Maggio 11, 2025

di Giorgio Martino

DOPPIO PARI – Dopo la Juve il derby: due partite difficili che la Roma non ha vinto, ma nemmeno perso. Stesso risultato, 1-1, stessa modalità: difficoltà con rischi, svantaggio, recupero. La squadra ha confermato la sua determinazione, ma anche i suoi limiti e di questo dovranno tener conto coloro che imposteranno la prossima stagione, perché la Roma sta andando al di là del suo potenziale. Ranieri ha fatto un miracolo calcistico (e non è il primo), ma i miracoli sono episodi difficilmente replicabili. Le forze del suo organico sono decisamente inferiori a quelle delle squadre che la precedono in classifica e anche di un paio (Fiorentina e Milan) che la seguono. E’proprio questa eccezionalità di rendimento che ancora la tiene in lizza per una qualche partecipazione alle coppe europee dell’anno prossimo, che porterebbe, oltre al prestigio, anche un certo beneficio economico. Il che non guasta visti i chiari di luna attuali. 

OPINIONI PERSONALI – Se si vuole spingere l’analisi delle partite più nel dettaglio si entra nelle valutazioni personali che sono sempre opinabili perché soggettive. Per esempio mi è sembrato che una difesa a 4 con Celik e Angelino terzini sia molto in difficoltà sulle fasce e, infatti, Isaksen, Zaccagni, Luca Pellegrini e Pedro hanno affondato minacciosamente. E’andata meglio al centro dove il temuto Castellanos è stato annullato ma sia Mancini che Ndicka dovevano preoccuparsi di raddoppiare a protezione dei loro terzini quasi sempre superati. Una difesa a 3 con Rensch, Mancini, Ndicka, e El Shaarawy e Saelemekers esterni, potrebbe dare più compattezza e protezione. Ma sono solo opinioni personali, senza alcuna pretesa di verità evangelica.

QUOQUE TU – Dopo Hummels a Bilbao, Paredes nel derby. L’argentino ha rischiato il rosso come il tedesco in coppa nei primi minuti di gioco. Da giocatori così esperti e navigati è inaccettabile.

ORGANICO CORTO – Come la famosa coperta che, se copre la testa lascia scoperti i piedi e viceversa, l’organico della Roma è striminzito. Ranieri ha confessato che fino al venerdì pensa di schierare subito Dovbik e Shomurodov, poi comincia a temere che sopraggiunga qualche imprevisto che potrebbe lasciarlo senza ricambi. Ulteriore conferma della mancanza di criterio logico delle due sezioni di mercato. 

LA RECIDIVA – Il gol laziale nel derby è il 13° preso dalla Roma da palla inattiva. Su 32 gol subiti in questo campionato rappresentano oltre il 40%. C’era stato un periodo in cui la palla inattiva (corner o punizione) erano un’arma formidabile per la bravura nella battuta di Pellegrini, Dybala, Paredes, e l’efficacia di una batteria di saltatori da area di rigore come Mancini, Cristante, Smalling, Ibanez, Kumbulla, Llorente. Gli stessi Dzeko ed Abraham sapevano rendersi utili nella propria area quando bisognava difendere, a differenza di Dovbik che si perde facilmente l’uomo. Forse ormai è tardi per questa stagione, ma bisognerà fare qualcosa per porre rimedio ad una brutta situazione.

INGRATITUDINE – L’acrimonia con cui Romagnoli ha festeggiato il gol nel derby come aveva fatto Zaniolo con l’Atalanta, suggerisce una riflessione sul senso di gratitudine di certi calciatori verso chi li ha lanciati e valorizzati. Romagnoli è cresciuto nel settore giovanile della Roma che gli ha consentito di diventare un professionista, lo ha proiettato in tutte le Nazionali da quelle giovanili alla maggiore. Zeman lo ha fatto esordire in serie A a 17 anni ed è diventato un pezzo pregiato del mercato ed è stato acquistato dal Milan. Anche se era ed è tifoso della Lazio, dovrebbe essere grato a chi gli ha consentito di fare una carriera piena di soddisfazione e di soldi, facendolo venire giovanissimo da Anzio a Roma.                                                                              Zaniolo dopo aver girovagato da ragazzo tra Salerno, Spezia, Genoa, Fiorentina e Inter a 19 anni fu scaricato dalla Società nerazzurra per abbassare il contante da dare alla Roma per l’acquisto di Nainggolan. Con Di Francesco esordisce nelle coppe europee e in serie A. La Roma lo valorizza alla grande e lo sostiene durante i due gravi infortuni. Poi riprende a girovagare qua e là non trovando una sistemazione definitiva ma quando segna all’Olimpico con la maglia dell’Atalanta esulta come se Roma e la Roma fossero acerrimi nemici da umiliare. Perché?

