Gli Asterischi del 28 maggio 2025

Il tecnico che si avvicina alla Roma
di Giorgio Martino
ULTIMORA – Per il bene della Roma ci auguriamo di sbagliare, ma tra tutte le soluzioni, Gasperini ci sembra proprio quella peggiore.
GRAZIE CLAUDIO – L’autorevolezza con cui la Roma è passata a Torino è stata uno splendido suggello alla formidabile rimonta che ha avuto dei numeri impressionanti: nel girone di ritorno la Roma ha fatto 46 punti (più di tutti) cioè esattamente il doppio dei 23 dell’andata. Le tante vittorie, 20, hanno caratterizzato questa incredibile cavalcata: solo Napoli, Inter e Atalanta hanno vinto di più. Le sconfitte tutte concentrate nella prima parte: 7 nelle prime 14 giornate, 8 nelle prime 16. Se non ci fosse stata la proditoria e vergognosa direzione arbitrale di Bergamo, avallata dagli ancor più vergognosi responsabili dell’Aia (Ta)Rocchi e Zappi che hanno sconfessato e tradito il Protocollo da loro stessi stabilito, il ritorno sarebbe stato totalmente imbattuto come Ranieri avrebbe meritato come ulteriore riconoscimento della capacità di trasformare un gruppo di giocatori alla deriva in una squadra vera, compatta, solidale, consapevole e solida al punto di subire solo 11 gol nelle 19 partite del ritorno. Quello che ha saputo fare Ranieri in questi sei mesi ha qualcosa di impensabile, ma, purtroppo, forse, di irripetibile.
PRIMATO CITTADINO – A coronamento dello straordinario lavoro di Ranieri è arrivata la bella soddisfazione di una supremazia cittadina che sembrava impossibile: il 5 gennaio, prima partita del 2025 e ultima del girone d’andata la Roma ha affrontato nel derby una Lazio che era al quarto posto con qualifica per la Champions e con 15 punti in più: 35 contro 20. A fine campionato la Roma ha preceduto di 4 punti una Lazio ottava e fuori dalle competizioni europee: numeri da capogiro.
TROPPA GRAZIA – Prima del rigore trasformato da Locatelli, provocato da un fallo definito “ingenuo” di Nicolussi Caviglia cresciuto nella Juventus e in prestito al Venezia (nel calcio ci sono strane coincidenze), la Roma era addirittura al quarto posto qualificata per la prossima Champions. Oltre al beneficio economico per la Società sarebbe stato motivo di orgoglio un po’ per tutti, dal tecnico ai giocatori e ai tifosi. Però, riflettendo a mente fredda, viene da chiedersi se questa Roma possa essere competitiva per una Coppa così impegnativa. La brutta figura del Bologna quest’anno suggerisce che bisogna essere molto ben attrezzati, non solo come organico, per affrontare una competizione del genere. Forse la qualificazione in Champions sarebbe stata troppa grazia.
NON C’ERA – Se, come garantivano gli esperti farlocchi che gettano fumo negli occhi, Friedkin avesse da tempo deciso il nuovo allenatore, lunedì mattina ci sarebbe stato l’annuncio. Invece c’è stato il patetico tentativo di “strappare” Fabregas (che era andato in vacanza a Ibiza) al Como che, forse oggi, è la Società più solida e ricca d’Italia. Era, quindi, giusta la sensazione che la proprietà brancolasse nel buio nonostante le liste, corte e lunghe, citate nei loro improbabili casting. Non c’era nessun contratto, non c’era nessun nome. Non c’era niente.
LA FRETTA CATTIVA CONSIGLIERA – Non essendo stati capaci di programmare nulla in tutti questi mesi in cui era nota la necessità di impostare il futuro con un nuovo allenatore, la Società ha cercato in fretta e furia di trovarne uno libero proprio finito il campionato nel momento in cui tante altre squadre si trovano nella necessità di affidare la propria panchina per situazioni impreviste e imprevedibili mesi fa, come Napoli, Inter, Lazio e, purtroppo, Atalanta. Cio+ il momento della massima concorrenza.
I CONTROLLORI DI VOLO- Dalle torri di controllo du tutti gli aeroporti del mondo arrivano segnalazioni dei movimenti dell’aereo dei Friedkin. Martedì era a Pisa dove c’è anche un’altra torre, ma pendente.
