Settembre 19, 2024

di Roberto Cerrone
Fabrizio Di Mauro nasce a Roma il 18 giugno 1965 e nella Roma si forma come calciatore. La dirigenza lo manda a farsi le ossa nelle serie minori di Arezzo ed Avellino, dove si distingue come buon cursore con il vizio di qualche gol. Torna nella capitale nella stagione 1988-89 trovando come mister Nils Liedholm, con una breve parantesi di Luciano Spinosi. Non è una grande stagione, culminata con lo spareggio Uefa perso contro la Fiorentina a Perugia, con la firma di “Bruto” Pruzzo, tu quoque Pruzzo fili mi? In squadra ha come compagni Andrade e Renato ma anche Giannini, Voeller, Nela e Conti. Decisamente meglio l’anno dopo, quello giocato al Flaminio con la guida tecnica di Luigi Radice. Si gioca un calcio che esalta Di Mauro e lo porta a giocare 28 partite su 34. Il terzo anno è a guida Bianchi e con il mister bresciano, raggiunge sia la finale di Coppa Uefa persa contro l’Inter, che quella di coppa Italia, vinta con la Sampdoria, il suo unico trofeo da calciatore professionistico. Nelle giovanili della Roma aveva vinto un campionato e un torneo di Viareggio. Finisce di giocare con la Roma nel giugno 1992, in totale 95 gare in A con 5 gol, più uno spareggio Uefa, 19 partite e 3 gol in Coppa Italia, 6 e 1 gol in Coppa delle Coppe, 10 in coppa Uefa per un totale di 132 gare e 9 reti con la nostra maglia.
Con la Fiorentina conquisterà per 3 volte la maglia della nazionale, poi va in prestito alla Lazio e qui si consuma una piccola infamia, ci fa gol in un derby in cui noi eravamo andati in vantaggio con Piacentini (unico suo gol da Romanista). Torna a Firenze per poi chiudere la carriera calcistica a Reggio Emilia a soli 31 anni. Intraprende quella da dirigente con un passaggio pure nelle nostre giovanili

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