solo ottava, vive il dramma di Giuliano Taccola ma vince la sua seconda coppa Italia e, nell’ultima decisiva partita di Foggia, Capello fa doppietta in un ambiente che dire caldo è per non usare termini più pesanti. In campo volò un po’ di tutto anche una scarpa rimasta vedova dell’altra, 3-1 per noi (altro gol Peirò) e coppa in bacheca. Il terzo anno la Roma fa finalmente la sua prima coppa delle Coppe e lo fa quasi fino in fondo, eliminata in semifinale da una monetina nello spareggio di Strasburgo con il Gornik. Capello giocherà 8 delle 9 gare disputate dalla Roma in questa edizione facendo 3 gol.
La sconfitta con il Gornik, che poteva essere la rampa di una prossima rivalsa, alla fine fu invece,l’addio di Capello alla Roma. Un addio duramente contestato dalla tifoseria, sia nelle gare interne del torneo Anglo Italiano di fine stagione che nelle piazze. Personalmente, raccolsi firme nella mia scuola di Frascati e le portai con una delegazione al Corriere dello Sport, ma non servì a nulla. Capello, Spinosi e Landini (questi ultimi in gol nel loro primo derby) si misero la casacca Juventina, in cambio Zigoni, Del Sol (che fecero anche bene) e Viganò. Poi tanti soldi che servirono e non poco, una storia che spesso si è ripetuta. Alla fine, Capello giocherà 62 gare in A con 11 gol, 14 gare e 4 gol in Coppa Italia, 8 presenze e 3 gol in Coppa delle Coppe. Totale 84 e 18.
Alla prima occasione, Capello ci fece anche gol e festeggiò, come giusto che sia. Andrà in nazionale, vincerà scudetti (3 con la Juve e 1 con il Milan quello della stella con Liedholm), e un’altra Coppa Italia, poi diventa il marcatore della prima vittoria italiana in terra inglese, 1-0 all’Inghilterra a Wembley, seppur in amichevole, si cross di Chinaglia.

Passano tanti anni e, nel 1999, Franco Sensi chiama Capello alla guida tecnica della Roma. Fabio è già un tecnico pluridecorato, in Italia ed Europa con il Milan ma anche con il Real Madrid.
Il pragmatismo di Capello prende il posto della visione Zemaniana.
Con lui, la Roma diventa grande, al secondo tentativo vince lo scudetto e poi la supercoppa italiana, la Roma è sempre ai vertici del campionato, ma dopo 241 gare ufficiali che lo pongono al terzo posto tra gli allenatori di sempre dopo Liedholm e Spalletti, lascia quasi di nascosto, la nostra città. È l’estate 2004, quella che precede tanti nostri problemi. Lui andrà ancora alla Juventus e poi in altre squadre anche estere, anche rappresentative nazionali.
Qualcuno ancora non gli ha perdonato quella fuga da una Roma vincente.

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