Dicembre 3, 2024

Oggi, 20 febbraio, facciamo i nostri auguri a Sinisa Mihajlovic, nato a Vukovar 52 anni fa, nel 1969.

Sinisa arriva alla Roma nel 1992 e vi rimane nei due anni che segnano il passaggio della Roma a Franco Sensi nel 1993, inizialmente affiancato da Mezzaroma.

Lo consiglia il nuovo direttore tecnico, Vujadin Boskov, appena arrivato.

In quegli anni le società possono impiegare solo 3 stranieri in campo: la Roma ha in organico anche Caniggia, colpo di mercato, Haessler e Aldair.

Mihajlovic ha un gran fisico, un sinistro che può essere velluto e può essere ferro: micidiali sembrano essere i suoi calci piazzati, ha un tiro formidabile.

Fa vedere le sue potenzialità, ma nella Roma di quelle due annate fatica a trovare un ruolo e a imporsi: un po’ per la stessa limitazione delle presenze degli stranieri (solo la squalifica di Caniggia a fine campionato 1992-93 allentò il vincolo), poi per l’adattamento a un calcio, quello italiano, che richiedeva rapidità e corsa nel ruolo in cui Sinisa veniva impiegato, da mezzala sinistra.

In quegli anni, fino alla conversione del sor Carletto alla zona (in occasione del derby contro la Lazio di Zeman vinto 3-0) la Roma, la squadra che con Liedholm dal 1979 ha cambiato per sempre la storia del calcio italiano con il gioco a zona, aveva restaurato le marcature a uomo (Radice, Ottavio, Bianchi, Boskov, il primo Mazzone appunto); particolarmente sacrificati potevano risultare alcuni giocatori di centrocampo più talentuosi, come Mihajlovic, che in un Roma Inter fu costretto da Mazzone a seguire Fontolan a tutto campo.

Nel primo anno, la Roma di Boskov arriva decima; l’anno successivo, la prima Roma del presidente Sensi, affidata a Mazzone, conclude settima, ma solo grazie a un bellissimo finale di stagione, dopo 14 partite senza vittorie.

Seppure senza poter esprimere il suo potenziale, Sinisa Mihajlovic ci ha lasciato qualche ricordo importante.

Il suo unico gol in campionato (54 presenze totali in serie A con la Roma) in giallorosso lo segna il giorno in cui un ragazzino di neanche 17 anni esordisce a Brescia (2-0 per la Roma).

Mihajlovic segna una splendida punizione e dai racconti di oggi sappiamo che Sinisa fu determinante nel suggerire a Boskov la convocazione e l’esordio del Capitano, il nostro orgoglio: Francesco Totti, era lui quel ragazzino!

Se in campionato Sinisa stenta, come la squadra, nelle Coppe si fa valere, tanto da segnare un gol bellissimo (di destro!) nell’andata dei quarti di Coppa Uefa contro il Borussia Dortmund (1-0 per la Roma): purtroppo una gara sfortunata, al ritorno, per i colori giallorossi vide i gialli tedeschi prevalere per 2-0 privando la Roma di una semifinale prestigiosa.

In Coppa Italia, dove segna in totale cinque gol in maglia giallorossa, la Roma arriva in finale nel 1993 eliminando un Milan imbattuto da lunghissimo tempo; fu sufficiente un 2-0 all’Olimpico, all’andata, sancito dalla indimenticabile corsa a campo aperto di Caniggia in contropiede al novantesimo, il raddoppio dopo il gol iniziale di Muzzi.

In finale contro il Torino – andata e ritorno – la Roma arriva senza i primi due portieri, Cervone e Zinetti, e dopo aver perso per 3-0 a Torino, è protagonista di una gara memorabile, di un tentativo di rimonta svanito di un nonnulla nonostante le due reti subite.

In quel 5-2 (alla fine del primo tempo, sull’1-1, la Roma era a quattro gol dal trofeo) Mihajlovic porta la Roma a un solo gol dalla vittoria del titolo, segna una punizione meravigliosa, potente e precisa, a giro, sotto al sette: un palo di Giannini e due parate del portiere granata su Rizzitelli e Silvano Benedetti negarono alla Roma una rimonta memorabile di fronte a un Olimpico traboccante di tifosi.

Nel 1994, dopo aver concluso bene il campionato in cui la Roma sfiorò la qualificazione alle Coppe Europee, Franco Sensi decise di dare un impulso ulteriore alle ambizioni della sua amata Roma, e Sinisa, ancora inesploso, fu sacrificato per far arrivare Jonas Thern e Daniel Fonseca, vero colpo di mercato: erano ancora limitati a tre i giocatori stranieri impiegabili in campo.

Mihajlovic va alla Sampdoria dove incontra l’ex allenatore della Roma, Sven Goran Eriksson.

Eriksson gli cambia ruolo, lo schiera come difensore centrale, posizione dove il suo calcio lungo, la sua tecnica e la sua carica agonistica valorizzano quello che poi sarà sempre riconosciuto come un fortissimo calciatore.

Calciatore bravissimo sui calci piazzati, tanto da detenere il record di gol su punizione realizzati dal 1987 ai giorni nostri (ventotto) e il numero di punizioni realizzate in una sola partita (tre, tutte di prima).

Alla Sampdoria Mihajlovic gioca quattro stagioni, dal 1994 al 1998: 127 presenze complessive, con dodici gol in serie A, uno in Coppa Italia, uno in Europa.

