Gianluca Mancini presenta la partita con il Porto
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Gianluca Mancini
Gianluca sei uscito nella partita contro il Parma per una botta, come stai, hai recuperato?
“Si ho preso una botta e si stava gonfiando, parlando con il mister e lo staff, abbiamo deciso di non rischiare e sono uscito, però ho recuperato tutto a posto”.
Cosa cambia e come ti trovi a giocare braccetto oppure da centrale?
“Cambia, il difensore di destra può spingere leggermente di più, ti permette di essere un po’ aggressivo, di entrare dentro al campo, di giocare, come dico io, pensando, però essere più libero nelle scelte. Da difensore centrale sei il guardiano che controlla tutte le situazioni di campo, il centrale e il portiere sono quelli che parlano e vedono molte situazioni di campo, quindi in quella zona lì cerco di tappare buchi o di leggere delle situazioni, perché se dovesse sbagliare io il centrale, poi si spalancherebbe l’avversario verso la porta. Sono ruoli che fanno parte della difesa, mi trovo bene in qualsiasi posizione, in mister mi faccia giocare, come sempre, cerco di dare il massimo e di farlo al meglio delle mie possibilità”.
Pensi che la tua carriera possa essere totalmente con la maglia della Roma? Sembri integrato alla perfezione con l’ambiente più di chiunque altro.
“Io ti parlo di me stesso perché i miei compagni li vedo bene, li vedo sereni. Fanno il bene del gruppo, essendo quelli che sono da più tempo qua insieme a me e a Stephan. Si allenano al cento per cento. Quando sono in campo li vedo dare il massimo in qualsiasi ruolo, in qualsiasi posizione. Per il gruppo è una cosa importante vedere gente così. Ma tutto il gruppo lo è. Come ho detto tante volte, quest’anno è un gruppo veramente famiglia, ma famiglia vera. Perché abbiamo passato momenti terribili e questo gruppo non si è mai sciolto. Io che sono qua da tanti anni, un gruppo così era tanto tempo che non lo vedevo e mi rendo orgoglioso. Io qua a Roma ho ripetuto tante volte che sto bene, amo questa città, questa società, questo posto. I tifosi vedo che mi apprezzano e questo mi riempie d’orgoglio e mi fa dare sempre qualcosa in più in campo. Io vivo il presente, ma non mi piace pensare troppo al futuro. Ma se dovessi pensare non ho problemi a dire che sto molto bene qua”.
Se la Roma si dovesse qualificare, c’è una alta probabilità di un derby.
“Dentro lo spogliatoio, all’interno della squadra pensiamo solamente alla partita di domani. Solo dopo penseremo alla prossima sfida, ma la cosa più importante è domani”.
Parliamo della partita di domani…
“La giusta tensione ci deve stare sempre. È una partita importante, lo sappiamo, ma negli ultimi anni la Roma ne ha giocate tante di queste partite e tutti gli anni dicevamo la stessa cosa, perché è una partita dentro e fuori. L’abbiamo preparata bene oggi e domani la prepareranno di nuovo. Come ho detto, deve esserci la giusta tensione, la giusta carica da parte di tutti: di noi calciatori, dello staff e anche dei nostri tifosi, per affrontare una grande partita contro una grande squadra e cercare di dare il massimo per passare il turno”.
Che avversaria è il Porto?
“L’ho studiato, abbiamo giocato una settimana fa e, come ho detto, è una squadra forte il Porto, soprattutto davanti. Sono giocatori bravi, Pepe, Moura, quello piccoletto, che ha la tecnica e la velocità, sono forti L’altra settimana avevo Omorodion e domani, in base a quello che sceglie il mister, vedremo le caratteristiche di quello che andrò a affrontare. In base a quello mi preparo al massimo, abbiamo dei video che ci manda lo staff del mister per farci vedere tutti i giocatori che incontriamo”.
Hai migliorato tanto, sia a livello tecnico che di atteggiamento. Prima venivi ammonito molto spesso oggi fai maggiore attenzione anche a questo aspetto. In cosa pensi di dover ancora migliorare?