SFORTUNA O INCAPACITA’ – Anche nel derby Svilar è stato il migliore in campo ed ha letteralmente salvato la Roma dalla sconfitta. Eppure al momento la trattativa per il suo rinnovo va molto per le lunghe senza trovare una soluzione soddisfacente per entrambe le parti. Potrebbe trattarsi di una coincidenza sfortunata, ma è legittimo il sospetto che ci sia una grande incapacità (anche di capire l’importanza del giocatore) in coloro che stanno gestendo le contrattazioni. I precedenti (da Dzeko a Mkhitaryan, da Pedro a Matic) sono inquietanti.

IDEE (POCO) CHIARE – Mercoledì 16 Repubblica scriveva che i Friedkin stanno pensando di vendere Svilar in Inghilterra per fare una plusvalenza che garantisse un po’ di contante perché altrimenti il nuovo allenatore non potrebbe fare nessun acquisto. Lo stesso giorno il Corriere della Sera scriveva che la Roma prepara una grossa offerta per tenerlo. Al di là delle consuete sciocchezze giornalistiche, il rinnovo di Svilar è un fatto serio e grave in cui emerge la debolezza della Società che rischia di avere una squadra altrettanto debole.

GUERRIGLIA – E’inquietante anche la guerriglia che ha devastato la zona Flaminio, Ponte Duca d’Aosta, Ponte Milvio per tutto il pomeriggio del derby. Soprattutto coloro che hanno la tendenza ad esaltare il tifo delle curve (non solo quelle di Roma) dovrebbero fare un approfondito “distinguo”. Altrimenti diventa superfluo mettersi a piangere quando i prefetti chiudono i settori degli stadi e vietano le trasferte. Troppi fatti di cronaca nera, delinquenza comune, attività criminale coinvolgono le curve da Milano a Roma, a Napoli e altrove un po’ in tutta Italia. Il risultato peggiore è che alla fine paga il giusto per l’ingiusto perché saranno puniti gli innocenti che perderanno il piacere di andare in trasferta con la squadra del cuore, mentre i colpevoli se ne fregano perché continueranno a fare quello che hanno sempre fatto.

DELUSIONE PARDO – Il telecronista Pardo, che pure dava l’impressione di cercare spesso parole ed espressioni perfino auliche, è caduto nella sciatteria della “coreografia” ripetuta una decina di volte domenica sera. Una persona di studi regolari e cultura media che ha conseguito la tessera di iscrizione all’Ordine dei Giornalisti, non può confondere la scenografia con la coreografia. 

FAMO A CAPISSE – Per giorni gli inattendibili (detti anche giornalisti) avevano dato per certo l’arrivo di Gasperini finché è è dovuto uscire Ranieri in conferenza per dire che non era vero niente. E poi, a chi si ostinava a insistere sul contrario, ha dovuto dire con fermezza: “Guardi che io non dico bugie”. Sempre i soliti inattendibili continuavano a parlare del suo ruolo di “dirigente” finché di nuovo Ranieri è dovuto uscire davanti ai microfoni e spiegare che nessuno gli ha mai dato questa funzione. Caso mai potrebbe essere un “consulente” da consultare. Gli inattendibili hanno fatto finta di cadere dalle nuvole come se quelle parole li avessero folgorati. Eppure bastava leggere il comunicato del 14 novembre in cui era chiaramente scritto che a fine stagione Ranieri sarebbe diventato “consulente della proprietà”. La parola era inequivocabile, nel senso che non potevano essere equivoci. Tuttavia, o per ignoranza o per malafede, tutti hanno continuato a ciurlare nel manico dell’equivoco. Qualche faccia tosta ha provato a scrivere che era Ranieri ad aver fatto retromarce verbali. Ma chi legge i giornali ha capito che sono quelli che scrivono ad avere perennemente inserita la retromarcia mentale.

IPSE DIXIT – Eppure c’è più di un asterisco di questa sciagurata rubrica fatalmente destinata a non esser creduta, come la leggendaria Cassandra di omerica memoria, che ha cercato di spiegare la differenza fra dirigente e consulente. Ma si sa che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

I CIURLATORI – Ciurlare nel manico vuol dire tentennare nelle proprie idee e sottrarsi ai propri impegni. E’il comportamento di chi ha parlato e scritto della Roma in questi mesi. Emblematica la recente intervista al Messaggero di Ranieri che ha confermato, a chi lo accusava incautamente di volersi smarcare, di essere sempre stato un “senior advisor” (“e mo’ traducetelo come ve pare”). Advisor è un termine più usato in America rispetto all’inglese adviser, (entrambi derivati dal verbo to advise), che significa consulente. Dice Ranieri: “Io consiglierò cosa è giusto e cosa non lo è, ma poi a decidere è la proprietà”. Pretestuoso e del tutto sbagliato il riferimento all’ipotesi Burdisso che, se fosse stato assunto dalla Roma come dirigente, sarebbe stato automaticamente superiore a Ranieri rendendo superfluo il suo ruolo di consulente: “E io che ci sto a fare?” 

