Mario Renosto
di Fabrizio Grassetti
Mario Renosto, nato a Venezia il 15 giugno 1929. Oltre allo stesso, sono stati 13 i calciatori nati a Venezia e Provincia che hanno disputato partite ufficiali con la Roma: Mario ARDIZZON, terzino nato a Chioggia nel 1938; Erminio ASIN, terzino nato a Venezia nel 1914; Giacomo CHINELLATO, terzino nato a Favaro Veneto nel 1955; Franco DORI, ala nato a Ghirignago nel 1943; Fabio ENZO, centravanti nato a Cavallino nel 1946; Manuel GEROLIN, centrocampista nato a Mestre nel 1961; Domenico PENZO, attaccante nato Venezia nel 1971; Giovanni PERISSINOTTO, ala nato a Fossalto di Piave nel 1925; Angelino ROSA, terzino nato a Venezia nel 1948; Elvio SALVORI, centrocampista nato a Noventa di Piave nel 1944; Pietro SERANTONI, centrocampista nato a Venezia nel 1906 campione del mondo ne 1938; Angelo SPANIO, centrocampista nato a Venezia nel 1939; Renzo VENTURI, terzino nato a Portogruaro nel 1928.
L’ala veneta esordì giovanissimo con il Venezia nel campionato misto serie A e B nella stagione 1945-1946. Con la squadra della sua città natale rimase a giocare fino al 1950, quando venne acquistato dal Milan. Nel campionato 1950-1951 con i rossoneri scese in campo in 28 gare realizzando 5 reti, laureandosi campione d’Italia insieme a bravi giocatori come Buffoni, Silvestri, Annovazzi, Bonomi, Burini e Tognon, nonché ai campioni Green, Liedholm e Gunnar Nordahl. nel Milan rimase anche nella stagione successiva.
La neopromossa in serie A Roma, per il campionato 1952-1953, fece un’importante campagna acquisti tesserando, con una spesa complessiva di 145 milioni, i difensori Azimonti e Grosso, le mezz’ali Pandolfini, dopo Jepsson, acquistato dal Napoli del comandante Achille Lauro dall’Atalanta per la cifra record 105 milioni – quando lo svedese al Vomero cadde in terra ci fu chi gridò “è caduto o banco di Napoli”- fu il trasferimento più costoso dell’anno , e Bronee’, nonchè l’ala RENOSTO.
Si avvalse inoltre, dei ritorni del portiere Tessari e dell’ala Lucchesi dai rispettivi prestiti con Fiorentina e Lucchese.
Con la nuova rosa la Roma iniziò il campionato in maniera sfolgorante. Nelle prime otto giornate, contrassegnate da 5 vittorie e tre pareggi, rimase sempre in testa alla classifica. Mario Renosto fu titolare inamovibile. L’allenatore Mario Varglien lo impiegò all’ala sinistra dell’attacco formato da Lucchesi, Pandolfini, Galli, Bronèe e appunto RENOSTO. Ma non fu solo il reparto offensivo a funzionare, fu soprattutto il gioco collettivo della Roma a suscitare ammirazione da parte della critica ed entusiasmare i tifosi giallorossi. Dopo Roma-Como 3-0 del 19.10.1952, con i tre gol romanisti realizzati tra i minuti dal 36’ al 44’ del primo tempo, il giornalista Rizieri Grandi sulla rivista Il Calcio e Ciclismo Illustrato scrisse “… c’è da dire che quando la Roma si è lanciata è stato come un fiume in piena veemente e impetuoso. Non ci sono dighe che possano resistere a tanto. Uscendo fuori di metafora diremo che in quei 9 minuti che hanno fatto tremare il Como c’è parso di rivedere la manovra del grande Torino. La fredda insistenza e l’incalzare della manovra ci sono parsi come già visti e la memoria è andata ai vecchi campioni granata.” Il 19.11.1952, all’ottava giornata di campionato la capolista Roma affrontò in casa l’Udinese. I giocatori friulani si distinsero per le tante scorrettezze che caratterizzarono i loro interventi. Renosto fu la prima vittima di questo gioco duro. Al 44 minuto del primo tempo venne colpito con forza al ginocchio da un avversario e fu costretto a lasciare il campo portato a braccia dai compagni. Nella ripresa rientrò sul terreno di gioco, rimanendovi, ad intervalli, solo per pochi minuti. Quando anche Galli messo K.O dai difensori dell’Udinese, fu costretto a lasciare il campo, la Roma rimase in nove uomini e la partita terminò 2-2. Dopo questa partita il campionato dei giallorossi proseguì a fase alterne, con alcune punte altissime. Il risultato finale fu un sesto posto, positivo per una neopromossa. Il campionato di Renosto, purtroppo, a causa della gravità dell’infortunio descritto, terminò con questa partita. Si rivedrà in campo solo il 4 giugno 1953 nella partita amichevole Roma-Charlton finita 4-2, disputata nel nuovo stadio Olimpico davanti a 55.000 spettatori. L’incontro era stato organizzato per presentare al pubblico il neo acquisto Alcide Ghiggia, campione del mondo del 1950 in Brasile, che, nonostante fosse appena giunto dall’Uruguay, volle restare in campo per tutti i 90 minuti. Per la cronaca Renosto si mise in grande evidenza realizzando 2 gol.
