Settembre 16, 2024

di Roberto Cerrone

Gyula Zsengeller, nato nel ciclone della prima guerra mondiale, il 27 dicembre 1915 a Cegled che allora era facente parte dell’Impero Austro Ungarico degli Asburgo (nel 1867 dopo un accordo con la nobiltà Magiara). Già prima di affrontare la scuola, Gyula si trovò ad essere solo Ungherese, infatti la fine della guerra comportò lo scioglimento di quella che era la seconda più grande nazione Europea e oggi i suoi territori hanno dato vita o hanno semplicemente implementato ben 13 nazioni. Molti degli stessi Ungheresi, si ritrovarono con la loro lingua e la loro cultura in stati diversi ma qui entriamo in argomenti diversi.

Il nostro Gyula Zsengeller gioca da interno in quello che era il sistema di gioco allora, quindi offensivo ma con capacità oltre il comune di capire il gioco e il suo sviluppo. Inizia a calciare in squadre minori fino ad approdare a Budapest con l’Ujpest e qui già abbiamo un segnale, l’Ujpest è la prima squadra che la neonata Roma affrontò il 17 luglio 1927 al Velodromo in quella che fu la prima gara ufficiale della nostra storia.

Con l’Ujpest Zsengeller arriva a diventare uno dei più grandi marcatori europei, alcuni libri storici lo dicono 3° in tutti i tempi, sicuramente lo era in quelli suoi. Solo con l’Ujpest è capace di segnare, in campionato, 368 gol in 301 gare, vincendo diversi titoli ed era nella squadra che nel 1939 vinse la mitropa Cup, una specie di coppa dei campioni che giocavano le squadre dell’Europe centrale come l’Italia, l’Austria, l’Ungheria, la Cecoslovacchia, la Jugoslavia e a volte la Romania. Per l’Italia due vittorie entrambe del Bologna.

Gyula è in campo, con la maglia della sua nazionale, nella finale di coppa del mondo di Parigi 1938, Italia-Ungheria. Vinse l’Italia per 4 a 2 e abbiamo un altro segnale, l’allenatore di quella Ungheria era Alfred Schaffer che verrà, poco tempo dopo, da noi portandoci al primo scudetto Romanista.

La guerra porta rovina e interrompe tante carriere calcistiche, passano anni senza giocare ma il nostro Gyula si fa trovare pronto quando la guerra finisce. Nel 1947 è ancora tesserato per l’Ujpest, ha 32 anni che non sono pochi per un’atleta in quei tempi, ma è il più forte dalle sue parti. La Roma, in quel 1947 ha come allenatore Senkey, ungherese anche Lui, che convince la società ad acquistarlo. Grazie alla sua tarda età, gli è permesso di uscire dal suo paese per giocare all’estero.

Nella Roma trova diversi ex campioni d’Italia come Amadei, Andreoli, Brunella e Risorti, e trova Francalancia nato nel suo stesso giorno ma un anno dopo. La sua classe cristallina è sempre presente e quando si accende in campo la Roma ne beneficia, ma non sempre l’accensione avviene. Gioca 28 delle 40 gare di campionato facendo 5 gol, il primo alla Pro Patria nella sua seconda gara da titolare, le altre alla Lucchese (2), all’Alessandria (2). Peggio l’anno dopo, solo 6 presenze e un unico gol, alla Fiorentina.

Una nota a margine, quando Lui segna la Roma non perde mai. Nelle poche partite giocate nella sua seconda stagione, ci sarà anche Inter Roma con Amadei in campo con i milanesi, i due avevano fatto subito amicizia e dormivano in camera insieme nei ritiri o nelle trasferte. Probabilmente è Amadei che conia il titolo di professore per Zsengeller, dovuto più che alle doti in campo alla grande cultura in possesso del giocatore ungherese capace di parlare anche il Latino.

Ottiene lo svincolo da noi e si accasa all’Anconitana in quei tempi scesa in C, in una stagione gioca 30 gare, fa 18 gol e consegna la promozione in B ai marchigiani. Le sue ritrovate capacità fanno sì che la sua nazionale lo convochi ma Lui, nel timore di tornare in Ungheria, in quei tempi stava calando la cortina di ferro, siamo nel 1950, rifiutò come altri compagni che giocavano all’estero da tempo. Venne squalificato per due anni e la squalifica valeva anche per l’Italia.

A Roma si trovò a giocare dalle parti del Bettini Quadraro in una squadra chiamata Hungaria FC Roma, formata da altri Ungheresi ormai apolidi. Giocarono solo gare amichevoli anche all’estero come in Colombia, dove la squalifica non valeva e dove emigrò a giocare gli ultimi scampoli da centrocampista e iniziare una carriera da mister che lo porterà in tante parti del mondo con anche un ritorno in Italia nel Cosenza, in più riprese, Salernitana e Ravenna. Le ultime squadre che guidò erano nell’isola di Cipro dove cesserà di vivere il 29 marzo 1999.

Assurto a eroe calcistico nella sua Ungheria, ci fu la richiesta, esaudita, di riportare la sua salma in patria e nella sua città natia, questo avvenne nel 2013.

Auguri giramondo, professore a Roma.

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