Giugno 7, 2025

di Giorgio Martino

FIRENZE CANZONE TRISTE – Era il titolo del brano del successo di Ivan Graziani al Festival Bar 1980. E’ diventato il simbolo della trattativa con Gasperini. E anche l’ennesimo sgarbo di Friedkin a Roma e alla Roma. Perché fare un incontro così importante a Firenze, sia pure al Collegio delle Querce, un albergo del Gruppo, e non nella sede naturale, cioè la sede della Roma? Una sottolineatura del senso di distacco che caratterizza tutta questa presidenza. Lo stesso Ranieri dovette andare a Londra con un aereo di linea perché lui non ha un jet privato a disposizione che pure svolazza senza sosta qua e là.

TROVA LE DIFFERENZE – Come nel vecchio gioco della Settimana Enigmistica ci sono 4 vignette riprese tutte il pomeriggio di giovedì 29 maggio: a) Allegri va nella sede del Milan che gli propone un biennale a 5 milioni. – b) Vincenzo Italiano va nella sede del Bologna e rinnova il contratto fino al 2027. – c) Sarri incontra i dirigenti della Lazio che gli propongono un biennale a 2,8 milioni. – d) a Firenze Gasperini (arrivato da Bergamo) incontra un interprete, Ranieri e Ghisolfi (arrivati da Roma con apposita Freccia Giallo-Rossa) e tutti insieme incontrano gli invisibili (almeno nelle foto) Friedkin (arrivati non si sa da dove). L’allenatore chiede un triennale da 7 milioni.

NOI DUE SCONOSCIUTI – Dalle modalità dell’incontro fiorentino, al di là di certe ricostruzioni fantasiose su cui è necessario fare tanta tara, emerge la sensazione che fino ad allora Friedkin e Gasperini non si fossero mai né visti né sentiti (con o senza interprete). Quindi tutte le sciocchezze sul casting e sulle decisioni già prese da Dan erano, per l’appunto, sciocchezze.

I FINTI TONTI – Se è vero quello che hanno scritto un po’ tutti (ma dell’attuale livello dell’informazione c’è, comunque, da dubitare) che il nodo più grosso sarebbe stato il problema del Fair Play Finanziario e le sue limitazioni per le prossime due finestre di mercato, c’è da essere sbalorditi, a meno che presidente e allenatore non giochino a fare chi è più finto tonto dell’altro. Come è possibile che Gasperini non ne fosse a conoscenza? E come è possibile che si scriva che Friedkin si attiverà per aggirare l’ostacolo dopo tutti i richiami formali ed informali che sono arrivati dall’Uefa?

IL BLACK FRIDAY – Poi l’indomani, proprio mentre sembrava che potesse diventare un bel giorno del ringraziamento (“la moglie spinge per restare a Bergamo” – “si è inserita la Juventus” – “i tifosi dell’Atalanta lo invitano a rimanere” – Comolli telefona a Gasp” – “aumentano le distanze fra Trigoria e Gasp”), si è trasformato in un “venerdì nero” e non per gli sconti esagerati.

FALSO IN ATTO PUBBLICO – Se un articolo pubblicato su un giornale può essere assimilato a un atto pubblico, quando la Gazzetta di sabato scrive che “lunedì i Friedkin, che sono ancora in Italia, celebreranno un matrimonio fra il Club e Gasperini atteso da tutti i tifosi ro manisti” compie un falso in atto pubblico perché sicuramente non tutti i tifosi romanisti sono contenti di ciò. Inoltre la data di quel lunedì che era il 2 giugno Festa Nazionale avrebbe dovuto suggerire maggior prudenza nello sbilanciarsi così perentoriamente tanto è vero che poi quel giorno Gasperini se ne sarebbe andato a Parigi a vedere il Roland Garros. Ma allora bisognava buttare fumo negli occhi all’opinione pubblica inventando la favoletta di un Dan Friedkin che officiava il matrimonio, magari indossando la fascia giallo-rossa.

CONTRORDINE – Infatti quasi subito siamo stati portati a pensare che fosse falsa tutta l’intera notizia perché ci hanno fatto sapere che Gasperini sarà a Roma non lunedì ma mercoledì e non per essere il protagonista del matrimonio officiato da Friedkin, ma per il matrimonio di Scamacca e che, in seguito avrebbe, forse, incontrato la Società. Quindi, pur trattandosi sempre di un matrimonio, alla Gazzetta avevano sbagliato a leggere le pubblicazioni. 

