Gigi Garzya: “Ottimista e fiducioso per la Roma”

Luigi Garzya ex difensore As Roma
Luigi Garzya ex calciatore della Roma dal 1991 al 1994, è intervenuto in esclusiva nella trasmissione Amore Giallorosso in onda tutti i mercoledì su T9 (canale 17) dalle 21 alle 23.
L’ex difensore giallorosso, ha lasciato un ottimo ricordo nella capitale dove è da sempre amato dai tifosi della Roma perché non si è mai risparmiato ed è sempre uscito dal campo, con la maglia bagnata di sudore.
Gigi, ti abbiamo visto partecipare a parecchi eventi organizzati dai Roma Club. Sei molto attivo quando si parla di Roma.
“Si, é una bellissima cosa e non me l’aspettavo. Negli ultimi tempi molti Roma Club mi hanno chiamato e io sono andato molto volentieri perché mi piace stare insieme ai tifosi e raccontare aneddoti: sono gratificato per questi inviti perché mi portano indietro con gli anni”.
La vostra Roma, quella in cui hai giocato, è riuscita a trasmettere tanto alla gente. Ancora oggi siete ricordati per il grande impegno e quella voglia di non mollare mai che mettevate sempre in campo.
“Si, nei tre anni di Roma, ho avuto la fortuna di giocare con dei campioni con la C maiuscola. La nostra era una squadra che aveva tanta qualità, avevo dei compagni di squadra fortissimi ma nonostante ciò, quello che hai detto è vero. Oltre alla qualità, mettevamo tutto quello che avevamo, non mollavamo mai, neanche quando le partite si mettevano male e questo penso che alla gente sia piaciuto. Anche quando uscivamo dal campo con una sconfitta, avevamo comunque dato tutto, avevamo la maglietta sudata e la coscienza pulita”.
Secondo te perchè la vostra squadra, così come altre del passato, sono rimaste impresse nella testa dei tifosi, mentre le squadre attuali o più recenti si sono volatilizzate… ci sono dei giocatori dei quali non si ricorda nemmeno il nome o il volto.
“Forse per il discorso che ho fatto prima, perchè noi davamo l’anima e la gente se ne è accorta. Poi erano anche generazioni diverse, era un momento di vita diverso, c’era più vicinanza con i tifosi e c’erano i presidenti italiani. L’amore tra il tifoso e il giocatore non era distaccato come oggi; i tifosi entravano a Trigoria, ci aspettavano e ci facevamo le foto. Per noi era tutto scontato, normale, mentre adesso non lo è più, non vedo determinate situazioni come quelle che abbiamo vissuto. Il tifoso credo che si sia allontanato anche per questo. Non sono più i tempi di una volta, non c’é più quella passione: forse c’è anche il fatto che prima eravamo in maggior parte italiani quindi avevamo quest’amore per la maglia che non vedo in molte squadre di adesso. Avevamo più responsabilità, io quando giocavo e perdevo una partita, non dormivo per tre giorni mentre adesso, se perdi una partita ce n’é subito un’altra e questo forse non ti fa vivere la situazione. Secondo me nel calcio attuale, manca sia l’appartenenza che la responsabilità”.
Nel tuo periodo romano, hai avuto ben tre allenatori, tutti con caratteristiche importanti ma anche con modi differenti di vivere il calcio. In cosa erano simili e in cosa invece erano diversi?
“Abbiamo cambiato molto anche a livello societario in quel periodo, non solo gli allenatori: era un periodo in cui non eravamo proprio tranquilli. C’é stato un anno che abbiamo rischiato anche di andare in serie B ma poi ci siamo ripresi perché comunque la squadra era forte. Bianchi, poi Boskov e Mazzone, erano allenatori che amavano il calcio erano conosciuti e volevano fare il loro mestiere nella maniera migliore. Per loro noi davamo l’anima, perché vedevamo dall’altra parte degli uomini veri che ci mettevano tutto quello che avevano per allenarci e aiutarci a dare il massimo. Sono stato fortunato ad essere allenato da loro e devo dire che anche a livello umano con loro c’è stata molta empatia”.
Quanto sono importanti le doti caratteriali in un giocatore? Giocare in una piazza come Roma non è semplice…
“Non é facile giocare all’Olimpico e per farlo, non devi avere personalità ma molto di più. Io a livello tecnico non mi permetto di giudicare i calciatori, perché nella Roma magari, qualcuno non sta dando quello che ha dato in altre squadre in cui ha giocato o che magari, darà successivamente in altre parti. Abbiamo avuto tanti esempi lampanti di calciatori che andando via da alcune squadre, poi hanno fatto meglio o anche peggio. Il calcio si vive al momento: credo che l’Olimpico e la Roma, siano un contesto generale non semplice, devi saperlo vivere e avere una grande personalità. Detto questo, io credo che tutti vorrebbero giocare nella Roma perchè è tutto fantastico”.
Essendo tu di Lecce volevo sapere un tuo parere su Krstović. Mi piacerebbe vederlo a Roma compatibilmente con quanto chiederebbe Corvino.
“É l’ennesimo colpo del direttore: il classico centravanti di una volta, fortissimo fisicamente che appena ha la possibilità di vedere la porta calcia anche da 30-35 metri. È un giocatore che fa reparto da solo. Teniamo presente che gioca in una squadra provinciale e a volte per questo fa fatica: giocare con la Roma, con l’Inter o con la Juve lo aiuterebbe, soprattutto in fase realizzativa. Sotto certi aspetti, credo sia un calciatore da Roma perché gioca bene o gioca, male la sua parte la fa sempre ed esce sempre con la maglia sudata”.
A Roma si parla spesso del nuovo allenatore, quello che dovrebbe prendere il posto di Ranieri il prossimo anno. Tu hai un identikit?
“É una domanda strana e che sento spesso in questo periodo. Si sta pensando all’allenatore dell’anno prossimo ma in realtà, c’é ancora in ballo tutta una stagione. Io chiedo, se la Roma dovesse arrivare in Champions o vincesse l’Europa League, siete così sicuri che cambierebbe allenatore? Per me no e per questo, ritengo che sia ancora presto. Non é facile scegliere l’allenatore, perchè ancora ci sono troppe incognite. Si è fatto il nome di Ancelotti, ma chiedo, accetterebbe di prendere una squadra che non fa le coppe o magari fa la Conference League? Credo che non ci sono allenatori che ti mettono la firma adesso, senza conoscere il futuro della squadra”.
Soprattutto perché Ranieri ha detto che dobbiamo attenuare i costi.
“Ranieri aveva detto pure che aveva smesso di allenare e poi é venuto a Roma. Io non gli credo quando dice che bisogna cercare un nuovo allenatore… e poi non capisco perché bisogna farlo se un allenatore bravo lo hai già in casa”.
Capiamo dalle tue parole che sei molto speranzoso e fiducioso.
“Sí, ma non perché sono tifoso della Roma. Sono abbastanza razionale per certe cose. Ho visto le prossime sei partite e avremo tutte squadre che stanno lottando per non retrocedere, e molte di queste, le affronteremo in casa. Se dovessimo vincerle tutte, potremmo ritrovarci in zona Champions, che poi non é tanto distante anche se sembra lontana a leggere oggi la classifica. Chiaramente bisogna vincerle e non sarà facile perchè bisognerà sudarsele, però la caratura tecnica con le altre squadre é diversa e se vuoi ambire a raggiungere un traguardo importante, queste partite le devi portare a casa”.