Questione di viscere
Non dite, non scrivete, non pensate che questa partita non conti o che sia addirittura un fastidio. Per quello che può sembrare uno strano scherzo del destino, il derby Lazio-Roma arriva soltanto all’ultima giornata del campionato di calcio femminile. E i verdetti sono già stati pronunciati: la Roma è in Champions League e la Lazio, Lotito dovrà riflettere sull’inspiegabile esonero di Carolina Morace, è retrocessa in serie B. Eppure a Roma, che sia maschile o femminile, non c’è derby che non si ricordi, non c’è derby che non conti tutto. Anche se domenica prossima c’è la finale di Coppa Italia, che davvero proietterebbe la Roma in una dimensione di club che sta faticosamente lottando per conquistare: un club che vince con continuità. Questo impegno orienterà sì le scelte di formazione di Spugna, che è tutta un rebus. Si immagina che ci sarà spazio per Lind, per Pettenuzzo, per Bernauer, per Borini, per Pirone, forse per Corelli. Ma sono solo ipotesi. Da tecnico si può affermare che non si prepara mai una grande sfida abbassando la tensione. Spugna, ma forse ci penserà Bartoli, dovrà far capire che sarà tutta una questione di lotta, di cuore. Di più, una questione di viscere. Perché, quando le maglie biancocelesti e giallorosse si incrociano, svanisce la stessa distinzione fra anima e corpo. Tutti i tifosi pulsano e fremono, precipitando in una sorta di trance in cui sognano una vita diversa, più bella. Sarà una favola, sarà un’ingenuità ma è l’ingenuità per cui vivono tutti quelli che amano il calcio. E nessuno o nessuna, perché le donne, per fortuna, sono sempre di più, vuole diventare più saggio o più saggia. Sono momenti, certo. Ma guai a chi li sottrae. C’è tanto destino in gioco domenica e anche la Lazio lotterà con ardore. Non è un caso il pareggio nell’ultima giornata contro l’Hellas, addirittura per 4-4. È segno di una squadra che non ha mollato e che farà di tutto per regalarsi un’ultima gioia che non sarebbe effimera. Come al solito dunque. Aspettiamo le Lupe e le loro grida che tante volte quest’anno ci hanno sorretto. Aspettiamo Serturini, sempre, che ha commentato con parole assolutamente consapevoli e mature, prima ancora che trasudanti amore, le sue cento presenze con la Roma. I tifosi impazzirebbero a un suo gol. Aspettiamo anche una gara di responsabilità e di intelligenza. Per concludere una stagione straordinaria e per incamminarsi verso quella che sarebbe un’apoteosi. Tutte sono chiamate, di nuovo, a far vedere cosa significhi indossare la Maglia, a muovere tutte le loro viscere per prime, senza residui. Consapevoli, sempre più consapevoli, che non saranno sole, ma saranno un solo tumulto con coloro che le amano.