SPIAZZATO – Dan Friedkin appare sempre più “spiazzato”, cioè lontano dalla piazza, incapace di coglierne gli umori, le sensazioni, i desideri, oppure, se li ha colti, se ne infischia, il che sarebbe perfino più grave. Quasi alla vigilia del primo secolo di vita della AS Roma, bisogna ammettere che nella sua storia centenaria non c’è mai stato un presidente-proprietario così distante e distaccato.

UNANIME E COMPIACENTE – Lontana dalla piazza anche tutta la stampa che ha accantonato certi dubbi e certe perplessità della gente di Roma, e si è subito schierata “in toto” dalla parte della Società e della sua scelta. Un’approvazione così entusiastica da sfociare nella piaggeria che ricordava l’antica cortigianeria. Travolti dal loro stesso entusiasmo, gli scrivani si sono abbandonati a fantastiche previsioni di ingresso immediato e improcastinabile nella zona Champions con scudetto entro il triennio gasperiniano. Però, senza accorgersi dell’evidente contraddizione, garantivano che al nuovo allenatore è stato affidato il progetto di una nuova impostazione di lavoro sul modello della programmazione decennale dell’Atalanta che ha comportato lunghe attese e sacrifici. Come si può conciliare la pretesa di Friedkin di entrare subito in Champions con una progettualità a lungo termine tenendo presente, come hanno ripetuto, che “Roma non fu fatta in una notte”?

IL TAUMATURGO – Ricapitolando le cose dette e scritte in questi giorni, la Roma non ha preso un allenatore, ma un taumaturgo per di più tuttologo capace di risolvere miracolisticamente tutti i problemi: riportare subito e immantinente la Roma in Champions. Impostare un progetto a lunga scadenza di ristrutturazione. Convincere Svilar a restare a Roma. Tornare a far esordire i Primavera in Serie A. Impedire che i giovani del vivaio firmino per altre Società. Non è escluso che possa garantire l’imparzialità di arbitri, Var e affini e, già che sta a Roma, eliminare il problema delle buche sull’asfalto.                                                        “Magara”! avrebbe esclamato il nostro caro Mazzone.

QUALITA’ – Il Messaggero assicura che ora con Gasperini la parola d’ordine è “qualità”. Come se Mourinho, De Rossi e Ranieri avessero preferito calciatori di scarsa qualità. Piuttosto ci potrebbe essere qualche preoccupazione per i giocatori di personalità (e qualità) visti certi precedenti, da Papu Gomez a Lookman passando per Castagne, Gollini. Kjaer, Ilicic …

LE CIFRE GIUSTE – Pur avendo le limitazioni del Fair Play Finanziario, la Roma si è permessa un triennale da 7 milioni a stagione per l’allenatore, contro i 5 del biennale di Allegri e i 2,8 di quello di Sarri, avendo già a carico in bilancio altri due anni del contratto di De Rossi. Qualcuno all’Uefa potrebbe storcere il naso. Lo stesso dirigente che ha firmato il triennale da 3,5 milioni a Mario Hermoso, non sa, non può, non vuole adeguare il contrattino da un milione scarso di Svilar. Qualcuno a Roma dovrebbe storcere il naso.

LA SCONFITTA DEGLI ASTERISCHI – Questa rubrica deve ammettere di aver perso: aveva considerato Gasperini non adatto a fare l’allenatore della Roma, sia per totale mancanza di quell’empatia che deve legare un tecnico all’ambiente, sia per la spigolosità che contrasta col senso di appartenenza ai valori della romanità difficilmente comprensibili per un piemontese non sempre cortese. Inoltre lo riteniamo inadatto anche dal punto di vista tecnico per il particolare momento della Società che non può rivoluzionare l’organico come sarebbe opportuno se si vuole affidare al nuovo allenatore un progetto di rifondazione strutturale con una programmazione che ricalchi quanto avviato da Percassi a Bergamo una decina di anni fa. Ci sembra molto difficile ripetere a Roma quel modello che richiederebbe lunghi tempi di attesa e che, al momento, non è praticabile per i limiti del Fair Play Finanziario. Sarebbe estremamente rischioso fare un ridimensionamento delle ambizioni della squadra vanificando il patrimonio di partecipazione evidenziato da un Olimpico sempre “tutto esaurito”.