Eriksson, arrivato alla Lazio nel 1997, dopo un anno riesce a riavere Mihajlovic in squadra.

Alla Lazio Mihajlovic gioca per sei anni allenato anche da Zoff, Zaccheroni, Roberto Mancini: 20 gol realizzati in 126 presenze in serie A, sei in Coppa Italia (22 gare), sei nelle Coppe Europee in 42 partite.

Una Lazio molto competitiva in quegli anni (ma anche la Roma!): in campo Mihajlovic non riesce a vincere nemmeno un derby, addirittura Francesco Antonioli nell’andata del 2002-2003 riesce a parare un rigore tirato molto forte a Mihajlovic in modo formidabile salvando il punteggio di 2-2 a pochi minuti dalla fine.

Chiamato da Mancini, Mihajlovic chiude la carriera all’Inter, sempre come difensore centrale, giocando 25 partite e segnando 5 gol in serie A nel computo complessivo delle stagioni 2004-2005 (con una doppietta proprio alla Roma nel ritorno, 2-0 per l’Inter con due micidiali punizioni di Sinisa) e 2005-2006, oltre a undici gare in Coppa Italia (un gol) e sette in Europa.

Alla Roma, Mihajlovic era arrivato dalla Stella Rossa (due stagioni, dal 1990 al 1992: trentotto gare e nove reti nei due anni, vincendo due scudetti, la Coppa dei Campioni e la Coppa Intercontinentale nel 1991), dopo un biennio al Vojvodina (73 gare e 19 gol, uno scudetto nel 1989) e prima ancora al Borovo (4 reti in 37 gare dal 1986 al 1988).

In Nazionale Mihajlovic (Jugoslavia, Serbia) segna 10 gol in 63 partite (vince l’argento con la nazionale Under 21).

Nel palmares in Italia Mihajlovic vince, da giocatore, due scudetti (Lazio 1999-2000 e Inter 2006 assegnato a tavolino dopo le sentenze su “calciopoli”), quattro Coppe Italia (due con la Lazio, nel 2000 e nel 2004, due con l’Inter nel 2005 e nel 2006 entrambe le volte in finale contro la Roma), tre Supercoppe Italiane (con la Lazio nel 1998 e nel 2000, con l’Inter nel 2005), una Supercoppa Europea e una Coppa delle Coppe (Lazio 1999).

Nel 2006 intraprende la carriera da allenatore, vincendo due scudetti con l’Inter nel 2007 e nel 2008 come vice di Roberto Mancini.

Come primo allenatore, Mihajlovic inizia dalla sua attuale squadra, il Bologna, subentrando nel 2008-2009 ad Arrigoni: debutta proprio contro la Roma, pareggiando, dopo il gol di Totti, al novantesimo grazie a un incredibile autogol del nostro Cicinho.

Il Bologna si solleva e infine si salva, ma conclude il campionato con Papadopulo dopo una sconfitta pesante casalinga contro il Siena che comporta il primo esonero in carriera come mister.

L’anno dopo, al Catania, Mihajlovic compie la prima di alcune imprese realizzate da allenatore subentrante: sostituisce Atzori quando il Catania è ultimo e sconsolato in ultima posizione.

Con l’arrivo di Mihajlovic il Catania comincia una rimonta insperata e centra la meritata salvezza raggiungendo la tredicesima posizione.

Arriva la chiamata della Fiorentina, dove, dopo l’ottimo ciclo di Cesare Prandelli, Mihajlovic non entrerà nel cuore dei tifosi, e dopo un nono posto e risultati altalenanti verrà sostituito da Delio Rossi durante la seconda stagione in viola.

È commissario tecnico della Serbia dal 2012, quando a fine 2013 i ruoli si rovesciano: è Sinisa Mihajlovic questa volta a sostituire Delio Rossi sulla panchina della Sampdoria, penultima.

Il cammino della Samp registra una rinascita, fino al dodicesimo posto finale.

L’anno successivo arriva la qualificazione in Europa League, grazie al settimo posto in campionato: il Milan bussa alla porta di Mihajlovic, che viene ingaggiato come nuovo allenatore.

Pur conquistando la finale di Coppa Italia, Mihajlovic viene esonerato un po’ a sorpresa dopo aver avuto un rapporto difficoltoso con il presidente Berlusconi: rimane a Mihajlovic la soddisfazione di aver lanciato a soli 16 anni Donnarumma come portiere titolare.

Un anno e mezzo al Toro, dopo Ventura e prima di Mazzarri, infine il ritorno al Bologna, in condizioni disperate, già nel girone di ritorno, sostituendo Filippo Inzaghi: ancora una volta con il suo arrivo una compagine cambia marcia, e arriva una salvezza insperata.

Bologna gli si avvolge intorno nell’estate del 2019, quando comunica di dover affrontare le cure per la leucemia. Rimane allenatore e tutt’ora guida il Bologna, con buoni risultati, a centro classifica.

Auguri a quel ragazzo arrivato giovane alla Roma, padre di sei figli, ripensando all’esordio di Totti, alla carriera che avrebbe potuto fare con la maglia giallorossa lui protagonista di successi laziali ma mai antiromanista (avrebbe anche allenato la Roma, se gli fosse stata proposta nel 2019), alle vicende personali che ha affrontato sempre con grandissimo coraggio: buon compleanno Sinisa.

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