Giugno 13, 2025

di Giorgio Martino

L’EFFETTO RANIERI – Contrariamente a quanto vanno cianciando certi dirigenti, ex ed attuali, secondo cui la passione dei tifosi è un impedimento che rende impossibile lavorare bene a Roma, Claudio Ranieri ha indicato che, soprattutto se questa passione è condivisa, diventa un aiuto formidabile per ottenere risultati superiori sia alle aspettative che al potenziale. Il tributo di reciproco affetto ed amore di domenica sera ne è stato una dimostrazione inequivocabile. Il valore dell’organico allestito dalla Società era da metà classifica e non da retrocessione dove le sciagurate manovre della proprietà l’avevano fatta precipitare, ma il ritmo scudetto della cavalcata del girone di ritorno di Ranieri ha spinto la Roma ben oltre i propri limiti e l’ha proiettata, a una giornata dalla fine, alla certezza di una partecipazione alle competizioni europee. Il cuore oltre l’ostacolo, come si diceva una volta, cioè l’insieme dei valori tecnici e umani con cui Ranieri ha creato le condizioni per un rendimento straordinario dei singoli e dell’insieme. E’ stato talmente evidente questo effetto-Ranieri che è più che legittima la preoccupazione che tale effetto non potrà durare in futuro.

VECCHIA BANDIERA – Onor di capitano. Quando la Roma di Friedkin, Souloukou e Ghisolfi aveva toccato il fondo (anche della classifica), l’”intellighenzia” (???) della stampa romana si trastullava alla ricerca delle responsabilità e indicò in un gruppo di calciatori il vero male della Roma da estirpare: Pellegrini, Mancini, Cristante, Paredes. Li indicò e li espose al ludibrio pubblico spingendo i più ingenui e superficiali a fischiarli all’Olimpico e a denigrarli nelle radio, nelle tv, sui social. Poi è arrivato Ranieri ed ha sempre fatto il contrario di quello che dicevano i pressappochisti dell’informazione. Il 5 gennaio, prima partita del 2025 e ultima del girone d’andata, la Roma affrontò il derby con 15 punti in meno della Lazio e del quarto posto, le stavano davanti oltre ad Atalanta, Napoli, Inter, Juventus, Milan, Fiorentina e Bologna, anche Udinese e Torino, e precedeva di un solo punto Empoli e Genoa che sgomitavano per arrivare al decimo posto, nel lato sinistro della classifica. Il gol che spalancò il derby lo segnò Pellegrini il più fischiato di tutti. Nelle partite successive l’apporto della tanto bistrattata “vecchia guardia” fu fondamentale, non solo nelle partite ma nella quotidianità degli allenamenti, degli esempi, dei comportamenti. La partita che ha dato la certezza assoluta che la Roma potrà fare una competizione europea, il 3-1 sul Milan è stata risolta dai gol di Mancini, Paredes e Cristante non più fischiati. 

TOP HAT – Dal cappello a cilindro (top hat) del Mago di Trigoria non è uscito il grande coniglio che tanti si ostinavano a vagheggiare. E’ uscito il coniglietto, cioè Ryan Friedkin e non Dan che fino all’ultimo gli inguaribili fiancheggiatori volevano far credere che fosse rimasto a Roma per il colpo di scena.

TUTTO IL RESTO E’ KLOPP – No, non detto “Flop”, ho detto “Klopp”, Jurgen Klopp allenatore tedesco di successo col Borussia Dortmund e il Liverpool, autodefinitosi “Normal One”, attualmente Head of Global Soccer della galassia Red Bull. Piuttosto suscita un po’ di scetticismo quel filmato pubblicato dai profili social del Friedkin Group in cui si dovrebbe formare un acronimo Klopp in cui la K sarebbe l’improbabile iniziale di Colosseo che pure in America si scrive con la C: Coliseum. Gli altri sarebbero la L di lupa ma in inglese si dice wolf), la O di Olimpico, la P di Pantheon e l’altra P di Pietro privato della santità. Se poi arrivano le smentite vorrà dire che lo Scoop di Klopp era un Flop, ma chissene frega.

E’ LA STAMPA BELLEZZA – La Stampa intesa come giornale fondato a Torino nel 1867 e tanto caro alla Famiglia Agnelli. Con o senza la K sul Colosseo, il quotidiano ha annunciato senza ombra di dubbio che Klopp sarà il nuovo allenatore della Roma e ne ha fornito i dettagli precisi e inconfutabili: ha detto sì non appena arrivato a Roma alle 22,57 del 18 maggio fornendo un terno secco alla Van Wood: “ho giocato tre numeri al Lotto, 22, 57 e 18, chissà quanto successo farà, questa cosa se il terno uscirà”. Ancora più chiari i particolari sul mercato già programmato da Klopp che vuole Leoni del Parma, Prati del Cagliari, e Atta dell’Udinese. Chissà se Ghisolfi sarà in grado di battere la concorrenza degli squadroni di Premier, Liga, Bundesliga, Ligue 1 e Saudi Professional League. Di fronte a qualche perplessità ci ha pensato l’autore dell’articolo che ha detto: “Non sono matto: Ho scritto ciò di cui sono sicuro”. Poi lo stesso giornale ha cancellato quelle parole ed ha virato sulla “suggestione” che, come si sa, è come il vento: vola e sparisce via in un momento.