IL PARAFULMINE – Anche se l’autocitazione può sembrare scorretta, questa rubrica, quando arrivò Ranieri, si augurò fortemente che Friedkin non lo usasse da parafulmine come aveva fatto con Mourinho e De Rossi.   Un timore che si sta concretizzando se lo stesso Ranieri afferma: “Non farò il parafulmine di nessuno. Nel momento in cui non mi sentissi dentro al progetto, arrivederci e grazie».

SPUNTA O PROPOSTO – C’è una bella differenza. Incapaci di scrivere di qualcos’altro che non sia il prossimo allenatore della Roma, gli inattendibili ricorrono alla formuletta “spunta” come se fossero stati abili a scoprire un nome rimasto segreto. In realtà dietro ogni “spunta” c’è la telefonata di un procuratore che chiede il favore di citare il proprio assistito. Infatti, tanto per fare un esempio, un giorno” spunta Vieira”, il giorno dopo “Vieira è stato proposto”, ma la Roma è è tiepida. Spunta e proposto sono due cose differenti.

VIENI C’E’ UNA STRADA NEL BOSCO –  A proposito del bosco urbano di Pietralata, presunto secondo il Comune, reale secondo altri, Ignazio Marino e Dario Tamburrano hanno pubblicato una nota congiunta in cui affermano che a Pietralata esiste un importante bosco urbano nell’area in cui si vorrebbe edificare uno stadio. Ritengono indispensabile congelare l’iter per lo stadio per salvaguardare il bosco perché mitiga l’isola di calore urbano e riduce le polveri sottili.                                                                                                      Intanto il comitato Monti Pietralata ha chiesto alla Procura di sequestrare l’area tra via dei Monti Tiburtini, via degli Aromi e via dei Monti di Pietralata, dove è prevista la costruzione della Curva Sud nel progetto dello stadio. Alla base dell’istanza c’è la consulenza del presidente degli agronomi del Lazio, Corrado Falcetta che nella relazione sostiene che la zona è un’area boschiva estesa per un ettaro e mezzo. Secondo il presidente, “questo spazio è un sistema vivente complesso e permanente, tale da sviluppare un ecosistema in grado di autorigenerarsi”.

SPUNTA TOR VERGATA – Per usare una terminologia di cui fanno uso e abuso i cronistelli d’accatto è arrivata un po’ a sorpresa la proposta del vice presidente della Camera dei Deputati Fabio Rampelli (ex nuotatore degli anni 70-80 di cui l’autore di questa rubrichetta ha raccontato come telecronista le imprese sportive nazionali ed internazionali), di far costruire il nuovo stadio non più a Pietralata ma a Tor Vergata. Senza entrare nel derby fra zone e quartieri, sono interessanti alcune considerazioni di Rampelli che, essendo un architetto urbanista, si può considerare un esperto: “A Tor Vergata ci sono spazi enormi, non esistono boschi urbani e non c’è il rischio di congestione totale della viabilità che invece pesa su Pietralata”. Praticamente una piena bocciatura dell’attuale progetto.         

IL BUONISMO DI GRAVINA – Quando emerse la brutta storia delle scommesse di Tonali e Fagioli, il presidente federale Gravina cercò di nascondere lo sporco sotto il tappeto e si affrettò a fare il padre nobile e comprensivo che perdonava i ragazzi un po’ scapestrati. Finì quasi a tarallucci e vino con uno scappellotto leggero-leggero e qualche oretta di incontri con i giovani a base di qualche chiacchiera e molti selfie. Adesso pare che l’affare fosse più ampio e articolato. La giustizia, come si dice, farà il suo corso, ma la giustizia sportiva, dopo il precedente buonismo graviniano, potrebbe avere le mani legate oltre che essere inadeguata e poco credibile. E pensare che pochi giorni fa Gravina, nominato vice presidente dell’Uefa del compare Ceferin, si pavoneggiava dei “successi” (???) della sua politica federale.                                                                    PS- La gravità delle cose che stanno emergendo dalle intercettazioni, soprattutto di Fagioli, che stanno allargando gli spazi contaminati ai ritiri delle Nazionali e al settore arbitrale, dovrebbe consigliare i giudici federali a rivedere le loro affrettate decisioni di qualche mese fa.

BATTUTACCIA – Totti a Mosca: in Russia dove era già molto popolare Pupo, è adesso popolare anche il Pupone.          

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