Novembre 23, 2024

conferenza stampa – 22 novembre 2024

Venerdì 22 novembre, Claudio Ranieri ha incontrato i giornalisti nella sala stampa di Trigoria per quella che è stata la sua prima conferenza stampa pre-gara (la seconda in assoluto di questa sua terza avventura sulla panchina giallorossa) in cui ha presentato la trasferta di Napoli, valida per la tredicesima giornata di Serie A. 

Le condizioni di Hummels e Dybala sono sufficienti per concorrere per una maglia da titolare a Napoli? 

“Dybala l’ho visto oggi per i primi 20 minuti, per cui lasciatemi parlare con lui, con i fisioterapisti, non solo lui come è abituato, quanti allenamenti deve fare prima di essere disponibile. Hummels si era allenato anche la scorsa settimana con me, poi è stato male i primi due giorni, oggi ha fatto tutto l’allenamento, per cui mi lascia sereno di poter decidere come voglio. E questo è molto importante, poter scegliere”.

Che Napoli è quello di Conte? Come si affronta?

“L’ho detto prima del campionato, Conte arriva primo o secondo. È una squadra di nuovo in tiro, in auge, sta facendo bene, per cui ci sarà una partita bella, difficile, per noi, ma sono convinto difficile anche per loro”.

Dopo questi primi giorni, che idea si è fatto di questa squadra? Ha la mentalità vincente? Come aveva chiesto il suo predecessore.

“Adesso come adesso mi è difficile dire questa squadra “Ha mentalità” o “Non ha mentalità”. I giocatori sono validi, credo che quando cominci a perdere entri in una spirale negativa. Il mio compito era di farli tornare a credere in loro stessi e nei loro compagni.

È logico che poi le partite sono quelle che contano. Fare dei risultati in sequenza accresce l’autostima, la fiducia in se stessi, nei compagni e in tutti. La qualità c’è. La squadra è una buona squadra, con qualità e tutto. Vanno supportati da me e da tutti quelli che stanno dietro. I tifosi sono la prima cosa, sono l’anima di una squadra. L’allenatore può essere bravo o meno bravo, ma i tifosi sono la benzina della squadra. In questo momento dovremo essere noi squadra a tirarceli dietro con ottime prestazioni, con voglia di far vedere chi siamo. Il calcio è semplice”.

A proposito di Dybala, c’è la volontà di risolvere i suoi problemi fisici? Sono mesi che non ha infortuni accertati, ma continua a sentire fastidi.

“Sicuramente dobbiamo aiutare il ragazzo. Se ha questo fastidio, va risolto. Se poi si evidenzia che non ha niente, bisogna scandagliare ancora di più. Come mai lui avverte questo dolore? Noi stiamo facendo tutto il possibile perché lui sia disponibilissimo. Ci ho parlato in questi giorni, il ragazzo è sempre positivo, propositivo, però ecco io sono uno di quelli che non vuole rischiare il proprio giocatore. Preferisco, eventualmente, perdere un giocatore per una partita invece che per un mese. Vediamo, abbiamo tre partite in sequenza, tutte e tre belle. Voglio parlare con lui e capire”.

Questa figura che le è stata data da Harry Potter, che arriva con la bacchetta magica a risolvere problemi, le piace o le mette pressione? Perché poi ci sta la realtà.

“Io ringrazio i tifosi per la fiducia che mi hanno accordato. Sono bellissime le manifestazioni di affetto che ho avuto, li ringrazio. La pressione ce l’ho sempre avuta. Guai se non la sentissi, altrimenti non avrei scelto di tornare. La squadra ha bisogno di tutti, ha fatto male, ha fatto peggio, ora deve tornare a fare quello che sa fare. Non serve un mago, serve una persona normale che gli dia fiducia e piano piano si risolvono i problemi del malato, se la squadra è malata. In ogni squadra in cui sono stato ho sempre cercato di tirare fuori il bambino che è in loro. Noi facciamo un mestiere meraviglioso, lo abbiamo scelto, sognato da bambino, ora ce l’abbiamo in mano, dobbiamo fare di tutto per tornare a giocare con l’entusiasmo di un bambino. Non siamo più bambini, siamo adulti, vaccinati, abbiamo delle responsabilità davanti a chi ci paga, davanti al popolo giallorosso. Poi si può giocare bene o male, ma questa è gente che ha giocato bene, che sa come si fa. E devono farcelo vedere. Tutto qua, il discorso è molto semplice. Certo, se uno è malato non guarisce da un giorno all’altro. Abbiamo degli step da fare, siamo pronti a farli. Insieme. Uniti, compatti, squadra, dirigenza, spogliatoio, tutti quanti noi. Sono convinto che anche il pubblico ci starà dietro, ci darà una mano”.

Le faccio due nomi: Dovbyk e Pellegrini. Come sta l’ucraino e che tipo di centravanti pensa possa essere? Ha dimostrato di sapersi esprimere meglio in profondità, servito da dietro.

“Sono d’accordo, l’ho già detto alla squadra”.

E come sta?

“Sta bene, ci ho parlato. Sta bene e tutto”.

A Pellegrini, invece, cosa ha detto da romano a romano? Per aiutarlo a uscire da questa situazione in cui viene fischiato?

“Da capitano deve saper reagire. Si reagisce. Quando si cade la cosa più bella è vedere come ci si rialza. Con che determinazione. È un ragazzo un po’ introverso per essere romano, si tiene tutto dentro. Noi romani siamo più aperti, mentre lui si tiene tutto dentro. Deve saper reagire alle avversità, sono convinto che reagirà”.

Che spogliatoio ha trovato? Anche da un punto di vista dell’umore? Juric aveva detto di aver trovato un gruppo triste dopo l’esonero di De Rossi.

“Se lui l’ha trovato triste, immaginate io… No, per questo ho parlato del bimbo che c’è dentro di loro. Gli ho ricordato come eravamo tutti. Io se faccio questo mestiere ancora è perché dentro di me ho quel sogno e voglio che loro ritrovino quel sogno. Facciamo il lavoro più bello del mondo, ci pagano, che volete di più? Ci sono delle difficoltà, benissimo. Solo chi cade può rialzarsi. E noi abbiamo la possibilità di rialzarci”.

Se la Roma dovesse giocare a tre, avendo detto che Angelino non farà più quel ruolo, c’è la possibilità di rivedere Cristante tra i tre?

“Occhio che gli allenatori sono bugiardi, eh… Cristante può anche giocare lì, perché no? Ma se ho Hummels, perché devo giocare con Cristante. Se non ha giocato prima, evidentemente non stava bene. Non lo so. Tante volte l’allenatore fa delle mosse che sembrano strane, ma poi è lui che sta tutti i giorni con i giocatori e sa quello che può chiedere, cosa possono dare, come farli recuperare. Io non dico “quello non lo posso far giocare lì” e poi ce lo faccio giocare. Il calcio è talmente vario, da un giorno all’altro noi allenatori dobbiamo stare sul pezzo ed essere pronti a tutti. Io so che voi volete sapere se giochiamo a 3, a 4, a 5, ma ormai tutte le squadre cambiano. Il Napoli come gioca? 4-3-3, dite? Guardatelo bene…”.

3 e mezzo?

“5 e mezzo… 4 e mezzo…”.

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