Novembre 24, 2024

di Fabrizio Grassetti

Bruno Conti è nato a Nettuno – Roma il 13 marzo 1955 da papà Andrea, anche lui di Nettuno, e da mamma Secondina di Cori- Latina, quinto di 7 figli, quattro maschi e tre femmine.

Grazie ai sacrifici del padre, che per andare a Roma, dove lavorava come manovale, si alzava tutte le mattine alle 4, alla numerosa famiglia Conti non mancò mai il necessario ed i bambini ebbero un’infanzia senza lussi ma serena.

Bruno, fin da piccolo, si dimostrò bravissimo nei giochi del calcio e del baseball. Nettuno, come è noto, è una delle capitali italiane dello sport per eccellenza degli U.S.A.

Dotato di una vitalità inesauribile, divise le sue giornate giovanili tra queste due discipline dove eccelse tra i giocatori della zona, in particolare tra quelli che praticavano il gioco del calcio.

 Per questo le squadre partecipanti ai vari infuocati tornei di pallone dei bar di Nettuno e dintorni si contendevano il piccolo Bruno.

Nel baseball poi, come lanciatore, non aveva rivali.

Non ancora diciassettenne venne poi contattato dagli emissari della famosa squadra di baseball del Santa Monica California, seriamente intenzionati ad ingaggiarlo. Il trasferimento non si concluse per la ferma opposizione del padre. 

L’iniziale carriera calcistica di Bruno si sviluppò tutta vicino casa.

 Dopo essere stato tesserato nel 1966-67 per il N.A.G.C. dell’U.S. Nettuno, nella stagione 1968-69, a quattordici anni, passò al C.O.S. di Latina, dove trovò come compagno di squadra Vincenzo D’Amico, per approdare poi all’Anzio che militava in Promozione.

Riuscì in seguito a superare la delusione provata quando, dopo un provino effettuato alle Tre Fontane, venne bocciato da Helenio Herrera, all’epoca allenatore giallorosso, con queste parole: “Il ragazzo c’è, tecnicamente è a posto, ma è troppo piccolo, troppo fragile, non potrà mai essere un buon giocatore”, continuando in ogni circostanza a mettere in luce le sue grandi qualità caratteriali e tecniche.

Lo zio Fiore, barbiere a Nettuno, suo primo estimatore, che era riuscito ad ottenere il provino conclusosi negativamente, non si rassegnò alla bocciatura del nipote e successivamente riuscì, comunque, a far seguire il ragazzo dalla Roma.

Dopo alcune relazioni positive da parte degli osservatori giallorossi, su indicazione del segretario tuttofare della Roma Camillo Anastasi, andò a vederlo Antonio Trebiciano, che diede il definitivo parere positivo per il suo passaggio nella società capitolina.

Indescrivibile fu la gioia del padre di Bruno, da sempre accesso tifoso romanista. 

Nella stagione 1973-74 Bruno Conti venne inserito nel settore giovanile giallorosso sotto la guida di Giorgio Bravi. Questi intuì subito le grandi potenzialità del giocatore, tanto che, alla richiesta di Manlio Scopigno, allenatore della prima squadra, di prestargli un paio di ragazzi della Primavera per un’amichevole che la squadra doveva giocare ad Arezzo, non ebbe esitazioni ed indicargli il nome di Bruno, che fece così il suo esordio tra “i grandi” giocando per 15 minuti.

Bruno seppe conquistare anche Nils Liedholm, che nel novembre 1974 aveva sostituito il dimissionario Scopigno.

Il Barone iniziò a farlo allenare durante la settimana con la prima squadra per lasciarlo poi giocare la domenica con le squadre dell’Under 23 e della Primavera, dove, schierato prevalentemente come mezzala, realizzò molti gol.

Per recarsi al campo d’allenamento Conti partiva in treno da Nettuno e, giunto a Roma, prendeva la metropolitana per raggiungere poi a piedi lo stadio delle Tre Fontane.

Per Bruno che, quando il padre si ammalò rimanendo a lungo ricoverato in Ospedale, con intuibili disagi economici familiari, si mise a lavorare per una zia che gestiva un negozio di casalinghi, consegnando ai clienti anche pesanti bombole a gas, i sacrifici per andare ad allenarsi saranno sembrati minimi.

