Marzo 12, 2025

di Giorgio Martino

LA STRISCIA – Col 4-0 sul Monza la Roma ha allungato a 10 le partite utili consecutive con 7 vittorie e 3 pareggi che hanno dato una diversa prospettiva alla sua classifica. All’inizio del ciclo la Roma era 12° con 16 punti a pari merito con Genoa e Lecce, a 9 punti dalla settima che era il Bologna, e a 15 dalla quarta che era la Fiorentina. Ora è risalita al 9° posto a 1 punto da Milan e Bologna che condividono il 6° e 7° posto, ma devono recuperare il loro scontro diretto, e a 9 punti dalla 4° che è la Juventus. Un grosso miglioramento che pone in un’ottica ben differente le prossime 12 partite di campionato con un potenziale di 36 punti. Ciò che sembrava precluso un paio di mesi fa, oggi non lo è più, ma deve ancora essere conquistato.

INOPPORTUNO – Proprio in questa prospettiva appare inopportuna la stucchevole insistenza dei cronistelli da strapazzo (che parlano e scrivono a pappagallo) sulla ricerca del nome del prossimo allenatore che, oggi come oggi, non può e non deve essere una priorità. Oggi tutte le risorse, tecniche e mentali, devono essere concentrate sulla possibilità riemersa di ottenere qualcosa da questa stagione. Non sono ammesse distrazioni di sorta da parte di chicchessia, calciatori, allenatore, dirigenti (se ce ne sono), ambiente in generale. Inopportuno il balbettamento di Ghisolfi sulla presunta intenzione della Società di chiedere a Ranieri di continuare a fare l’allenatore anche l’anno prossimo. Invece di congelare l’argomento ha contribuito ad alimentare il chiacchiericcio e non basta la poca dimestichezza con la lingua per giustificarlo. 

AGGREGATO FABREGAS – Del resto é bastato che Ranieri, citando il prossimo avversario, spendesse due parole di elogio per Fabregas, che lo spagnolo entrasse a vele spiegate nel gruppone dei candidati come alternativa ad Ancelotti, Allegri, Farioli, Italiano, Palladino, Sarri, Gasperini e chi più ne ha più ne metta.

CON LA CODA FRA LE GAMBE – E la coscienza sporca: si sta parlando di quegli autentici cialtroni che in ossequio alla devastante Lina Souloukou da giugno fino all’arrivo di Ranieri, sostenevano nei loro giornali e nei loro interventi radio-televisivi che la Roma doveva sbrigarsi a liberarsi di un peso morto come Dybala.  Era fragile, poco determinante specialmente nelle partite importanti e, soprattutto, era diventato un peso economico insostenibile. Tanto che la signora greca, a cui Friedkin aveva sciaguratamente lasciato pieni poteri, pur di mandarlo via lo aveva in pratica già ceduto gratis ad un club arabo che, per convincere il calciatore e la moglie, che non era persuasa per niente, offrì un contratto apparentemente irrinunciabile di 20 milioni netti a stagione. E invece Dybala rinunciò. E spiazzò tutti: la greca che andò in tilt stizzita; l’impalpabile direttore sportivo che era stato scelto per non avere voce in capitolo; e purtroppo l’allenatore che, forse, si sentiva ancora troppo riconoscente per contraddire proprietà a dirigenti. Così Dybala fu messo ai margini della prima squadra per cercare di non far scattare le clausole di minutaggio per il rinnovo automatico, nella speranza di una precoce ma improbabile esplosione di Soulé, mentre i cialtroni pubblicavano le statistiche negative sul rendimento dell’argentino e scaricavano su Mourinho la colpa di aver imposto alla Roma un investimento sbagliato. Per fortuna, mentre la Roma, sia come squadra che come Società, stava precipitando nel baratro, i perentori richiami dell’Uefa hanno costretto Friedkin a cacciare la Souloukou, a rinunciare ai suoi stupidi algoritmi e chiamare al capezzale del moribondo l’unico medico in grado salvarlo, Claudio Ranieri. Nel pacchetto delle sue medicine (buon senso, competenza calcistica, saggezza tattica, affetto per la Roma e i suoi tifosi, recupero di tutti i calciatori dotati di qualità), spiccava l’imprescindibile presenza in squadra di Paulo Dybala. 