L’ALTRA SUGGESTIONE – Da una suggestione all’altra. Siccome ormai tutti possono dire tutto, vero o falso che sia, c’è stato chi ha detto che Ryan Friedkin avrebbe cercato di convincere Ranieri a restare un altro anno come allenatore. La cosa, vera o falsa che sia, provoca due considerazioni: perché questo tentativo lo fa Ryan dopo che pochi giorni fa c’era a Roma Dan? Se fosse vera significherebbe che i Friedkin, padre e figlio, non hanno ancora preso un altro allenatore, altrimenti non avrebbero potuto rivolgersi a Ranieri. 

LA TRINITA’ – Con le “notizie” a ruota libera abbiano letto che il padre, Dan e il figlio Ryan hanno contattato Espirito Santo, offrendo un biennale all’allenatore portoghese del Nottingham Forest. Non è certo che sia stata chiesta l’intercessione del Collegio Cardinalizio. Ora pro nobis.

A VOLTE RITORNANO – Mercoledì mattina è stata segnalata a Roma Lina Souloukou la deleteria ex dirigente greca della Roma ora al Nottingham Forest di cui è allenatore Espirito Santo. Virgilio, che sapeva come andava a finire, fa dire a Laocoonte nell’Eneide: “temo i greci anche quando portano doni”. Figuriamoci se portano un allenatore, ancorché Santo. Altra considerazione: ma non doveva essere il “senior advisor” a scegliere il nuovo tecnico? Non era stata proprio la Souloukou a puntare su Juric? E tutti quelli che erano in pole position che fine hanno fatto? Non sarà che i Friedkin stanno andando avanti a casaccio e a tentoni?

RIDICOLA PANTOMIMA – Inaccettabile il misterioso balletto sulla presenza di Friedkin a Roma: dopo la foto (di spalle) sul campo con Ranieri e Svilar, non si è più avuta alcuna notizia e chiunque ha potuto dire che era a Roma o che era ripartito. Perché? Che ci sarebbe stato di male in un comunicatino in cui si diceva che il presidente era ripartito o non era ripartito? Non è un mistero, è una cosa ridicola.

CONFERENZA SOTTO TONO – Quella che ha preceduto la gara col Milan è stata una conferenza senza fuochi d’artificio, forse in linea con l’atmosfera che Ranieri ha percepito a Trigoria. Infatti ha ribadito le ormai certe limitazioni nelle prossime finestre di mercato imposte dall’Uefa per il mancato rispetto degli accordi che la Roma aveva promesso per il suo bilancio che invece di migliorare ha continuato ad appesantirsi per la sconsiderata gestione dei suoi dirigenti. La sensazione che bisognerà arrangiarsi con questo organico, forse perdendo qualche pezzo grosso per poter far arrivare qualcun altro, non è molto allegra. E’ probabile che queste prospettive siano state indicate da Friedkin nel suo soggiorno romano e questa consapevolezza si è riverberata nel tono un po’ sommesso di quella conferenza. Le conseguenze e i pressanti obblighi del “settlement agreement” incideranno pesantemente nell’immediato futuro.

UN SILENZIO COLPEVOLE E INACCETTABILE – Se lo squallido gioco delle tre carte messo in atto da Sozza ed Abisso e avallato da (Ta)Rocchi e Zappi che hanno sconfessato il protocollo da loro stessi indicato, fosse stato fatto a danno un’altra Società come l’Inter o il Napoli, La Juventus o il Torino, la Lazio o l’Atalanta, avremmo sentito l’immediata e violenta reazione di Marotta o De Laurentiis, Giuntoli o Cairo, Lotito o Percassi e così via. Dalla Roma silenzio assoluto. Il povero Ranieri lasciato solo a protestare come era successo a Mourinho senza alcun supporto societario. La storia e la tradizione della Roma e la passione dei suoi tifosi non meritano questi proprietari e questi pseudo dirigenti. Chi continua a difenderli e a sostenerli fa il male della Roma.

