Gli Asterischi del 7 maggio 2025

di Giorgio Martino
IL CERCHIO SI STRINGE – E si prima eravamo in 7 a puntare ai due posti di Champions, adesso siamo in 4 a contenderci l’unico rimasto in bilico: con l’Atalanta quasi del tutto dentro, la Fiorentina quasi del tutto fuori e il Milan ancora più fuori che, però, vincendo la Coppa Italia potrebbe sottrarre un posto in Europa League, sono rimaste Juve, Roma, Lazio e Bologna a scannarsi per il quarto e ultimo posto disponibile. Sembra una riedizione in chiave calcistica della filastrocca del “mapim-mapom” con la consapevolezza che il cerchio potrebbe ulteriormente restringersi nel prossimo turno con Atalanta-Roma e Lazio-Juve, senza trascurare Milan-Bologna che si ripeterà a breve nella finale di Coppa Italia.
NUMERO UNO – Dopo la semi-scampagnata a San Siro con l’Inter, Svilar è tornato ad essere non solo il migliore in campo, ma il giocatore più decisivo e determinante per il risultato finale come in quasi tutti gli 1-0 di questa stagione. Perciò è sempre più irritante il tira e molla sulla trattativa del rinnovo: alcune cose vanno fatte e basta, magari in silenzio senza far sapere in giro che si sta contrattando come a Porta Portese. Il portiere è entrato nel cuore della gente e lo stillicidio di questa lungaggine dà molto fastidio. Intanto stupisce ancora una volta che nelle pagelle dei 7 maggiori quotidiani che seguono la Roma, dopo Svilar e Koné, ci sia di nuovo Angelino con un voto più alto di Mancini, Ndicka, Cristante, Soulé e tutti gli altri. C’è qualcosa che contrasta con lo svolgimento della partita e il contributo personale dei singoli calciatori. Per esempio il basso voto dato a Soulé non tiene conto del sacrificio che è stato chiesto all’argentino di fare il “quinto” a tutta fascia con notevoli compiti difensivi di protezione nella zona di Celik, anche a costo di rinunciare alla giocata di talento e lo spunto offensivo. Gara di sacrifico anche per Pellegrini, Pisilli, Baldanzi con coperture e ripiegamenti per rimediare ad errori altrui. Gara di grande intensità per Cristante e pure per il giovane Gourma-Douath. Dovbik è un caso a parte: era il peggiore in campo ma all’ultimo secondo utile del primo tempo era al posto giusto per fare il tiro da tre punti.
SEGNALI INDICATIVI – Le ultime scelte di Ranieri sembrano contenere segnali e indicazioni importanti sia ricevuti che da lasciare in eredità: Hummels smette di giocare. Paredes è attratto dal ritorno in patria e c’è pure il bonus da riconoscere al PSG dopo 80 presenze. Il riscatto di Saelemaekers sembra complicato oltre che dispendioso. Rensch e Gourma-Douath sarebbero da prendere perché ritenutili utili. Nelsson resta sotto osservazione. Dybala è un capitolo a parte con un ampio ventaglio di vetrifiche: la sua intenzione personale e familiare; l’intenzione del nuovo allenatore; l’intenzione della Società; il tipo di impegno della squadra se farà o non farà una coppa europea.
IL PIU’ E IL MENO – Il momento più bello è stato il tributo a Edoardo Bove che si è commosso e ha fatto commuovere. Il meno bello i fischi a Zaniolo che, comunque, resta negli annali il calciatore che ha segnato il gol della vittoria dell’unico trofeo conquistato dalla Roma nell’ultimo quarto di secolo. E’ pur vero che lui ci ha messo tanto di suo nel rompere il feeling con l’ambiente.
NOTIZIA CERTA CERTISSIMA ANZI IMPROBABILE – Scrive un giornale (uno vale l’altro quanto a inattendibilità) che ci sono tre allenatori in lizza per la panchina della Roma. Ma aggiunge che uno preferirebbe restare dove si trova (per esempio Fabregas al Como o Pioli in Arabia), un altro, Farioli, avrebbe un contratto con l’Ajax che scade nel ’27 e sarebbe in attesa di una chiamata dalla Premier mentre il Leverkusen è sulle sue tracce, un altro (e i tre sono già diventati quattro) Sarri, è spuntato nel casting del Milan. Ma poi c’è sempre la “sorpresa” Dan Friedkin che non solo potrebbe addirittura tornare in Italia dopo tanti mesi, ma potrebbe anche avere in mente una sua soluzione personale diversa da tutte le altre. Insomma: ad ogni riga la credibilità della notizia si affievolisce fino a scomparire del tutto.