E NUN CE VONNO STA – Giornali e giornaletti, più o meno rosa, hanno nascosto sotto i loro tappeti la notizia ritenuta scomoda che la Roma, dopo la vittoria sul Porto e la qualificazione agli ottavi di Europa League, è l’italiana posizionata più in alto nel ranking Uefa. I giallorossi (a 102.500) hanno sorpassato l’Inter (101.750) al 6° posto. La classifica è guidata dal Real Madrid con 140.000 punti davanti a Manchester City, Bayern Monaco, Liverpool e Psg. La Roma è la prima di tutto il calcio italiano.

POVERO CALCIO – Ezio Maria Simonelli, presidente della Lega Serie A, così sollecito (chissà perché) a garantire l’apertura dello stadio di Pietralata nel 2028, è contrario alla riduzione del Campionato a 18 squadre che pure darebbe quattro settimane di spazio in più per eventuali recuperi che rimangono a lungo senza una collocazione, e per l’attività delle Nazionali. Ezio Maria dice che sarebbe meno avvincente. In effetti ci sarebbe il rischio di dover fare a meno di qualche Venezia-Monza, Empoli-Sassuolo, Cremonese-Como, magari con un’avvincente diretta il venerdì sera da distribuire in mondovisione e negli Emirati Arabi. La stessa imbarazzante arrendevolezza del Monza all’Olimpico in quello che gli imbonitori televisivi sbandierano come “Monday night”, dovrebbe far riflettere sull’utilità per il calcio di certe partite che, secondo Ezio Maria, lo renderebbero più avvincente. L’ultimo presidente di Federcalcio appassionato e competente, Carlo Tavecchio, al di là di certe ingenue scivolate verbali, riteneva la riduzione della Serie A e dell’intero sistema professionistico, la “madre di tutte le riforme”. Ma non gliela fecero fare. E oggi non c’è più nessuno che ha a cuore la salvaguardia del calcio perché i vari Ezio Maria in circolazione lo considerano solo un’occasione di guadagno e di speculazioni, da quella edilizia ai diritti tv e alle supercoppe arabe, anche perché le ultime verifiche hanno evidenziato che la sua Lega per i conti negativi ha uno stato di deficit strutturale.

QUALCUNO AVVERTA FRIEDKIN – Due settimane dopo la fine del mercato di gennaio, la notizia deve essere arrivata anche al Gruppo Friedkin che ha emesso un pomposo Comunicato per annunciare “Urbi et Orbi” l’arrivo di 5 nuovi calciatori alla Roma. Acquisti che “dimostrano il nostro impegno per offrire un calcio di livello mondiale!” (sic). A meno che Florent si sia dimenticato di avvertire Dan, stupisce che ci siano voluti più di 15 giorni per elaborare quest’operazione di livello mondiale.

LA LETTERA PERDUTA – Che fine ha fatto la lettera di fuoco di Friedkin all’Uefa che i creduloni e ingenuotti suoi fiancheggiatori avevano annunciato in pompa magma? a) Bruciata dal fuoco eccessivo – b) A Trigoria hanno finito i francobolli – c) Ghisolfi spera che la spedisca il Friedkin Group dagli Usa – d) Friedkin non ha mai detto né pensato di scrivere alcuna lettera all’Uefa. (L’ultima che hai detto).

CHE CASTING HANNO FATTO? – Per intere settimane dopo il (tardivo ma salutare) licenziamento della Souloukou, ci hanno asfissiato con la Roma che continuava a lavorare alla ricerca del nuovo Amministratore Delegato. Secondo i sempre meno attendibili gazzettieri ci sarebbe stata una lista da cui Friedkin avrebbe scelto il nuovo dirigente. Siccome volevano far credere che fosse una cosa seria ed importante la definivano “casting” con una serie di nomi che sarebbero stati in concorrenza tra loro come quando un regista sceglie gli attori per certi ruoli. C’era Luca Baraldi, AD della Virtus Bologna di basket con esperienze di calcio per Parma, Lazio, Bologna e Padova. Poi c’erano gli indizi che portavano ad Alessandro Antonello che sembrava sempre più vicino. Ma poi sbucava Marzio Perrelli amministratore di Sky che passava in vantaggio, per andare a Trigoria, su Carnevali del Sassuolo e lo stesso Antonello che, chissà perché, perdeva terreno nella corsa. Ma ci sarà stata veramente questa corsa? Che casting hanno fatto?         

