Marzo 12, 2025

Screenshot

di Giorgio Martino

L’OBBIETTIVO MINIMO – Le due vittorie consecutive, finalmente, in trasferta nel Triveneto, a Udine e Venezia, hanno dato concretezza all’obbiettivo minimo di Ranieri: tirarsi fuori dalla zona pericolosa. Ma oltre che minimo rischia di essere anche l’unico dopo l’eliminazione in Coppa Italia. L’accesso alle prossime competizioni europee passa attraverso un’ardua ulteriore risalita in classifica, o un ancora più arduo tentativo di vincere l’Europa League.

LE COLPEVOLI BUGIE – Nei giorni che hanno preceduto Milan-Roma ci sono state la fine del mercato e l’elezione del presidente federale durante la quale sono state fatte fare al presidente di Lega A Simonelli e a quello della Fifa Infantino, oltre che all’immancabile sindaco Gualtieri, roboanti esternazioni sul progetto ultra miliardario di Pietralata. In assenza della proprietà della Roma (che non dice una parola sullo stadio da quasi un anno) i patetici immobiliaristi hanno cercato di affiancare al sindaco, che è rimasto l’unico portavoce di Pietralata, nuove reclute come, appunto, Simonelli che si è sbilanciato sulla data di apertura, e Infantino che, tra una botta a Ceferin dell’Uefa e una a Gravina cui ha ricordato che sono due mondiali che fallisce, ha detto che il nuovo impianto “è meraviglioso”. Chissà cosa ha visto.                                                   Intanto la Roma chiudeva un mercato condizionato dal Fair Play Finanziario che le impone pesanti limiti, la cui povertà tecnica è emersa clamorosamente a San Siro dove il Milan ha subito schierato la sua batteria di fuoriclasse, mentre la squadra giallorossa subiva con inesorabile stridente contrasto la differenza di qualità. E’mai possibile che si continui a favoleggiare di inutili progetti faraonici di una Società che, avendo il peggior bilancio economico di tutta la Serie A, non può comprare neanche un calciatore decente, ammesso che qualche suo dirigente sia capace di individuarlo?

L’AVVOCATO D’UFFICIO – Un’amara conferma di ciò si è avuta subito con la conferenza pre-Venezia. Negli ultimi tempi Ranieri era già apparso contrariato e rassegnato come se si fosse reso conto di aver già fatto il massimo e non poter ottenere niente di più. L’organico è questo, il mercato è stato questo senza possibilità di miglioramenti, la Società è questa. Per non parlare dell’ambiente, stampa, contorno, chiacchiericcio. Così non è stato bello dover sentire l’allenatore fare il difensore di Friedkin come i classici avvocati d’ufficio che si rimettono alla clemenza della Corte. Non è il suo ruolo. Ci deve pensare Friedkin a difendersi e a spiegare se sente il bisogno di dare spiegazioni sul bilancio, sul monte ingaggi, sui faraonici contratti quinquennali fatti a sproposito, sul Fair Play Finanziario mai del tutto rispettato, sulle multe e le limitazioni imposte dall’Uefa che si è pure divertita a pesticciare la Roma con subdoli arbitraggi. Spieghi all’Uefa e a noi perché i suoi dirigenti, mentre compravano Vina e Shomurodov a cifre abnormi, regalavano gratis ai concorrenti Dzeko, Pedro, Mhkitarian e ancora Florenzi, Nzonzi, Matic, Zappacosta, Calafiori, pagando, talvolta, addirittura incentivi e buonuscite (perfino a Karsdorp), sprecando risorse in scommesse perse in partenza come Renato Sanches. Si assuma Friedkin in prima persona la responsabilità di aver scelto dei pessimi amministratori che hanno gestito malissimo il bilancio della Roma, le sue risorse, le sue entrate, le sue spese, con anni e anni senza uno sponsor principale e un tourbillon di “head” e “chief” manager presi e licenziati dopo pochi mesi e sempre dopo aver fallito l’obbiettivo.

LA ROMA NON SI DISCUTE – La sua proprietà sì. Cioè: la Roma si ama a prescindere. I suoi proprietari e i suoi dirigenti solo se fanno bene il loro dovere. Nei quasi 100 anni di vita ce ne sono stati di buoni e di cattivi. Quelli di oggi appartengono al secondo gruppo.

COSI’ NON VA – Era successo a Mourinho, poi a De Rossi, ora a Ranieri: l’allenatore rimane l’unico punto di riferimento, dentro e fuori la squadra, dentro e fuori Trigoria, dell’intera Società totalmente assente. Tutta la comunicazione ricade su di lui. La proprietà si è defilata dopo aver cambiato e ricambiato amministratori incapaci, incompetenti, inadeguati che hanno mandato allo sfacelo i conti della Roma. Dirigenti di alto livello che pure hanno beneficiato di compensi astronomici hanno lasciato bilanci disastrosi e disastrati. Dovevano trovare le risorse e non le hanno trovate; dovevano alleggerire le spese e le hanno appesantite. Però se ne sono andati anche con la buonuscita.