Con la Primavera, allenata da Giorgio Bravi, conquistò due Coppe Italia (1973-74 e 1974-75) ed un campionato italiano (1974-75).

Nel frattempo, il 10.2.1974, allo stadio Olimpico davanti a 55mila spettatori, alla 17° giornata di campionato, Liedholm lo fece esordire in serie A in Roma – Torino conclusasi per 0-0.

Queste le formazioni: Roma: Quintini, Bertini, Peccenini, Rocca, Negrisolo, Battistoni, Orazi, Domenghini, Prati, Spadoni, Bruno Conti. Torino: Castellini, Lombardo, Fossati, Zecchini, Cereser, Agroppi, Salvatori, Mascetti, Graziani, P. Sala, Pulici. Arbitro Mascali di Desenzano.

Bruno disputò una buona gara, procurandosi anche un calcio di rigore, poi fallito da Domenghini.

Per giocare la seconda partita nel massimo campionato dovette attendere la stagione successiva 1974-75, nel corso della quale scese in campo complessivamente tre volte, sempre all’Olimpico, contro il Bologna

 2-1, la Juventus 1-0 ed il Cagliari 1-1.

Nella stagione 1975-76 venne dato in prestito al Genoa in serie B dove, sotto la guida di Gigi Simoni, disputò 36 partite segnando 3 reti, aggiudicandosi “il Guerin d’Oro” quale migliore giocatore della serie cadetta, per rientrare poi alla Roma l’anno successivo.

Nel 1976-77 scese in campo in serie A 29 volte.

La sua prima gara disputata in campionato in trasferta con i giallorossi fu quella di Genoa – Roma del 3.10.1976 terminata 2-2. Per i rossoblù siglò una rete Roberto Pruzzo. Al 31’ del secondo tempo Bruno venne sostituito da Walter Sabatini.

Alla 14° giornata il già apprezzato Bruno segnò il suo primo gol in serie A alla Juventus, poi vincitrice dello scudetto, battuta dai giallorossi per 3-1.

Il gol fu merito di Pierino Prati che, su cross del nettunense, allargò le gambe facendosi passare sotto il pallone che finì in porta ingannando così Zoff. Il suo secondo gol in serie A Bruno lo segnò alla Lazio con un bolide a volo sotto la curva nord che si insaccò sotto la traversa rendendo vano il tuffo di Felice Pulici. Fu la rete della vittoria giallorossa e del trionfo personale di Conti.

Dopo una nuova parentesi al Genoa nel 1978-79 (32 partite 1 gol), la sua carriera romanista proseguì ininterrottamente per altre 12 stagioni fino a quella del 1990-91.

Con i giallorossi vinse uno scudetto e quattro Coppe Italia. Disputò la finale della Coppa dei Campioni 1983-84 e fece innamorare i sostenitori della Lupa.

Nelle complessive 402 gare ufficiali giocate segnò 47 reti (serie A 304 partite 37 gol, Coppa Italia 64 partite 7 gol, Coppe dei Campioni 9 partite 1 rete, Coppa delle Coppe 11 partite e 0 reti, Coppa Uefa 14 partite e 2 reti).

Dei 37 gol realizzati in serie A ne segnò 7 alla Fiorentina, 4 al Torino e 3 all’Inter.

Il 13.4.1977 fece il suo esordio nella nazionale Under 23 a Basilea: Svizzera A – Italia Under 23 finita 0-0 e nella nazionale maggiore l’11 ottobre 1980 allo Stadio Municipal di Luxemburg: Lussemburgo-Italia 0-2.

Pochi giorni prima alcuni tifosi romanisti seppero in anteprima che, nella graduatoria dei tecnici azzurri per l’inevitabile sostituzione del maturo Franco Causio, al primo posto c’era Bruno Conti davanti a D’Amico ed a Marocchino della Juventus

Azeglio Vicini, vice di Enzo Bearzot, ospite sul charter organizzato dal Personal Jet Roma per seguire i giallorossi impegnati contro il Carl Zeiss Jena in Germania Est, a chi gli chiese chi fosse da preferire tra D’Amico, allora giocatore del Torino, e Conti, si lasciò scappare un perentorio “Bruno Conti… un altro nerbo…un altro carattere”, che non lasciò dubbi di sorta su chi sarebbe stato scelto.