“Sotto quell’aspetto dei cartellini, delle eccessive proteste che facevo durante gli anni sono migliorato. Mi reputo intelligente e riguardando le partite alla fine si può e si deve crescere. Mi sono guardato allo specchio, ho pensato dentro di me, non posso saltare tre o quattro partite durante l’anno per prendere dei gialli, per fare delle proteste eccessive senza senso. Mi hanno aiutato anche gli allenatori, il mister è appena arrivato, le prime partite veniva da me, mi diceva non protestare, perché sa che un giallo per un difensore ti condiziona la partita.
Gli step? Ho 28 anni e ne ho ancora mille da fare. Quello dove sto cercando di migliorare è in tutto quello che può fare un difensore, nelle letture, nella rapidità dei passi, pensando alto, se trovo avversari più piccoletti magari perdo in quello, lavoro in quello. Nelle situazioni di campo, anche per esempio un compagno in difficoltà, magari da giovane pensavo che, non andare lì dosso ma urlare, potevo caricarlo, invece magari ci sono dei compagni che hanno bisogno di altro, crescendo anche con la maturità posso fare anche questo. Però gli step per un calciatore non finiscono mai. Secondo me anche Francesco Totti imparava a 41 anni, Maldini, tutta questa gente qua che sono super campioni, non mi metto a loro livello, hanno imparato e io cerco di farlo con il mister, con il suo staff e tutti i giorni quando vengo qua a Trigoria”.
Tu sei uno dei migliori colpitori di testa della squadra. Perché secondo te la squadra ha perso pericolosità, quando si hanno calci piazzati a disposizione e al contrario invece subisce un po’ troppo?
“Come ha detto il mister, a volte c’è bravura, a volte sbagliamo ma spesso c’è anche casualità. A Porto, prima di prendere il gol, c’è stato il colpo di testa di Bryan e ha fatto una grandissima parata il loro portiere. In quel caso c’è stata chiaramente anche la bravura dell’avversario. Nel gol che prendiamo, un calcio d’angolo, stacco io di testa leggermente in anticipo, la prendo male, la palla va anche lì, non tira. Loro con un lancio del portiere, giocavano in casa, sono ripartiti, hanno fatto un gol di transizione, ma casuale. Ci sono momenti che batti come l’anno scorso, abbiamo battuto due partite, due calci d’angolo, io ho fatto due gol di testa. Altri momenti dove mi metti bene, fai un grande colpo di testa, il portiere ti fa una grande parata, ti batte sul palo. Noi lavoriamo, ci lavoriamo e ogni volta che c’è un calcio d’angolo a punizione andiamo dentro con la voglia di segnare perché le palle inattive sono importanti. Sicuramente, come hai sottolineato tu, nelle ultime due partite abbiamo preso qualche ripartenza a calcio d’angolo, l’abbiamo vista, l’abbiamo lavorato e cerchiamo di limitarle ancora di più”.
Che cosa ha portato, mister Ranieri, rispetto all’inizio così drammatico di inizio stagione?
“Come ho detto tante volte, quando il mister ha aperto la porta dello spogliatoio, non c’era tutta la squadra perché era una sosta alle nazionali, però dentro di me, come se il mio corpo si fosse rilassato perché il mister porta con sé dietro questa cosa, non aveva bisogno di presentazioni. Penso che ognuno di noi è cresciuto con il mister che ha allenato campioni, grandi squadre. Poi in campo ci ha rimesso a posto, ci ha rimesso ognuno a fare le sue cose, ha lavorato sul concetto di squadra, a stare uniti, ad aiutarci, indicazioni tattiche. Ha tante cose che il mister ha nel suo bagaglio, con tutta la sua esperienza. Ha riportato il sorriso che mancava perché le ultime settimane prima del suo arrivo non c’era più. Chi fa questo sport ha un lavoro, ma prima di tutto deve esserci il sorriso, la felicità di venire al campo tutta la settimana per imparare, per crescere e la domenica andare in campo diversamente. Il mister ha portato tutto questo a noi e i risultati adesso si stanno vedendo. Non abbiamo fatto ancora niente, però qualcosa abbiamo fatto vedere”.