MA PERCHE’ – Ogni giorno siamo costretti a leggere e sentire lo stucchevole aggiornamento sul nuovo allenatore della Roma. Ogni giorno c’è un Allegri che torna di prepotenza in prima posizione, mentre un Pioli scompare dai radar. Poi il giorno dopo è in ascesa Farioli, mentre precipita Fabregas. Poi si ricomincia il balletto e si stravolgono le quotazioni. Ma perché? A che serve e a chi serve? Perché la gente che compra il giornale dovrebbe dar credito a questa pantomima?
PAROLIN COME ALLEGRI – Alla vigilia dell’uscita del Giornale si è aperto il Conclave e i titoli dei giornali sul nome del nuovo Papa ricalcavano quelli del nuovo allenatore della Roma: Parolin è entrato in pole position come Allegri; Pizzaballa saliva e scendeva come Pioli, il filippino e l’africano erano outsider come Farioli e Fabregas. Del resto erano tutti considerati “papabili” per un ruolo o per l’altro.
UN COMIGNOLO A TRIGORIA – In occasione dell’istallazione sul tetto della Cappella Sistina del famoso comignolo che annuncia gli esiti delle votazioni del Conclave, un analogo comignolo è stato istallato a Trigoria affinché il popolo possa sapere quando “Habemus allenatorem”. Del resto nell’ultima conferenza a quei poveracci , costretti a riempire ogni giorno paginate di aria fritta, che chiedevano quando si saprà qualcosa, Ranieri ha risposto categoricamente: “Quando il presidente lo riterrà opportuno”. Sarà una scelta interna del conclave del Gruppo Friedkin o un “motu proprio” del presidente?
FUMATA NERA – All’inizio del mese scorso, durante la ricorrenza del famoso “pesce d’aprile”, il sindaco Gualtieri sempre più trepidante di entusiasmo, annunciò imminenti grandi notizie. I più ferventi che si atteggiavano anche a più informati si spinsero ad indicare nel 21 aprile, canonico Natale di Roma, il giorno della presentazione del progetto definitivo di Pietralata. Giorno, peraltro, improbabile essendo quello di Pasquetta. Poi fu il giorno della morte del Papa. Ma non era successo niente prima e non successe niente dopo. Eppure c’è stato chi ha avuto la sfrontataggine di scrivere che quell’evento luttuoso “ha rallentato la procedura”. Appare talmente incomprensibile il nesso tra i due fatti che il buon Antonio Di Pietro ha prontamente rispolverato il suo proverbiale: “Che ci azzecca”?
ASSETTO E RIASSETTO – Come facilmente previsto nel numero scorso, la presenza a Trigoria dei capoccioni del settore finanziario del Gruppo Friedkin ha sollevato interrogativi, speranze e timori. E’ noto che l’assetto della Società è carente (amministratore delegato, direttore generale, un vero dirigente sportivo, allenatore) e sarebbe necessario un significativo riassetto. Inoltre c’è il problema del rispetto degli impegni presi con l’Uefa per il bilancio malandato con pesanti conseguenze sulle prossime finestre di mercato (ammesso che ci sia qualcuno che lo sappia fare). Per di più è in scadenza la sponsorizzazione con la Riyadh Season che qualche bel soldino lo portava. Anche se molti si ostinano a far finta di niente, colpisce in negativo che in una situazione così delicata siano stati delegati dei dirigenti, sia pure di alto grado. I proprietari restano lontani da Roma, il presidente da oltre anno.
I PEZZI DI RICAMBIO – Così dopo qualche giorno di incertezza e preoccupata attesa si è saputo perché i big del Friedkin Group, Dunkel e Williamsson, erano a Trigoria: per introdurre Jason Morrow, già responsabile finanziario della Gulf States Toyota che si occupa dei pezzi di ricambio delle auto in America. A prima vista sembra che il calcio europeo e il Fair Play Finanziario dell’Uefa che sorveglia i bilanci delle Società, siano un po’ lontani dalla sua esperienza. Speriamo bene anche se finora Friedkin raramente ha messo persone competenti in ruoli di competenza.
TAPPE DI AVVICINAMENTO – La segnalazione dell’aereo di Friedkin in Svizzera ha suscitato un entusiasmo quasi smodato come segnale di un primo passo verso Roma. L’avvicinamento procede a tappe. Le prossime potrebbero riguardare l’enclave di Campione , la Repubblica di San Marino, lo Stato Pontificio e l’Esarcato di Ravennasempre che non ci siano divagazioni.
