Novembre 21, 2024

Come una «vicissitudine» bruniana, o come uno dei tanti episodi delle Metamorfosi di Ovidio, le dee si trasformano in giganti. Toccherà a loro, stavolta, non difendere il potere, in apparenza eterno, bensì assaltarlo. Sabato, infatti, alle ore 14, 30, si disputerà l’incontro di calcio Juventus-Roma, valido per la sedicesima giornata del campionato di seria A femminile. Contro tutti i pronostici, il campionato si è riaperto e se le Lupe dovessero vincere a Torino aggancerebbero le bianconere in testa alla classifica. Bianconere sempre fortissime, ma non più dominatrici assolute. Alcune partite vinte con il minimo scarto, altre vinte con fatica. Eppure con una rosa da brividi, un portiere strepitoso, non ce ne voglia Laura Giuliani, e poi il nostro amore perduto, Agnese Bonfantini, la guerriera. Parlare di Gama, Girelli e Bonansea è quasi superfluo. Ma superflue sono le parole da giornalista o da critico. La prosa qui necessariamente diventa verso, lirica, la cronaca storia o leggenda. Da sempre il tifoso romanista sogna di ribaltare le gerarchie, sovvertire ogni fato. Perché poi si sa, a Roma uno scudetto dura vent’anni ed anche una coppa Italia assume i tratti dell’epopea. Le Lupe, tuttavia, dovranno avere una mentalità diversa, la mentalità di una squadra consapevole della sua forza, della coesione che si mostra fra i suoi reparti e del suo ‘diritto’ sportivo a lottare per vincere. Mancherà Ciccotti, di nuovo vittima di un grave infortunio ai legamenti, ma non mancheranno le opzioni. Bartoli centrale difensiva è una certezza e l’Andressa vista contro l’Inter può mettere davvero paura. Sarà interessante valutare la conferma di Greggi che si è rivista inesauribile a martellare nelle due fasi come non la si vedeva da tanto. Poi c’è Haavi, ormai una giocatrice a trecentosessanta gradi. Sarà una sfida fra grandi giocatrici, che metteranno in mostra la loro tecnica, sarà bel calcio. Nell’opinione di chi scrive, sarà decisiva, nonostante quanto si è appena detto, l’aggressività. Se alla Juve si lascia il predominio territoriale e la sicurezza in se stessa, non lascia scampo. Si dovrà avere il coraggio di un pressing non soltanto difensivo, e il coraggio della verticalizzazione immediata e del tiro, anche dalla distanza. Ancora Serturini, sfortunata domenica scorsa può fare la differenza. Indirizzare il match potrebbe essere decisivo. Ma nessun tecnico vuole essere profeta. Il calcio è gioia ed emozione, soprattutto quando la vita affatica e lascia la fine dei giorni con la schiena curva. L’umanità soffre la guerra ora e tutto questo è ben poco, tutti lo sappiamo. Ma tutto è ben poco, se non lo si custodisce con la speranza che non muoia. E noi sappiamo che Le Lupe, dee o giganti, quale che sia il loro ruolo, non muoiono, perché le loro urla, i loro abbracci sono una gioia atavica, catartica che nessun materialista potrà mai spiegare. Vogliamo vederle combattere. Oggi, domani, sempre. Se accadrà, nessuno ci distinguerà da loro. E, forse, cadrà un antico regno. 

Pietro Secchi                     

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