Amedeo Amadei
AMEDEO AMADEI “Er Fornaretto”
Amedeo Amadei, la più grande prima punta della storia della Roma, è stato un idolo per diverse generazioni di Tifosi Giallorossi, i quali, quando raccontano le sue tante straordinarie prodezze, continuano ad avere gli occhi che brillano. Dopo Attilio Ferraris IV, Fulvio Bernardini e Guido Masetti è stato il fuoriclasse che più ha saputo conquistare il cuore di tutti gli appassionati della Lupa.
Per comprendere la sua grandezza basti citare alcuni suoi record.
È stato il più giovane calciatore di sempre ad esordire in serie A. Nato a Frascati il 26 luglio 1921 ha disputato la prima partita in divisione nazionale Roma- Fiorentina 2-2 il 2 maggio 1937 a 15 anni e nove mesi.
Gianni Rivera in questa speciale graduatoria lo segue al secondo posto.
Il 9 maggio del 1937, settimana successiva all’esordio, in Lucchese – Roma è stato il giocatore più giovane a realizzare un gol nel campionato maggiore. Per sei stagioni consecutive, sempre raggiungendo la doppia cifra di gol, è stato il capocannoniere della squadra capitolina con la quale ha vinto da protagonista il titolo di Campione d’Italia 1941-42.
Tra i record è da annoverare anche quello di aver avuto in vita intitolato un campo sportivo. Il glorioso Mamilio di Frascati dal 5 novembre del 2007 è diventato lo stadio Amedeo Amadei.
Per le sue straordinarie qualità nel 1948 la collana denominata Assi dello Sport ha iniziato a pubblicare una serie di biografie dei campioni più popolari dedicando il numero uno dal titolo “L’Asso del Goal” proprio ad Amadei.
È stato il primo ad essere soprannominato “L’Ottavo re di Roma” dal grande giornalista Bruno Roghi; originale titolo con il quale poi negli anni ottanta venne chiamato anche il divino Paulo Roberto Falcao.
Tanta è stata la popolarità del campionissimo che all’elezioni amministrative romane del 1952, svoltesi dopo Italia – Inghilterra finita 1 a 1 grazie ad una sua rete che fece gridare al famoso radiocronista Nicolò Carosio “Amadei saetta! Rete Rete Rete!”, raccolse 17.231 preferenze, secondo solo al neo-sindaco Rebecchini. Avventuroso l’inizio della sua carriera nel settore giovanile della Roma. Raccogliendo l’invito della società giallorossa, che aveva indetto una leva a Testaccio per i nati dal 1919 al 1922, con il suo compagno di classe Luciano Cristofanelli, di nascosto dal padre Romeo, utilizzando le biciclette a servizio dell’antico forno Amadei, si recò al provino percorrendo sulle due ruote i chilometri che separano la cittadina dei Castelli da Roma.
Nonostante questo consumo di energie si mise in luce davanti all’allenatore dei giovani Giulio Scardola ed a quello della prima squadra Luigi Barbesino, subito impressionati dalla bravura del ragazzino. Dopo qualche settimana ricevette la convocazione dell’A.S. Roma. Vincendo le resistenze del padre, che lo voleva impegnato nell’attività di panificazione di famiglia, iniziata dal nonno Agostino nel 1876 e proseguita dal padre Antonio, grazie all’impegno assunto dalle sorelle maggiori Antonietta ed Adriana di farsi carico anche della parte di lavoro spettante al fratello, Amedeo riuscì a realizzare il suo sogno più bello: giocare a calcio nel già leggendario campo Testaccio.
Nel corso della sua lunga carriera, protrattasi dal 1937 al 1956, ha indossato per 10 stagioni la maglia della Roma, della quale è stato capitano di lungo corso, per la sola stagione 38-39 quella dell’Atalanta, dove era stato mandato in prestito per farsi le ossa, per due anni quella dell’Internazionale ed infine per sei anni quella del Napoli, totalizzando 454 partite in serie A con 189 gol realizzati.
7 le reti segnate nelle 13 presenze in nazionale A, con la quale ha partecipato ai campionati del mondo del 1950 in Brasile. Ma al di là dei numeri è tutta la storia di Amadei che ha fatto innamorare i tifosi della Roma.
Il calciatore, nato ala destra, era dotato di uno scatto soprattutto da fermo formidabile e di un tiro potentissimo. Venne spostato al centro dell’attacco, in sostituzione dell’infortunato argentino Provvidente, dall’allenatore ungherese Alfred Schaffer il 27 ottobre dl 1940 in Roma -Venezia terminata 5 a 2 con tre reti di Amadei. In questo nuovo definitivo ruolo diventò un implacabile goleador. Nel bellissimo libro-disco di Sandro Ciotti “La Roma racconta” si può ascoltare la voce di Guido Masetti che parlando del compagno di squadra afferma “fargli stoppare la palla a metà campo significava per gli avversari subire una rete certa”. Era infatti impossibile contrastare il suo poderoso scatto, la sua irrefrenabile corsa e parare i suoi tuonanti tiri in porta. Amadei non era solo stop, corse e tiri, ma era dotato anche di ottima tecnica e di uno sviluppato senso del gol e della posizione.
Straordinari erano poi le sue punizioni, eseguite con imparabili tiri a foglia morta che terminavano la loro corsa negli angoli più diversi delle reti avversarie. In una stagione ben otto furono i gol da lui segnati su tiri piazzati. Mille sono le vicende che hanno riguardato il Fornaretto di Frascati, soprannome con i quale affettuosamente veniva chiamato dai tifosi, molte delle quali legate a suoi gesti di generosità.
Per narrarle tutte sarebbe necessario pubblicare più di un libro, ma dovendo concludere quest’articolo, ricordiamo solo quella dell’ingiusta squalifica a vita comminatagli per un calcio in Torino-Roma di Coppa Italia del 23 maggio 1943 al guardalinee Massironi di Milano, sferrato in verità da un compagno di squadra, del quale però Amadei non volle mai fare il nome.
Ma le storie belle devono terminare con un lieto fine ed è giusto che i lettori sappiano che la squalifica, dopo alterne vicende, venne condonata con un provvedimento di grazia e che il colpevole del misfatto in una serata conviviale tra compagni confessò la sua colpa.
Amedeo: Roma è fiera di te!