CVD – Come Volevasi Dimostrare (CVD). La formuletta delle dimostrazioni matematiche del Liceo calza a pennello col dopo Inter-Lazio. E’ bastato che si adombrasse il sospetto di un errore arbitrale ai danni dell’Inter, perché Marotta ordinasse un fragorosissimo silenzio stampa per far sapere a tutto il mondo che la Società protestava vibratamente contro l’arbitro, il Var, l’Avar, il designatore, l’Aia, la Lega la Federazione eccetera, eccetera. Naturalmente al seguito dell’Inter si sono mossi i consueti opinionisti (in mancanza di opinione) che hyanno accuratamente ricostruito gli errori arbitrali subiti da Inzaghi e Marotta, e sono andati a spulciare sul curriculum dell’arbitro di Pompei Guida che era Avar in Inter-Lazio.

IL PROTOCOLLO SMARRITO – Alla luce degli ultimi episodi di domenica soprattutto nelle partite Inter-Lazio, Udinese-Juventus e Parma-Napoli, pare sia stato dato incarico di scandagliare gli scarichi fognari alla ricerca di un “protocollo Var” andato smarrito. L’ultima volta era stato segnalato in uno studio Dazn.

CLOSET VAR – Altro che “open var”: rivendicando spudoratamente coerenza (Ta)Rocchi ha detto dagli amichetti di Dazn che loro cercano, mediante il Var di evitare i “rigori leggeri”. In realtà ha gettato nel water closet quel Protocollo tanto reclamizzato con cui aveva lui stesso stabilito che quando c’è un contatto, leggero o pesante che sia, l’entità debba essere stabilita dall’arbitro di campo e non di Var. Così era sempre stato ed ha continuato ad essere pure in Inter-Lazio quando sulla spinta con le mani in area di Rovella il Var non è potuto intervenire in ossequio al Protocollo. E’ anche vergognoso che (Ta)Rocchi possa perfino vantarsi senza che nessuno gli rinfacci un’evidente contraddizione con le sue stesse regole.

IL FURBETTO – Quando per il mercato di gennaio ’24 Mourinho segnalò il giovane Huijsen, Pinto non lo conosceva ma lo prese perché la Juventus accettava il prestito. Poi Mourinho fu licenziato e le quotazioni del giovane difensore crollarono anche perché De Rossi che voleva distinguersi dal predecessore lo accantonò. Nella stessa sessione di mercato la Roma prese in prestito dal Galatasaray anche Angelino. A fine stagione lo spagnolo fu riscattato. Invece Huijsen non fu riscattato e il furbetto Pinto che nel frattempo si era accasato al Bournemouth, lo acquistò per la modesta cifra di 15 milioni mentre la Roma cercava di arginare la falla difensiva prendendo a mercato chiuso due calciatori che sembravano aver finito col calcio come Hermoso e Hummels. Adesso Huijsen è passato al Real Madrid per 60 milioni. 

I FURBETTI – Ampio risalto all’operazione della Guardia di Finanza contro l’uso del pezzotto per vedere partite e altri prodotti tv. Le Fiamme Gialle, impegnate con inaudita solerzia a smascherare i colpevoli, dicono di aver così affinato il metodo di indagine che bastano 2-minuti-2 a scoprire i malfattori. Quindi dovremmo supporre che basterebbero pochi secondi per individuare e bloccare i call-center che continuano imperterriti a disturbare per telefono a ogni ora del giorno e della notte ma restano impuniti. Ha esultato De Siervo A.D. della Lega che ha promosso una conferenza stampa e promesso riduzione di prezzi se si rinuncia al pezzotto. Poi però analizzando la notizia si scopre che i fraudolenti individuati sono in tutto 2.189 più 13 residenti all’estero, 4 che sono morti e 2 irreperibili. La percentuale sugli abbonati a tutto lo streaming (da Netflix a Dazn, da Apple a Discovery, da Tim Vision a Now e Paramount, eccetera fino alla Pay Tv) oscilla intorno ad un irrisorio 0,02 % del tutto ininfluente. Nonostante il trionfalismo delle Istituzioni che non stanno mai dalla parte dei cittadini ma sempre al fianco dei Potenti, e nonostante i numeri sparati a caso dall’A.D. della Lega, la realtà è che i veri furbetti sono proprio quelli della Lega in combutta con le tv: gonfiano la Serie A con 20 squadre per aumentare il numero delle partite e giustificare i costi sempre più alti degli abbonamenti costringendo la gente a pagare due o più emittenti per lo spacchettamento dei prodotti. Come ha argutamente notato Augusto Ciardi su LaRoma24 il motto di De Siervo è pagare di più per vedere di meno.

IL CLUB DELLA SCIATTERIA – Anche Caressa, che pure si atteggia molto, è entrato nel Club, con o senza giacca, della sciatteria confondendo scenografia e coreografia che, in realtà, sono due concetti facilmente distinguibili e comprensibili a chi lavora in tv dove qualsiasi manovale conosce la differenza fra le scenografie dello studio, e l’allestimento di un balletto.

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