La stagione calcistica 1953-1954 iniziò per la Roma con una tourneè in Venezuela per partecipare alla Coppa del Presidente della Repubblica del Venezuela. La comitiva giallorossa era composta da 18 giocatori. Nel torneo si affrontarono in partite di andata e ritorno le squadre della Roma, del Corinthians e del Barcellona. La vittoria di prestigio per 4-2 sul Barcellona del fuoriclasse Kubala illuminò la tournèe, che fece felici i nostri connazionali, che si strinsero con straripante entusiasmo al fianco della squadra. La Roma nell’occasione, rappresentando l’Italia, sfoggiò sulle maglie lo scudetto tricolore. Dopo poche partite di campionato all’allenatore Varglien venne affiancato il trainer inglese Jesse Carver. A causa di una difficile convivenza Varglien dette le dimissioni dopo l’ottava giornata di campionato. Precedentemente aveva impiegato Renosto in quattro partite. Il 27.9.1953 l’ala, alla terza giornata, aveva segnato la sua prima rete romanista in campionato. Il gol così venne descritto dal cronista del Calcio e Ciclismo Illustrato: “…. la Roma si è fatta minacciosa e Renosto al 43’ poteva cogliere la prima rete della giornata. In verità il merito non è stato di TOCETO in quanto gli è capitata proprio a portata di piede una palla che era stata lavorata da Ghiggia fin nei pressi dell’area di porta”. Forse una vendetta per l’infortunio subito l’anno precedente? C’è da pensarlo, considerato che la seconda ed ultima rete delle solo due realizzate in campionato da Renosto è stata quella messa a segno contro la stessa Udinese nella gara di ritorno, che fu per lui anche l’ultima in giallorosso. La Roma concluse poi il campionato, così come l’anno precedente, al sesto posto con gli stessi 36 punti. La squadra fu artefice di diverse ottime prove. Dopo aver vinto a Bologna per 2-1, nella successiva trasferta superò anche il Milan a San Siro, sempre per 2-1, mettendo in mostra un gioco spettacolare. Nel libro Storia Illustrata della Roma, l’autore Ezio Saini, ha riportato quanto scritto dal milanesissimo Gianni Brera su questa gara “La Roma giocò il miglior calcio da noi veduto quest’anno. Estro, fantasia, decisione, potenza, duttilità di schemi e di manovre; adeguamento ideale alle condizioni del terreno. E il Milan a difendersi col fiato mozzo. La Roma ha vinto con pieno merito”. Da ricordare anche che la Roma è stata la prima squadra della Capitale ad aggiudicarsi un derby all’Olimpico. Il 18.4.1954 Lazio-Roma terminò 2-1 per i giallorossi. In queste partite Renosto non scese in campo.
Il “Toceto”, così soprannominato per la sua passione per il cibo ed in particolare per il sugo con il quale si condisce la polenta, aveva la caratteristica di involarsi sulla fascia sinistra del campo per poi servire i compagni. Raramente puntava la porta avversaria per segnare. Queste caratteristiche non vennero ritenute indispensabili per la squadra che aveva bisogno di un realizzatore ed il calciatore, al termine della stagione, venne ceduto al Novara, sostituto da Stefano Nyers, già capocannoniere con 26 reti del campionato italiano con l’Inter. Il curriculum romanista finale di Mario Renosto recita 14 partite di campionato giocate e 2 reti realizzate.
Dopo la stagione 1954-1955 trascorsa con la squadra piemontese, giocò dal 1955 al 1958 nella Triestina. Gli ultimi anni di carriera li spese nel Messina e nel Novar Pordenone in C e Sangiovannese in D, per iniziare poi ad allenare tra le altre le squadre della Virtus Pesaro e della Triestina. Rimase poi a vivere a Trieste, diventandone cittadino d’adozione. Coltivò la sua passione per lo sport attivo, giocando a tennis ed in questa disciplina, dopo avere intrapreso la professione di giornalista, vinse un campionato mondiale di doppio della categoria pubblicisti-giornalisti. A causa di una brutta caduta in casa, nella quale sbatte forte la testa, ed il conseguente ricovero ospedaliero morì a Trieste il 14 novembre1988.