Addio a Giampiero Imperi
Il giovane che marcò Pelè
Ci ha lasciato Giampiero Imperi, ex calciatore della Roma.
Nato a Roma l’11 giugno 1944 ha fatto tutta la trafila con le giovanili della Roma, per poi passare nella stagione 1966-1967 in prestito per un anno al Catania in serie B.
Nella stagione successiva torna alla Roma e nel giugno del 1967 gioca tre partite nella coppa delle Alpi, tutte in trasferta.
Il 20 giugno allo Jacob Stadio: Basilea-Roma 0-2 (7’ Barison, 76’ Barison)
Il 24 giugno a Ginevra: Servette-Roma 1-3
(2’ Barison, 30’ Barison, 32’ Seindteholz, 38’ Pellizzaro)
Il 27 giugno a Ludwigshaffen: Eintracht Frankfurt-Roma 4-2 (4’ schaemer, 7’ Huberts, 25’ Schultz, 30’ Morelli, 40’ Schaemer, 73’ Grabowski)
Giampiero Imperi, fa il suo esordio ufficiale con la maglia giallorossa in serie A il 28 gennaio 1968 nella trasferta di Napoli.
L’allenatore è Oronzo Pugliese che schiera la seguente formazione: Pizzaballa, Imperi, Carpenetti, Ferrari, Ossola, Losi, Jair, Cordova, Taccola, Peirò, Scaratti.
La partita finisce 2-0 per il Napoli con doppietta di Altafini.
La seconda partita la disputa l’11 febbraio 1968 a Firenze con la squadra giallorossa che pareggia 0-0.
L’ultima partita in serie A con la nostra maglia la gioca il 18 febbraio 1968 allo Stadio Olimpico contro la Sampdoria. Finisce 1-1.
La partita che tutti però ricordano con maggiore interesse, è l’amichevole che si è disputata il 29 giugno 1967 allo stadio Olimpico contro il Santos del grande Pelé.
Il motivo è semplice, il giovanissimo Giampiero Imperi nel pomeriggio che ha preceduto la sfida ha saputo dal mister Oronzo Pugliese, che avrebbe marcato O’Rey.
Lui stesso in un’intervista pubblicata il 3 marzo 2006 al giornale “Cara Garbatella” spiega l’accaduto:
“Nel pomeriggio, mentre stavamo andando a cena, l’allenatore, che a quel tempo era Oronzo Pugliese, mi disse che durante la partita della sera mi avrebbe fatto marcare Pelé, il più grande giocatore di tutti i tempi. È stato abbastanza emozionante. Ho giocato quella partita con molta suggestione perché ero giovane e stavo marcando il più grosso giocatore del mondo. Avevo grande stima e rispetto per lui. Mi ricordo che verso la fine della partita, mi disse: ma mi stai sempre chiedendo scusa, guarda che giochiamo lo stesso pallone!”