CASSANDRA DOCET – Il problema maggiore non è, ovviamente, il fallimento delle speranze espresse da questa rubrica che continuerà a tifare per la Roma comunque e con chiunque, ma il rischio che succeda come con Cassandra i cui avvertimenti non venivano ascoltati ma riconosciuti solo quando era troppo tardi per porvi rimedio. Per il bene della Roma ci si augura che non sia questo il caso, ma il timore c’è e rimane.

MEMORIA CORTA – A differenza dei troppo solerti fiancheggiatori, noi non dimentichiamo il comunicato firmato da Friedkin in occasione dell’avvicendamento di De Rossi con Juric, in cui affermava che quel provvedimento era necessario per ottenere “i trofei (al plurale!) da conquistare in questa stagione”. Come ci si può fidare di chi scrive queste idiozie, o le firma avallandole?

MEMORIA CORTISSIMA – Ancora più corta appare la memoria di tanti addetti ai lavori che appena poche ore dopo la fine di un girone di ritorno in cui la Roma ha conquistato 46 punti, più di tutti in assoluto, con numeri incredibili, Impensabili e, forse, irripetibili, già si sbilanciano assicurando che ora la Roma farà con Gasperini un certissimo salto di qualità. Mantenendo la media di 2,45 punti a partita realizzata nelle 20 gare del 2025 dovrebbe fare 93 punti il prossimo campionato. Per fare il salto di qualità dovrebbe farne almeno 100. Forse i conti non tornano e bisognerebbe abbassare l’enfasi.

COMPETENZA – Beppe Bergomi, osservatore neutrale non coinvolto nelle vicende romane, né personali, né societarie, né editoriali, dotato di notevole competenza calcistica, ha stilato la classifica stagionale degli allenatori con Ranieri e Fabregas vincitori assoluti: “Claudio è riuscito a fare della Roma una squadra vera, nonostante evidenti errori di costruzione della rosa”. Questo è il punto nevralgico: l’organico è stato costruito male per cui il problema resta, al di là dei risultati quasi miracolosi di Ranieri.

IL FRUTTO DELLA PASSIONE – Quella passione dei tifosi romanisti che, secondo gli pseudo direttori sportivi Tiago Pinto e Florent Ghisolfi, sarebbe un ostacolo al loro lavoro (?), ha fatto registrare all’Olimpico in questa stagione, in tutte le competizioni, 1.606.119 presenze. Sono stati fatti 40 mila abbonamenti. È stato occupato il 94% dei posti, che sale al 99% se consideriamo solo i settori venduti ai romanisti. Il 40% dei nostri tifosi è under 25, il 16% è under 16. Inoltre in questa stagione si è stabilito il nuovo primato assoluto, con 68.145 spettatori per Roma-Milan e siamo arrivati a 70 “tutto esaurito” nelle ultime quattro stagioni.                                                                                                                                                                            Sono cifre che dovrebbero far riflettere sia per la valutazione e l’apprezzamento della dimensione del patrimonio di affetto e sostegno che può arrivare dalla passione dei tifosi, sia sulle necessità logistiche di ricezione di pubblico che dovrebbe avere l’impianto in cui gioca la Roma, che non può essere uno stadiolo come quello di una Lazio qualsiasi.

PRESTITER – Non è il primo asterisco dedicato alla questione dei tanti prestiti, fatti e ricevuti dalla Roma che vanno risolti entro fine mese. Abbiamo sempre temuto che Ghisolfi non si sia sufficientemente cautelato né quando prendeva in giocatore in prestito, né quando lo cedeva. La sensazione è che la controparte si sia sempre garantita le condizioni migliori magari approfittando dell’inesperienza o dell’ingenuità del romanista. Lui dice che per Saelemaekers c’era un patto tra gentiluomini siglato da una stretta di mano: evidentemente Tare, che ha più pelo sullo stomaco, se ne è fregato.

LAZIALI SCATENATI – Al convegno sul bullismo organizzato dalla Lazio sono intervenuti, in famiglia, il laziale Abodi, ministro dello sport, che ha accusato Friedkin di aver inspiegabilmente abbandonato Roma Cares, e il presidente della Regione Rocca che ha detto di sentirsi, da laziale, bullizzato a Roma. Frase infelice che se voleva essere una battuta non fa ridere nessuno.

QUEI FIGLI DI CAN – La Can, Commissione Arbitri Nazionale è un organo dell’Aia Associazione Italiana Arbitri, che per molti arbitri è come una mamma. Loro si sentono dei figli di Can e, come tali, si comportano obbedendo agli insegnamenti ricevuti.

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