Settembre 19, 2024

Patrizio Fimiani, nato a Bagnaia in provincia di Viterbo il 3 gennaio 1973.

La sua storia con la Roma é una favola… purtroppo senza il lieto fine ma da raccontare e da tenere sempre nei cuori…

La Roma di Vujadin Boskov, scrive una delle pagine più belle della storia giallorossa, quando nella semifinale di coppa Italia del 1993 supera il Milan degli invincibili. Quella squadra, allenata da Capello è una vera e propria macchina da corsa e non perde una partita da ben 330 giorni.

La Roma riesce nell’impresa di vincere 2-0 allo stadio Olimpico grazie ad un gol per tempo. In apertura di gara, segna Muzzi in tuffo di testa sotto la Curva Sud e poi nella ripresa, proprio all’ultimo minuto, raddoppia Caniggia su azione di contropiede. La freccia Argentina, lanciata da Haessler si fa tutto il campo, sospinta dal fiato di tutti i tifosi romanisti che lo accompagnano verso Cudicini (che per l’occasione è il portiere rossonero). Lo scavetto di Caniggia regala il raddoppio e fa impazzire l’Olimpico. Il presidente Ciarrapico, ricoverato in ospedale, esce di notte e corre ad abbracciare i suoi ragazzi che hanno scritto la storia, fermando la marcia dei calciatori rossoneri. Nella gara di ritorno, succede di tutto; il Milan vuole ribaltare il risultato e attacca, la Roma si difende e riparte in contropiede. È una gara bellissima, che le assurde decisioni dell’arbitro Pezzella, rendono epica.

Al 37’ il Milan passa in vantaggio con Eranio, poi nella ripresa il direttore di gara mette insieme una serie di perle a favore del Milan che rischiano di riaprire la gara e condizionare la partita. Al 74’ Piacentini, viene steso da Baresi e rimane a terra, l’azione prosegue e la Roma conquista un calcio d’angolo. Alla battuta va Haessler ma proprio mentre Giannini, realizza di testa il gol del pareggio che regalerebbe alla Roma la finale, l’arbitro annulla per andare ad ammonire, in maniera del tutto sconsiderata Piacentini, che nel frattempo, zoppicando si è rialzato. Tutto assurdo, così come l’espulsione tre minuti dopo di Garzya per un fallo, mai avvenuto, su Lentini. Si accende una bagarre, la Roma non ci sta e replica colpo su colpo.

All’87’ per un dubbio contatto tra Benedetti e Papin, l’arbitro Pezzella sembra essere riuscito nell’impresa di far recuperare il Milan. Alla squadra rossonera infatti viene assegnato/regalato un calcio di rigore. Se Papin segna, la squadra di Berlusconi recupera il passivo e si guadagnerebbe i tempi supplementari con la Roma, costretta a giocarli in 10 uomini. Quando il francese si presenta sul dischetto, lo sguardo di Cervone è di ghiaccio.

Tutti quelli, che come noi hanno la Roma nel cuore, trattengono il fiato. Tutti noi in quel momento, diventiamo Giovanni Cervone che non è solo, ma porta con se l’amore di un popolo che non vuole accettare soprusi. Il tiro di Papin è ben angolato ma il portierone giallorosso si distende e respinge. Giovanni Cervone, ha parato il rigore, proprio sotto la curva dei tifosi milanisti, che rimangono muti, in silenzio. Questa parata, permette alla Roma di raggiungere la finale di coppa Italia.

Alberto Mandolesi, cronista della Roma che ha raccontato la partita si è lasciato andare ad una frase epica “Dio c’è, c’è un Dio nel calcio…”

Nel tunnel che porta agli spogliatoi, nel dopo partita, succede di tutto e l’arbitro Pezzella termina la sua impresa holliwoodiana, squalificando entrambi i portieri giallorossi, sia Cervone che Zinetti.

La squadra giallorossa, si ritrova così a dover affrontare la finale di Coppa contro il Torino, senza un portiere. Si pensa addirittura di tesserare Franco Tancredi, che nel frattempo è allenatore dei portieri e che ha smesso di giocare da diverso tempo.