CADONO LE TESTE – Nuovo ed ennesimo licenziamento a Trigoria: la signora Anna Rabuano che era niente popò di meno che Chief Financial Official. Si occupava di finanza, bilanci, entrate e uscite, Fair Play Finanziario, settlement agreement come tanti altri che l’hanno preceduta. Ma è mai possibile che in 4 anni gli amministratori scelti da Friedkin abbiano sempre fallito? Erano sempre tutti così scarsi? E perché erano stati scelti? Nel diritto Romano la “Culpa in eligendo”, cioè la responsabilità nella scelta del collaboratore negligente che faceva danni, era una colpa attribuita al padrone. 

THAT’S WHY – Inquadrato solitario durante Roma-Porto Ryan Friedkin è stato a Roma. I solerti sviolinatori che avevano preannunciato la vibrante lettera di protesta all’Uefa, si sono affrettati a far credere che la proprietà voleva essere vicina ad allenatore e squadra per il playoff. In realtà la sua presenza era necessaria per la sostituzione della signora Rabuano con un’altra signora proveniente dal Gruppo. That’s why dicono gli americani, ecco perché.

MOVIMENTO NO GASP – Questa rubrica si rende promotrice di un movimento contrario all’idea di affidare la panchina della Roma a Gasperini il cui nome, chissà perché, è circolato con preoccupante insistenza in questi giorni. Eppure le perplessità umane più che tecniche sembravano concretamente evidenziate dal caso Lookman, oltre che dal rapporto spesso spigoloso nel decennio atalantino e dal fallimento con l’Inter. Per l’ambiente giallorosso passare dalla totale romanità di Ranieri alla totale non-romanità di Gasperini sarebbe traumatico. Francamente appare incomprensibile questo “endorsement” cioè appoggio, sostegno, approvazione di tanta stampa romana.

SCOUTING – Essendo una parola inglese, “scouting” a Trigoria è molto usata dal cosiddetto d.s. che se ne riempie la bocca spesso. Passando dalle parole ai fatti, nel mercato di gennaio il direttore sportivo del Como, Carlalberto Ludi, ex calciatore, diplomato d.s. a Coverciano, ha acquistato dal Betis per 7 milioni il 19nne Diao che in 8 presenze ha segnato 5 gol dopo aver firmato un quinquennale a bassissimo costo.

LE BALLE DI MORATTI – Lo stesso Massimo Moratti che ha detto ad un cronista non del tutto informato del Corriere della Sera che Franco Sensi in lacrime per i debiti della Roma lo aveva pregato di comprare Totti, è quello che ha affidato un milione di euro ad un imbroglione che si era fatto passare per il ministro Crosetto. Ed è anche lo stesso che nel 2003 volle a tutti i costi togliersi il capriccio di avere Batistuta e a Franco Sensi non parve vero poter rifilare una fregatura al presidente dell’Inter. Non c’è bisogno di altre spiegazioni.

NUNO CAMPOS – Stimolato dalla sfida romano-portoghese del play off col Porto, Nuno Campos ex vice allenatore all’epoca (mai rimpianta) di Fonseca, ha ripercorso la sua esperienza a Roma dove a suo parere, “C’è una tifoseria fervente e c’è pressione grande mediatica. I tifosi hanno fame di titoli poiché non vincono da molti anni. La gente pensa che la Roma debba essere sempre campione, anche se ha vinto solo tre Scudetti nella sua storia. Al momento è un po’ irrealistico..“ Ha poi giustificato gli scarsi risultati perché  “La nostra rosa non era forte come le altre e non c’era possibilità di costruire una squadra forte”. Ha pure analizzato l’ambiente: “Ci sono radio, televisioni e media che parlano di Roma 24 ore su 24 e questo mette sotto pressione il processo decisionale del club. Spesso in Italia non c’è la pazienza necessaria per aspettare un determinato tipo di lavoro. Le aspettative troppo alte portano all’esonero degli allenatori, c’è una pressione mediatica eccessiva legata ai risultati”.                                                                                                                                  Si tratta di un’analisi non del tutto imprecisa ma molto fredda e distaccata a conferma che l’empatia di Mourinho era tutta un’altra cosa, che con Fonseca, oltre ai suoi evidenti limiti tecnici, non è mai scattata.              

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