STRATEGIE SBAGLIATE – Se l’australiano Ryan (che, comunque, è stato rivenduto) e l’arabo Saud occupano posti da extra-comunitari, significa che o prima o dopo sono state sbagliate le strategie su cui si è impostata la costruzione dell’organico. Il vero problema è l’improvvisazione con cui si muove tutta la Roma.

INSODDISFAZIONE – Il mercato di gennaio deve essere stato ritenuto assai insoddisfacente da Ranieri se a Milano ha schierato Celik titolare. Una scelta difficilmente comprensibile per la quale avrà avuto le sue buone motivazioni che, però, all’esterno sfuggono ai più.

SCORIE DI MERCATO – Il disastroso mercato estivo fatto da Ghisolfi e Souloukou ha lasciato un’enorme quantità di scorie nocive come la lista Uefa, in cui figurano ancora Saud e Sangaré e non si sono potuti aggiungere Salah-Edddine e Gourna-Douath, o come l’approssimativa operazione di scambio tra Abraham e Selmaekaers col Milan che presenta grossi rischi economici e tecnici per la Roma.

BUOTEMPONI RECIDIVI – Del resto solo i buontemponi della Gazzetta potevano promuovere con un “6,5” il mercato di gennaio della Roma: in proporzione quello del Milan meriterebbe almeno 150. Per loro c’è l’aggravante delle recidività: dopo aver eletto per due anni Tiago Pinto “Principe del mercato”, anche questa estate avevano promosso Ghisolfi a pieni voti. Non avranno mica sbagliato mestiere? 

L’ULTIMO DENTRO O FUORI – Sfumata ancora una volta quella Coppa Italia che scioccamente qualche anno fa era definita con ironia “porta-ombrelli”, c’è rimasto solo il play-off col Porto per restare dentro l’Europa League con un cammino ancora impegnativo se non proibitivo. In campionato il distacco dai posti che valgono esigerebbe non solo una ininterrotta cavalcata di 14 partite, ma anche la flessione delle squadre che stanno davanti, Milan Bologna e Fiorentina, più vicine, di Juventus e Lazio. 

SENZA SCUSE – Se, come ha detto Ranieri, a gennaio non si poteva fare di più per le imposizioni Uefa, in estate non c’erano limiti se non l’incapacità: sconfessati gli acquisti di Ryan, Le Fée, Dahl, Hermoso, subito scaricati, oltre che di Saud e Sangaré rimasti sul groppone a ingolfare la lista Uefa. Ma la dimensione delle capacità operative viene da un altro esempio: l’infortunio a Scamacca ha costretto l’Atalanta a correre ai ripari prendendo in fretta e furia Retegui per poco più di 20 ml. Qualche giorno prima la Roma aveva preso Dovbik a quasi 40. Non è solo un problema di soldi o di Fair Play Finanziario.

LA RIDUZIONE DELLE SPESE – Bisogna ridurre le spese ha detto Ranieri. Un piccolo suggerimento: che ci va a fare appresso alla prima squadra un ragazzo di 17 anni che avendo davanti nel suo ruolo oltre a Mancini, Rensch e Saelmaekaers, anche Saud e Celik, non giocherà mai (e, infatti, non ha mai giocato)? Si potevano mettere nel salvadanaio di Trigoria almeno i soldi di aerei, treni, pasti, alberghi di 19 trasferte. Non tanto ma sempre “mejo de gnente” per dirla alla romana.

BANCARELLA – Più che a un vero e proprio mercato è sembrato che Ghisolfi sia andato a una bancarella, di quelle in cui non ci sono articoli di marca o di lusso, ma qualcosa a basso costo, magari scartato da qualche ex proprietario insoddisfatto, che, però, non si sa mai, potrebbe essere utile. L’incerta ma auspicabile e, comunque, eventuale utilità, sarà la chiave di lettura dell’operazione. Se, in qualche modo, questi calciatori potranno essere utilizzati da Ranieri, la bancarella sarà servita a qualcosa, altrimenti saremo di fronte ad un poco gradito bis del mercato estivo. In effetti sono già stati impiegati Rensch, Gourna-Duath e Nelsson.

GIOCO D’AZZARDO – L’esito di queste operazioni di gennaio assomiglia a un gioco d’azzardo, o a una scommessa al buio. Si deve sperare che Nelsson sia migliore di Hermoso, Salah-Eddine di Dahl, Gourna- Duath di Le Fée. Certamente i limiti imposti dal Fair Play dell’Uefa hanno condizionato i movimenti, ma, forse, proprio per questo, sarebbe stato più semplice andare sul sicuro con calciatori, sempre ai margini del progetto tecnico del club di appartenenza, ma almeno più collaudati ed esperti nella nostra Serie A: Biraghi e Calabria tanto per fare un esempio. Ora bisogna augurarsi che non sia un altro bluff come in estate.