IL CAMBIO DI STAGIONE – Come si fa con gli abiti invernali che lasciano il posto nell’armadio a quelli estivi a fine campionato ci sono i consueti rituali: da una parte i bilanci particolareggiati, dall’altra le scelte di conferme e innovazioni attraverso il mercato degli acquisti e delle cessioni che avrà una significativa anteprima con la risoluzione dei tanti prestiti, in entrata e in uscita e infatti Ghisolfi già lunedì era a Milano col suo immancabile codazzo di intermediari ed è andato anche nella sede del Milan (casi Abraham e Saelemaekers). Nel frattempo facciamo i bilanci.
PROPRIETA’ – Dopo 5 anni di presidenza Friedkin, la proprietà si è confermata distante, assente e distaccata oltre che incapace di entrare in sintonia con Roma, la Roma e il calcio. Gravissimi gli errori nella scelta dei dirigenti mai all’altezza del compito sia a livello tecnico che amministrativo-finanziario come dimostrano i ripetuti fallimenti degli accordi sul bilancio con l’Uefa mai rispettati.
DIRIGENTI – Nonostante il tourbillon di decine di avvicendamenti non c’è mai stata una persona giusta al posto giusto. La presenza della Souloukou è stata deleteria. Come direttore sportivo Ghisolfi è inadeguato dopo il devastante Tiago Pinto che ha regalato alle squadre avversarie fior di campioni in piena attività senza beneficio economico e con grave perdita tecnica.
SQUADRA – Benissimo Svilar spesso determinante – In difesa Mancini è diventato leader del reparto e dell’intera squadra da vero capitano; Ndicka, sempre presente, ha dato un rendimento costante salvo quando Juric lo impiegava da centrale; Ummels è arrivato a Roma troppo tardi; Hermoso non si è inserito; Celik ha cercato di sopperire alla scarsa qualità con applicazione specialmente in marcatura; Angelino, nel ruolo di Spinazzola che se ne è andato gratis a vincere lo scudetto col Napoli e pure di Zalewski preso dall’Inter, sopravvalutato da molta stampa, è modesto come difensore ed ha fatto le cose migliori quando c’era Pellegrini che lo lanciava con efficaci triangolazioni; Saud, Rensch, Nelsson e Salah-Eddine sono stati marginali – Il centrocampo è stato più che dignitoso con Paredes, Cristante e un Koné decisamente proiettato verso il futuro; Pellegrini è stato frenato dai problemi fisici; Pisilli e Baldanzi sono cresciuti un po’ meno del previsto; Gourna-Douath ha dimostrato potenziali prospettive; è stata di aiuto la duttilità di Saelemaekers e El Shaarawy – L’attacco ha beneficiato della personalità di Dybala finché c’è stato; Soulé ha molta qualità e ancora margini di miglioramento; Dovbik pur avendo segnato gol decisivi non ha convinto né entusiasmato come ci si aspetta da un centravanti ed è costato molto più di Mc Tominay, Retegui e Kean tanto per fare dei raffronti; Shomurodov è diventato un buon gregario pieno di dedizione e volontà, ma serviva uno che facesse gol. Da notare che dopo gli anni d’oro dei “bambini” lanciati da Mourinho, non c’è stato nessun esordio in prima squadra dei prodotti di un vivaio, ben diretto tecnicamente da Falsini, ma mal gestito dalla dirigenza che ha fatto disperdere i migliori elementi che se ne sono andati o se ne andranno via gratis, come Marin al Paris SG e Levak all’Inter oltre a Goric, Misitano, Ivkovic e altri ancora a cui non è stato fatto un contratto e sono liberi di tesserarsi per altre Società bruciando gli investimenti fatti dalla Roma per la loro crescita. Non ci sono giustificazioni per l’immobilismo autolesionista della dirigenza giallorossa. PS – Purtroppo questo ciclo della Primavera non è finito bene con l’eliminazione della Roma in semifinale dopo una stagione regolare comandata in lungo e in largo.
STAMPA – Troppa gente con limitata esperienza e scarsa professionalità. Ma anche troppa gente votata al servilismo che si lega a un carro e manda il cervello all’ammasso. In entrambi i casi c’è una fortissima perdita di credibilità.
TIFOSI – Hanno abbassato l’asticella. Forse condizionati proprio dalle sciocchezze dette e scritte da gente inattendibile, se non in malafede, sono frastornati. I più giovani sono troppo lontani dagli esempi di qualità, dai dirigenti ai calciatori e non sanno fare raffronti per cui si accontentano di poca roba e la mediocrità dilaga: persone che non hanno mai fatto questo mestiere né, tantomeno, la gavetta, sono ritenuti direttori sportivi; calciatori di modesta qualità sono considerati come Nela e Maldera, Cafù e Candela, Maicon e Kolarovv, Zappacosta e Spinazzola. I più anziani si trastullano con i ricordi e le commemorazioni. Sembrava un’eternità l’intervallo tra il secondo scudetto (1982-83) e il terzo (2000-01). Oggi sono già passati 25 anni da allora e dobbiamo sentire Tiago Pinto e Ghisolfi dire che a Roma non possono lavorare bene per la troppa passione della città.
ZANIOLO – A margine della partita persa dalla Primavera con la Fiorentina c’è stato lo sgradevolissimo episodio negli spogliatoi con protagonista Zaniolo. A questa rubrica piace ricordare che esattamente tre anni fa, il 25 maggio 2022 “una magia di Zaniolo”, come fu scritto, decise la finale di Conference League a Tirana in cui la Roma superò il Feyenoord.
ATTENTI A QUEI DUE – Ormai (Ta)Rocchi e Zappi sono nemici dichiarati della Roma e sembra vogliano vendicarsi della figuraccia fatta con lo sbugiardamento del loro stesso Protocollo. (Ta)Rocchi è in prima linea potendo sfruttare i compari di Dazn con Open Var. Infatti fra tante cose che sono successe quest’anno e che avrebbero avuto bisogno di opportuni chiarimenti, è voluto tornare sul contatto Ndicka-Bissek di Inter-Roma per affermare che l’arbitro e il Var, che pure sono concordi nell’audio ascoltato, nell’affermare “Non lo tira giù”, hanno sbagliato a non assegnare il rigore contro la Roma. E’ un atteggiamento molto preoccupante perché lascia intendere una volontà personale di mettere in cattiva luce la Roma, ben sapendo anche che senza Mourinho e Ranieri, non ci saranno difensori efficaci ed attendibili. Intanto chi perde tempo a seguire Open Var sta ancora aspettando l’audio di Verona-Roma, o, almeno un chiarimento del ciarliero designatore ta-rocchista.
AUTOCITAZIONE – In questi asterischi da qualche mese si esprime preoccupazione per l’inaccettabile lungaggine sulla trattativa di rinnovo del contratto di Svilar: o Ghisolfi è un incapace o la Società gli ha detto di non rinnovare per vendere il portiere. Situazione analoga per Saelemaekers: la superficialità e la poca accortezza del prestito senza alcuna garanzia ha lasciato al Milan il coltello dalla parte del manico.
PERFETTA SINTONIA – Enzo Le Fèe aveva dichiarato prima dello spareggio che ha promosso il Sunderland che vuole restare in Inghilterra e non tornare mai più a Roma. Siamo perfettamente d’accordo.
BATTUTACCIA (MA NON TROPPO) – Nonostante il Conclave sia finito da un pezzo al Milan si chiedono che fine abbia fatto il loro Cardinale (Gerry della Red Ird) che risulta pià latitante di Friedkin.
PRECISAZIONE – La signora Lolita Lo Bosco, protagonista dell’omonima serie tv in onda su Rai 1, precisa di non avere nulla in comune con Lo Bosco di Pietralata oggetto di un aperto contenzioso esistenziale tra Campidoglio e ambientalisti, cioè: c’è o non c’è? Ci sei o ci fai?
LA SOLUZIONE DI ABODI – In un recente convegno in cui si parlava di stadi, il presidente della Figc Gravina ha illuminato gli astanti con una frase di profondo contenuto storico-culturale: “Gli stadi possono diventare le nuove agorà, luoghi di partecipazione e condivisione”. Al momento non è stato chiarito che cosa si possa o si debba partecipare e condividere rammentando che l’”agorà” nell’Antica Grecia era il centro economico politico morale e religioso della Polis, cioè la città. Qualcuno, più appropriatamente, ha fatto notare che mentre si chiedono norme ad hoc, nella legislazione italiana già ci sono diversi riferimenti specifici agli stadi del 2013, 2017 e 2021. Inoltre non solo è vero che il pubblico (cioè gli Enti Pubblici) fa fatica a sostenere certi costi, l’opinione pubblica si chiede se sia giusto spendere tanti soldi per gli stadi quando mancano molti altri servizi essenziali. Si è anche ricordato che l’Italia ha l’impegno con la Uefa di individuare entro il 2026 5 stadi per l’Europeo 2032. E finalmente il ministro Abodi ha trovato la soluzione promettendo la nomina imminente di un commissario straordinario col varo di un decreto sport. A parte il beneficio personale dell’ennesimo nuovo commissario che andrà a busta-paga, quale potrà mai essere il suo apporto alla causa? Che potrà/dovrà fare?