La mossa, sembra davvero troppo azzardata e allora si ricorre al giovane portiere della primavera Patrizio Fimiani. Il giovane giallorosso ha una sola esperienza in prima squadra, quella del 6 dicembre 1992 quando al 40’ del primo tempo entra in campo al posto di Zinetti, espulso dall’arbitro Trentalange. La partita è Roma-Parma, si gioca allo stadio Olimpico e per la cronaca, la squadra giallorossa la vince per 1-0 grazie ad una rete al 90’ di Rizzitelli.

Il giovane portiere giallorosso, ha così l’onore di difendere la porta della Roma nella doppia finale contro il Torino. La gara di andata però è da incubo, pur non giocando male, perdiamo 3-0.

Nel ritorno all’Olimpico, nonostante il pesante passivo, la gente vuole comunque essere presente e lo stadio è gremito in ogni ordine di posti.

Al 22’ Giannini su calcio di rigore, realizza il gol dell’ 1-0 che riaccende le speranze ma proprio al 45’ arriva la doccia gelata con Silenzi che segna l’1-1.

Si va negli spogliatoi, è tutto finito? Neanche per idea perché la Roma torna in campo assatanata e dopo appena due minuti si riporta in vantaggio con Rizzitelli. Al 50’ viene assegnato un altro calcio di rigore a nostro favore, per fallo di Musso su Haessler. Dal dischetto Giannini fa 3-1. Ci crede lo stadio Olimpico, ci crede la Roma ma purtroppo al 53’ Silenzi trova il gol del 2-3 per i granata. È un gol che spegne nuovamente gli entusiasmi e sembra definitivamente chiudere i giochi. La Roma infatti, avrebbe bisogno di segnare altre 3 retil. Troppi? Forse per tutti ma non per questa squadra, che non vuole saperne di arrendersi. non conosce la parola sconfitta. E allora succede, che dopo aver rimesso la palla al centro del campo, si ricomincia ad attaccare. Due minuti dopo, Cois aggancia in area Carnevale, l’arbitro Sguizzato assegna il terzo rigore a nostro favore. Sul dischetto va ancora Giannini che supera nuovamente Marchegiani e realizza la sua tripletta personale.

Dieci minuti dopo, punizione dal limite dell’area per la Roma. La porta è quella sotto la curva Sud.

Sul punto di battuta va Sinisa Mihajlovic, l’uomo che al suo arrivo si è presentato, dicendo 2 punizioni su 3 le metto dentro… e allora quale miglior momento di questo? Parte il sinistro ed effettivamente il pallone finisce in rete. Chi ha la fortuna di essere presente all’Olimpico vive emozioni indescrivibili. Lo stadio è una bolgia, la Roma sta giocando una partita tutto cuore, grinta, carattere, sta mettendo in campo tutto quello che il tifoso chiede da sempre ai suoi giocatori. È una partita epica, anche se purtroppo il gol del 6-2 quello che ci regalerebbe la coppa non arriva. Un po’ per la bravura di Marchegiani che salva miracolosamente in almeno due occasioni e un po’ per la solita beffa/sfortuna, quando Giannini a pochi passi dalla porta si vede respingere, a portiere battuto, la sua conclusione dal palo.

Finisce con il Torino che alza la Coppa al centro del campo ma con la Roma che è chiamata a gran voce sotto la curva Sud per ricevere un lungo applauso e tanti, tanti cori di ringraziamento da parte dei suoi tifosi che pur sconfitti, hanno vissuto una notte magica, che difficilmente potranno cancellare dai propri ricordi. Le lacrime dei giocatori, Giannini e Rizzitelli sono i più colpiti, commuovono tutti.

È una notte amara, fatta di lacrime, ma è anche una notte da lupi, che solo noi romanisti possiamo capire.

E il portiere della Roma di questa impresa, solamente sfiorata, è stato proprio Patrizio Fimiani!!!

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