Da lì iniziò la carriera azzurra dell’ala di Nettuno che con l’Italia giocò 47 partite segnando 5 reti.

Vinse da assoluto protagonista in Spagna il campionato del mondo 1982 venendo giudicato il miglior giocatore del torneo.

Dei tanti giudizi sul campione del mondo Bruno Conti riportiamo quelli rilasciati dai due più forti giocatori di tutti i tempi: Pelè: “E’ Bruno Conti il vero brasiliano dei mondiali; è il più forte tra tutti i giocatori che ho visto in Spagna. Credevo che giocatori come lui non nascessero più”.

Maradona: “Conti è la vera rivelazione di questo mondiale, è un giocatore di assoluto livello internazionale. L’Argentina o il Brasile sarebbero felici di averlo in squadra”.

Dopo che i suoi concittadini al Santiago Bernabeu esposero uno striscione di 10 metri con la scritta “PER IL MONDO SEI BRUNO CONTI PER NETTUNO SEI MARAZICO”, tutti gli sportivi italiani presero a chiamarlo Marazico. Sia l’Argentina di Maradona che il Brasile di Zico erano state battute dall’Italia grazie anche alle prodezze di un superlativo Bruno Conti.

Tra i tanti festeggiamenti per la vittoriosa squadra azzurra ne venne organizzato uno nella città di Nettuno. Nella circostanza Bruno fu autore di un bel gesto. Sul palco della piazza principale, davanti ad un’oceanica folla osannante, radunatasi per celebrare l’ormai famosissimo concittadino, regalò la sua maglia numero 16 di campione del mondo al Presidente Dino Viola, che, rispondendo da par suo, si tolse la giacca per indossare subito il prezioso dono.

I tifosi romanisti gli tributarono i doverosi riconoscimenti e da allora in suo onore intonarono allo stadio diversi cori: “Sindaco…Sindaco…Sindaco di Roma… Bruno Conti Sindaco di Roma”; “Un Bruno Conti… c’è solo un Bruno Conti”; “Di Bruno ce ne è uno e viene da Nettuno… Bruno Giordano vaff…”

Le innumerevoli prodezze dell’imprendibile Bruno Conti, dal piede sinistro vellutato, che, con le sue finte che sembravano venire dal mare, ha annichilito stuoli di digrignanti difensori avversari, sono ancora scolpite nella memoria e continuano a scaldare il cuore dei fortunati che le hanno accompagnate con tanti olè di gioia. Indelebili sono rimasti i ricordi delle 100.000 bandiere giallorosse al vento di Roma- Torino del 15.5.1983 con Conti schierato a centrocampo prima dell’inizio della gara con i figli Andrea e Daniele, così come le sue corse forsennate dopo aver realizzato una rete verso la curva sud, dove planava sulle ginocchia con le braccia al cielo ed il suo commovente “Gran finale” del 23 marzo 1991. L’intensità di sentimenti e l’incontrollabile emozione provate degli spettatori furono simili a quelle poi vissute da chi ha assisto alla serata d’addio di Francesco Totti.

Gli ultimi giudizi sul fuoriclasse li lasciamo a Liedholm, per il quale è stato un figlioccio: “Bruno è la fantasia. Fa quello che non ti aspetti e lo fa quando meno te lo aspetti“ ed a Gianni Brera, certamente non aduso ad elargire complimenti soprattutto a calciatori non nati nel Nord dell’Italia: “Per Bruno stravedo, lui pattina, inventa, come un ballerino invasato, è un fauno matto. Giganti altezzosi si umiliano davanti a lui, nanerottoli più agili e pretenziosi digrignano. E lui, d’improvviso si avvita, riprende, spinge, va. La palla gli rotola domata innanzi al piede, l’estro improvviso l’accende. Vederlo giocare è un delirio”. Qualcuno aveva dubbi che Bruno Conti sarebbe stato subito eletto nella Hall of Fame dell’A.S. Roma?

Qualcuno ha dubbi che Marazico è rimasto nel cuore di tutti i Tifosi Giallorossi?

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