IL FLOP DEGLI ESPERTI – Dopo un mese di stucchevole aria fritta, il mercato invernale della Roma si è concentrato nelle ultime 8-10 ore con gli ultimi documenti consegnati a pochi minuti da mezzanotte. Nessuno dei nuovi acquisti era mai stato nominato dai cosiddetti esperti che si erano gingillati ogni giorno con trattative a un passo dalla conclusione, con calciatori che spuntavano come funghi e con Ghisolfi che continuava ad accelerare. Non ne hanno azzeccato neanche uno: un flop da maldestri più che da esperti.

FISCHI INGIUSTIFICATI – Preoccupante e dilagante fenomeno del tifo romanista: i fischi ai giocatori, sia in organico come Pellegrini, Mancini, Cristante, sia ex come Lukau o Zaniolo e Abraham protagonisti della vittoria nella Conference Cup. Non c’è alcuna ragione per questi fischi ingiusti e ingiustificati che contrastano maledettamente con la nobile tradizione e la storia del tifo romanista.                                                                                                                                                                    La preoccupazione è accentuata dalle vicende generali del tifo calcistico non solo con l’aumento dei provvedimenti restrittivi di chiusura di settori e divieti di trasferte, ma anche con inchieste giudiziarie che coinvolgono diversi esponenti delle curve in gravissimi fatti.     

DISARMO TOTALE – C’era una nobile tradizione anche nel settore giovanile che ha prodotto un gran numero di calciatori bravi e talvolta campioni, che hanno arricchito il patrimonio tecnico ed economico della Società. L’assenza e l’insipienza degli attuali proprietari e dirigenti sta mandando tutto in malora per cui ben sei giovani dell’attuale Primavera su cui si è a lungo investito con buoni risultati come dimostra la classifica del Campionato, potranno andarsene gratis a parametro zero senza alcun ricava per la Roma a fine stagione: Marin, Levak, Golic, Romano, Mannini e Misitano. Finiti i tempi di Guarnacci e De Sisti, Orlando e Menichelli, Giannini e Di Bartolomei, Totti e De Rossi, Bruno Conti calciatore e dirigente. Finiti anche i tempi in cui Mourinho valorizzava i “bambini” ed entravano nelle casse fior di milioni.    

E LO CHIAMANO SPORT – Nonostante Gabriele Gravina abbia ottenuto il terzo mandato consecutivo alla Federcalcio col 98,68% dei voti che perfino nella vecchia Bulgaria comunista avrebbero ritenuto esagerato, nel suo primo proclama ha detto di aver dovuto smascherare menzogne, complotti, calunnie e tranelli per superare incomprensioni e miopie corporativistiche. Più che un’elezione sportiva sembra una lotta per impadronirsi del potere politico-economico. E, forse, è proprio così.                                                                   Altre considerazioni: dopo quattro mandati è escluso dal governo federale Lotito (neanche presente alle elezioni) che, per ora, in attesa di eventuali sviluppi processuali, ha perso la sua battaglia contro Gravina ed ha pure rotto l’alleanza con De Laurentiis, oltre ad aver già perso l’elezione per la Lega di A dove non c’è più il “suo” Casini, ma Simonelli ex ragioniere Fininvest presentato da Galliani.                                                                                                                       Pressoché inesistente la Roma (c’erano Vitali e Ghisolfi) la cui rilevanza politica è ormai sotto zero.

12 CONTRO 11 – È quanto accaduto in Olanda, nella 21^ giornata di Eredivisie, nel match tra Heerenveen e Fortuna Sittard che proprio in quel minuto di irregolare superiorità per un doppio cambio non controllato dall’arbitro, ha guadagnato un corner da cui è scaturito il pareggio. Anche da noi talvolta si gioca 12 contro 11, ma in genere l’uomo in più ha la divisa di arbitro.

ANALFABETISMO FUNZIONALE – Rilevato da recenti studi che ne hanno appurato la dilagante diffusione in Italia, questo tipo di analfabetismo riguarda l’incapacità o l’estrema difficoltà a comprendere e usare il giusto significato delle parole di un testo. Il giornalismo sportivo (e non) ne è pieno, dalla coreografia delle curve all’inerzia della partita, dal rischia di vincere al paventare, dal tira col mancino alle mezzale, dal mi auspico ai calci d’angoli, è tutta una sequenza di strafalcioni di analisi grammaticale, logica e di contenuto. A questa sciatteria linguistica si è accodata Trigoria, cioè gli estensori dei comunicati della Roma. Ultimo esempio: quello dell’arrivo di Salah Eddine che si era affermato “… nelle fila del Twente”. Ovviamente si dice “file”, plurale di fila (entrare nelle file di un esercito, di un partito, di una associazione, di una squadra, eccetera) e non “fila” che è il secondo plurale di filo che si usa per indicare le trame, talvolta di un complotto: tirare le fila di qualcosa cioè dirigere e guidare un’iniziativa, oppure macchinare o complottare.

About Author

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *