Paulo Roberto Falcao
di Fabrizio Grassetti
Paulo Roberto Falcao è nato il 16 ottobre 1953 in Brasile ad Abelardo Luz Xanxeré nello stato di Santa Caterina, terzogenito di papà Bento – in italiano Benedetto – camionista di origine portoghese e di mamma Azise, sarta di origine italiana. Nel 1954 la famiglia Falcao si trasferì nella periferia di Porto Alegre. I fratelli maggiori Pedro ed Ilza fecero compagnia al piccolo Paulo Roberto nella Villas Niteroi, agglomerato urbano composto da un solo palazzone che di fatto era un quartiere autosufficiente, con ampio cortile interno dove i bambini potevano giocare a calcio e con vicino una parrocchia, nonché un grande mercato alimentare.
Al compimento del sesto anno di età il padre, tifosissimo dell’Internacional, regalò un paio di scarpini al piccolo di casa che già aveva manifestato passione per il pallone. Quando i genitori ad un Natale gli fecero trovare sotto l’albero come regalo un camion giocattolo, Paulo Roberto disse loro che Babbo Natale si doveva essere sbagliato perché lui aveva chiesto un pallone.
Papà Bento lo portò ad undici anni a fare un provino nella squadra del cuore che il piccolo superò brillantemente. Da lì iniziò la sua carriera nel settore giovanile dei colorados, come vengono chiamati i giocatori dell’Internacional di Porto Alegre.
A tredici anni, insieme a tutti i giovani di questo vivaio, Falcao collaborò manualmente alla costruzione del nuovo stadio Beria Rio, poi inaugurato nel 1969 con una partita amichevole tra i padroni di casa e gli acerrimi rivali concittadini del Gremio battuti per 3-0.
Falcao visse l’evento sul terreno di gioco come raccattapalle. Nel 1972, non ancora diciannovenne, venne lanciato in prima squadra dall’allenatore Dino Sani, già straordinario calciatore del Milan, che gli assegnò la maglia numero 5 con la quale lo stesso anno il calciatore disputò 34 partite.
Il successivo tecnico Rubens Minnelli lo confermò titolare inamovibile.
La carriera di Falcao proseguì di successo in successo. A livello di squadra vinse il campionato gaucho nel 1973, 1974, 1975, 1976 e 1979 e quello brasileiro nel 1975, 1976 e 1979. A livello individuale, dopo aver vinto nel 1975 la Bola de Prata come miglior centrocampista del Brasile, vinse nel 1978 e nel 1979 la Bola de Ouro quale miglior giocatore dell’anno di tutto il Brasile. Il 21 febbraio 1976 fece il suo esordio nella nazionale maggiore.
Nel 1980, riaperte in Italia le frontiere ai giocatori stranieri, dopo 14 anni di chiusura, Falcao venne acquistato dalla Roma per la somma di 1.700.000 dollari USA. Il giocatore ottenne un contratto triennale di 300.000 dollari USA a stagione, oltre ad un alto stipendio mensile ed a diversi altri benefit. La scelta, su forte pressione di Liedholm, alla fine cadde sul campione gaucho, perché ritenuto più idoneo al calcio europeo di Zico e più utile per il suo ruolo di regista di Krol, altri giocatori che erano stati trattati contestualmente al brasiliano dal Presidente Viola.
Il contratto tra la Roma e l’Internacional venne firmato a Porto Alegre il 25 luglio 1980 e ufficializzato il successivo 28 luglio. Il 10 agosto 1980 Paulo Roberto sbarcò a Roma all’aeroporto di Fiumicino accolto da diecimila tifosi entusiasti per il suo arrivo. Forse per il fascino che i calciatori brasiliani hanno sempre avuto in Italia ed in particolare a Roma o per le prime immagini che avevano cominciato a circolare sulle prodezze di Falcao e non ultimo per i giudizi che sullo stesso calciatore aveva dato l’allenatore giallorosso svedese, Paulo Roberto venne subito circondato dalla passione dei tifosi romanisti nonostante che pochi di questi l’avessero visto giocare.
Il giorno successivo venne organizzata all’Hotel Pamphili una conferenza stampa di presentazione con troneggiante alle spalle del palco la scritta floreale “Falcao bemvindo”. Il primo contatto con la squadra giallorossa lo ebbe a Parma quando venne presentato ai compagni con i quali disputò una partitella di allenamento realizzando un gol straordinario. L’esordio ufficiale avvenne invece il 30 agosto 1980 nell’amichevole della Roma contro la sua ex squadra dell’International. Il risultato finale fu di 2-2. La curva sud lo accolse con il maxi striscione “GLORIA A TE O REJ FALCAO IL CUORE DI TUTTI NOI È CON TE”.
La squadra romanista nel campionato dell’’esordio del brasiliano del 1980-81, quello del famoso gol annullato a Turone con lo scudetto “rubato” dalla Juventus, con l’innesto del fuoriclasse, si classificò al secondo posto e vinse la quarta Coppa Italia. Nel torneo successivo si classificò terza. Nel 1982-83 la Roma conquistò finalmente lo scudetto e nel 1983-84 ottenne il secondo posto, fu finalista della Coppa dei Campioni e vinse la sua quinta Coppa Italia.
Nel campionato 1984-85, a causa di un grave infortunio al ginocchio, giocò solo quattro partite. Falcao disputò complessivamente con i giallorossi 152 gare (107 in campionato, 22 in Coppa Italia e 23 nelle competizioni europee) segnando 27 gol (22 in campionato, 1 in Coppa Italia e 4 nelle competizioni europee). Questi numeri non rendono però la grandezza dello straordinario fuoriclasse.
Paulo Roberto Falcao, presente in ogni zona del campo, era dotato dell’eleganza del Kaiser Franz Beckenbauer, aveva la sagacia tattica e la visione di gioco di Juan Alberto Schiaffino, una mobilità anche superiore a quella di Alfredo Di Stefano, una personalità illuminante ed possedeva il carisma dei più grandi giocatori di tutti i tempi.
Giocatore universale, radar e cervello della squadra, si mise al servizio dei compagni che grazie a lui migliorarono le proprie prestazioni.
Pur avendo doti tecniche straordinarie effettuò dei “numeri” solo quando necessario. I suoi lanci millimetrici, il suo maestoso incedere sul terreno di gioco a testa alta, i suoi smarcanti colpi di tacco – memorabile quello per Pruzzo che realizzò il gol del 2-0 in Roma-Fiorentina del 25 ottobre 1981 – , i suoi inserimenti in zona gol, i suoi interventi difensivi anche sulla linea di porta , i suoi palleggi eleganti, la sua abilità nel gioco aereo – nel solo campionato dello scudetto segnò 4 gol di testa tra i quali quello indimenticabile in Pisa – Roma 1-2 del 13 marzo 1983 – ed i suoi fantasiosi tiri sempre diversi con i quali calciava le punizioni – il portiere interista Bordon superato dal brasiliano con un tiro a sorpresa in Roma- Inter del 12 dicembre 1982 è ancora alla ricerca del pallone – sono ancora impressi negli occhi e continuano a scaldare il cuore di tutti quelli che hanno avuto la fortuna di poterlo ammirare.
La sua popolarità andò ben oltre i confini cittadini e, quando la Roma si recava in trasferta, gli alberghi dove alloggiava la squadra venivano “circondati” da una folla di ammiratori del campione, tifosi anche di altre squadre. Nel 2012, dopo la nomina a membro della Hall of Fame della Roma, Falcao dichiarò “Per la Roma e per i suoi tifosi provo un sentimento di amore eterno. Per un’atleta, per uno sportivo, non c’è orgoglio più grande di quello che suscita essere inserito nella squadra di tutti i tempi. La Roma ed i suoi tifosi sono sempre nel mio cuore”.
Non sappiamo chi sia stato, ma colui che per primo lo ha chiamato “Divino” ha saputo perfettamente cogliere le straordinarie qualità calcistiche del fuoriclasse brasiliano che ha saputo conquistare tutti i romanisti che con orgoglio l’hanno incoronato VIII RE DI ROMA. Ad arricchire questo articolo si trascrive il giudizio su Falcao espresso da Nils Liedholm in un’intervista rilasciata allo storico giallorosso Franco Bovaio, pubblicata nel libro AS ROMA 1982/83 VENTICINQUE ANNI DOPO, scritto dallo stesso Bovaio con Fabrizio Grassetti e Massimo Izzi, tutti componenti del Centro Studi UTR sulla storia della Roma.
LIEDHOLM: ERA IL MIO ALLENATORE IN CAMPO
“Anche Falcao, come molti altri calciatori che ho avuto, mi fu segnalata da mio figlio. Lo vidi giocare per la prima volta in una partita contro gli Stati Uniti, mi piacque, ma poi mi dimenticai di lui. Quando furono riaperte le frontiere, un italiano che conoscevo e che frequentava molto il Brasile me lo fece rivedere in una videocassetta. Il suo modo di stare in campo e di giocare mi convinse subito e così invitai il presidente Viola a venire a casa mia per visionare insieme quel filmato e decidere se prendere il giocatore o meno. Viola arrivò, vide il vhs una prima volta e stette zitto. Poi mi chiese di rivederlo e, convinto della forza del giocatore, mi domandò: E’ bravo, ma possiamo comprare un giocatore sulla base di un filmato? Questi si gli risposi io e poi sapete tutti come è andata. Molti hanno scritto che Falcao era il mio allenatore in campo e posso confermare che è vero. Con lui in squadra mi sentivo tranquillo perché era un giocatore molto bravo nel dare i tempi alla manovra: a tenere palla quando bisognava amministrare il, gioco; a velocizzare l’azione quando occorreva fare gol. Dopo avere smesso di giocare venne a trovarmi nella mia casa di Cuccaro per chiedermi se, secondo me, poteva diventare un bravo allenatore. Gli risposi che era la soluzione ideale per uno come lui che, già quando giocava, in pratica allenava. Dopo poco tempo lo vidi sulla panchina più importante, quella della nazionale brasiliana. E io che pensavo che avrebbe cominciato con i ragazzini”.