Settembre 19, 2024

Di Roberto Cerrone

Giuliano Taccola, nato il 28 giugno, è un compleanno, purtroppo, festeggiato senza di Lui da troppi anni, ci lasciò infatti che non ne aveva fatti 26, quel maledetto 16 marzo del 1969, negli spogliatoi dello stadio di Cagliari, in una fredda e umida giornata, cosa rara in quei posti.
Giuliano, nasce a Uliveto Terme in provincia di Pisa il 28 giugno 1943, arriva alla Roma nella stagione 1967-68 proveniente dal Genoa insieme agli acquisti stagionali di Capello, Cordova e Jair. L’allenatore è Pugliese, il vice è Masetti e alla Roma lo ha suggerito Fulvio Bernardini, insomma una certificazione di eccellenza.
È un centravanti veloce che appena vede la porta tira, io lo ricordo paragonandolo ai racconti che mi facevano di Amadei e l’ho rivisto nel modo di giocare di Voeller.
Giuliano Taccola, al suo esordio in A il 24 settembre 1967 (prima aveva giocato solo in C e B con Varese, Savona, Alessandria, Entella e Genoa) va in gol in casa dell’Inter ancora targata Helenio Herrera e campione d’Italia in carica. La Roma pareggia 1-1 e fino alla decima giornata, è prima in classifica, poi si scioglie. La stagione di Giuliano è comunque positiva, gioca 29 gare e segna 10 gol, splendido nella nostra memoria quello della nostra vittoria in trasferta a Ferrara, quando superò Mattrel dopo aver saltato mezza difesa biancoazzurra. Gioca anche in Mitropa Cup la sua unica gara ufficiale internazionale, facendo gol nel pareggio interno 1-1 con lo Spartak Trnava. Gioca anche in Coppa delle Alpi 5 gare segnando 4 volte.
La stagione successiva arriva Helenio Herrera, per Taccola sembra una fortuna, parte alla grande in campionato e fa 7 gol nelle prime 12 giornate, giocandone 11. L’ultima sua gara di quel periodo è la trasferta di Varese con un suo gol al 90’ poi un lungo fermo dovuto a una forma influenzale non capita, subendo anche un’operazione alle tonsille. Lo rivediamo per l’ultima volta in campo in occasione della trasferta di Genova sponda Sampdoria. È il 2 marzo 1969, la gara finisce 0 a 0 e Giuliano esce al 16’ del secondo tempo, sostituito da Salvori. In quella gara il suo avversario diretto, Francesco Morini, che era anche suo compaesano, invitò la panchina Romanista a sostituire Taccola perché si era accorto che non stava bene. Gesto esemplare per uno di cui conosciamo la durezza in campo, specie quando poi vestì la maglia della Juventus (fu dolce solo quando ci fece un autogol nell’anno del terzo posto).
In considerazione che la nostra Roma segnava poco in quel periodo, Herrera insistette a voler portare Giuliano anche nella trasferta di Cagliari. Sappiamo tutti come andò a finire, forse rimanendo a Roma si sarebbe salvato, oppure il suo giovane destino era già segnato.
Il suo funerale fu un momento di incredibile partecipazione di popolo nella Basilica di San Paolo fuori le mura, decine di migliaia di tifosi e non… Dal suo esordio in A, (anche assoluto in gare ufficiali) con la nostra maglia alla sua morte sono passati 19 mesi, eppure è come se stesse ancora con noi, ricordato per anni nello striscione che stava in sud e ricordato nelle raffigurazioni del “nostro vanto”. L’ultimo libro scritto su di Lui, la “Punta spezzata” di Roberto Morassut, ci fa capire meglio sia la sua vita sportiva che il suo dramma e quello della sua famiglia, forse ai giorni nostri si sarebbe salvato, a quei tempi c’erano troppi maghi e stregoni.
Giuliano a pieno diritto si può fregiare della coppa Italia 1968-69, avendo giocato tutte e 3 le gare del girone eliminatorio. Il suo totale è di 41 gare e 17 reti in serie A, 3 partite in coppa Italia, 1 e 1 gol in Mitropa Cup. Le altre sono competizioni amichevoli.
Auguri al ritmo di TA TA TACCOLA TA TA TACCOLA, quanto ci manchi.

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