DAN D’ANNATA – In attesa del blitz di Dan col jet che i solerti (alcuni ingenui creduloni, altri millantatori) avevano fatto vagheggiare come sorpresa pasquale, gli storiografi stanno riordinando i dati e i dettagli dell’ultima presenza del presidente a Roma. Ne emerge un Dan d’annata, come per i vini.
DAN DA’ I NUMERI – Dall’Inghilterra arrivano notizie di un preoccupante progetto di Friedkin: sembra abbia deciso di acquistare una società di dati che assista gli allenatori nel reclutamento dei giocatori. Intende ristrutturare l’organigramma suddividendo i compiti finora affidati solo al direttore sportivo, ingaggiando un nuovo responsabile delle attività calcistiche, affiancato dalla società di dati. L’operazione ora avviata con l’Everton sarebbe estesa anche alla Roma. Che Dio ce la mandi buona.
I GIOIELLI DI FAMIGLIA – Erano quelli che le Grandi Famiglie cadute in disgrazia finanziaria, erano costrette a vendere, talvolta a svendere, per sopravvivere. Non se ne parla molto ma, sotto traccia, serpeggia il pericolo di cessioni illustri come Ndicka (anche perché dovrebbe rientrare Kumbulla) o Koné che, come nazionale francese, ha un’ampia vetrina europea: preso in prestito l’ultimo giorno di mercato su pressione di De Rossi dopo che Ghisolfi aveva speso 22 milioni per Le Fée, ha un obbligo di riscatto a 18 milioni per cui appare facile una immediata plusvalenza. Per non parlare di Svilar il cui rinnovo si trascina per le lunghe. Anche Dahl e Zalewski sono destinati ad una immediata cessione per far soldi, pochi, maledetti, ma subito. Dovbik è costato troppo per poterlo già cedere, mentre è ancora incerta la sorte dei prestiti in entrata e in uscita col rischio concreto di perdere uno bravo come Saelemaekers e di ritrovarsi in casa Le Fée se il Sunderland fallisce la promozione.
VINCENTE MA PERDUTA – La Primavera della Roma, guidata dal bravo tecnico Gianluca Falsini che ha già vinto due scudetti di categoria con la Under 16, ha chiuso in testa alla classifica la prima fase della stagione e si giocherà il titolo ai play-off. Però gran parte dei calciatori si disperderanno per l’incapacità di pseudo dirigenti di trattenerli o, quanto meno, monetizzare le loro eventuali cessioni. Grandi club italiani e stranieri, dall’Inter al Paris St. Germain, si sono già accaparrati, gratis, alcuni dei migliori elementi.
IL BUONISMO FEDERALE – Continua per la Federcalcio di Gravina la politica buonista che perdona tutto e tutti per far finta che tutto va bene madama la marchesa. Dopo i calciatori ludopatici, patteggiamenti a go-go per l’inchiesta sulle curve milanesi di San Siro e i coinvolgimenti delle squadre con gli ultras. Gli interisti Inzaghi e Chalanoglu hanno concordato col procuratore Chiné (tipico esempio di intransigenza con i deboli e accondiscendenza con i forti) una giornatina da scontare a loro scelta, per violazione della lealtà, probità e correttezza sportiva. Però a un leale, probo e corretto tifoso romanista che abita, per esempio, a Legnano è proibito andare a vedere la sua squadra a San Siro dove pare che avvenisse di tutto: violenze, intimidazioni, spaccio, traffici illeciti, estorsioni su parcheggiatoti e paninari, rivendita di biglietti, pestaggi, usura, perfino infiltrazioni della ‘ndrangheta, fuori da ogni controllo di legalità. L’inchiesta da cui tutto ciò è emerso è scattata dopo un omicidio e l’arresto di leader della tifoseria.
FUORI CONTROLLO – Poi sabato sera c’è stato l’accoltellamento a Bergamo dopo una rissa fra atalantini e interisti. La delinquenza fuori controllo, ancorché mascherata da tifo calcistico, che è. o dovrebbe essere, tutt’altra cosa, è sconfinata nell’uccisione di un ragazzo che frequentava le curve da parte di un altro ragazzo che frequentava le curve. Alla luce di questi fatti di una gravità spaventosa, la cosiddetta giustizia sportiva si dimostra sempre più inadeguata e incapace di comprendere la sostanza dei problemi.
SQUALLOR – La brutta scenata tra Gasperini e un giornalista nella sala stampa dello stadio di Monza con reciproco lancio di insulti e di oggetti, confermano in pieno le perplessità di questa rubrica sull’aspetto umano dell’allenatore dell’Atalanta.