Marzo 12, 2025

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di Giorgio Martino

PARMA E PECCHIA – Fu proprio Pecchia il 10 giugno 2001 a gelare l’entusiasmo dei tifosi della Roma col gol a 9’ dalla fine che diede il 2-2 al Napoli dopo i gol di Amoruso Batistuta e Totti. Per vincere lo scudetto la Roma dovette aspettare la settimana successiva e battere il Parma. Domenica a scorsa la Roma ha vinto a Parma e la Società emiliana ha esonerato Pecchia Ha segnato Matias Soulé un argentino come Batistuta, che però quel giorno non era nemmeno ancora nato …

NUMERI – A Parma nono risultato utile consecutivo con i 21 punti di 6 vittorie e 3 pareggi, lo stesso cammino della capolista Napoli. Ma dopo 25 giornate il raffronto con la Roma di Mourinho dello scorso anno è ancora negativo: 4 punti in meno. Infatti nonostante i tanti punti recuperati su tutte le squadre, meno il Napoli, il distacco da chi sta davanti è ancora consistente. Si consiglia adeguata riflessione.

IL QUINTO – In America il “Quinto emendamento” è il simbolo delle libertà individuali. Nelle Tavole di Mosé il quinto comandamento è il fondamentale “non uccidere”. Per i dipendenti statali la “cessione del quinto” è un prestito-finanziamento da restituire a rate con lo stipendio mensile. Molto più modestamente nel calcio il “quinto” è un esterno quando la difesa è schierata a tre. Gioca sulla fascia in cui un tempo agivano il terzino e l’ala: quelli bravi sanno fare entrambi i ruoli come facevano Facchetti e Domenghini tanto per citare due campioni del passato gli altri fanno quello che possono. Contro il Porto in assenza di Saelemaekers, la Roma ha tre scelte: quella aggressiva con Soulé; moderata con El Shaarawy; conservativa con Celik. La stessa difesa a tre ha una doppia ipotesi: Celik-Mancini-Ndicka o Mancini-Hummels-Ndicka. 

L’UEFA TI GUARDA – Col Porto la curva nord sarà parzialmente chiusa per gli incidenti della gara con l’Eintracht. I tifosi portoghesi non si preannunciano come buoni e simpatici amici con cui scambiare le sciarpe e condividere una bottiglia. L’Uefa, al momento non propriamente ben disposta verso la Roma, forse non aspetta altro per stangare. State boni se potete, come raccomandava San Filippo Neri.

MA ALLORA AVEVA RAGIONE MOU – La vibrante accusa al designatore Rosetti fatta da Ranieri dopo la vergognosa direzione di Stieler mandato appositamente per danneggiare la Roma come aveva fatto il famigerato Taylor nella finale di Budapest, ha fatto giustizia di tante bugie e ipocrisie dette e scritte con la connivenza di Friedkin e i suoi servi sciocchi. Ed ha pure spiazzato i cialtroni dell’informazione che, dopo averlo definito “Sir”, non se la sono sentita di insultarlo come facevano col tecnico portoghese.

I SEPOLCRI IMBIANCATI –  – Fino a pochi mesi fa, di fronte agli inequivocabili torti arbitrali subiti dalla Roma, Mourinho denunciava la scarsa qualità e gli errori degli arbitri del designatore Ta-Rocchi che riceveva la solidarietà di quasi tutti i giornali, con in testa la Gazzetta, che vomitavano feroci insulti sul tecnico “fomentatore delle panchine”. In questo campionato, senza Mourinho, tutti gli allenatori (da Motta a Inzaghi, da Conte a Gasperini, da Italiano a Palladino, da Vanoli a Di Francesco, da Fonseca a Giampaolo, eccetera), si sono infuriati; le panchine hanno dato in escandescenze con un diluvio di cartellini gialli e rossi, i responsabili delle Società (meno la Roma) andavano a lamentarsi in tv, Dazn allestiva la domenica un teatrino in cui gli arbitri, pur di giustificare il loro operato, stravolgevano il regolamento dando una interpretazione sempre contraria alla settimana precedente, ingenerando una confusione tremenda. Ta-Rocchi ha finito gli specchi su cui arrampicarsi e anche i suoi amici ipocriti lo hanno abbandonato: finché erano danneggiati Mourinho e la Roma se ne fregavano, anzi erano pure contenti, ma quando sono stati toccati interessi editoriali (tanto per dirne una: Cairo è presidente del Torino e proprietario della Gazzetta), allora la musica è cambiata. Lunedì 10 febbraio la “rosea” titolava: “Arbitri poca qualità e troppa confusione: è tutto da rifare”. Le prime parole dell’articolo, firmato da uno dei più implacabili detrattori di Mourinho, erano: “Interpretazioni difformi ed errori incredibili”. E ancora: “sbagli inaccettabili e incomprensibili … arbitri di campo e Var incapaci di valutare correttamente ciò che appare chiaro … senza accorgersi di quanto è successo davanti a immagini inequivocabili … errori marchiani… livello della classe arbitrale modesto …lavoro di Rocchi deludente …inquietante confusione sull’interpretazione delle regole e difformità di giudizio…” Infine un tremendo giudizio su Pairetto, l’arbitro di Michelino più volte contestato da Mourinho: “…spesso disastroso: come si spiega che continui a dirigere gare importanti?”                                                                                     PS – Poi in serata ci sarebbe stato anche il corner fantasma di Inter-Fiorentina oltre al rigore per il “mani” di Darmian che contraddice il non-rigore per il “mani” di Gatti. E tre giorni dopo lo scempio di Oporto con la reazione di Ranieri che ha allargato il problema al campo europeo coinvolgendo in prima persona il designatore Rosetti.

IL TIFOSO RANIERI – Principalmente Claudio Ranieri è un tifoso della Roma, altrimenti non sarebbe venuto a togliere le castagne dal fuoco a Dan Friedkin and his group. Perciò non poteva accettare che si continuasse a mentire ai tifosi della Roma ed ha detto loro la verità sul mercato, sul Fair Play Finanziario, sulla situazione della Società e sulle prospettive a breve e lungo raggio. Ha finalmente usato quella trasparenza e quella sincerità che Friedkin e i suoi degni compari collaboratori non hanno mai avuto.                                                              E sempre da romanista è uscito allo scoperto contro l’arbitraggio di Stieler specificamente designato da Rosetti, rompendo quel silenzio ipocrita ed omertoso voluto per anni da Friedkin.                

BENEMERITO MA A RISCHIO – In poche settimane Ranieri ha stravolto l’andazzo della politica di Friedkin. Prima ha deciso di impiegare i calciatori che gli sembravano utili come Dybala fregandosene delle clausole dei contratti. Poi ha cominciato a difendere la Roma e i suoi tifosi sia dalle bugie della stessa Società, che dalle malefatte di arbitri e istituzioni contravvenendo all’impostazione politica di Friedkin che per molto meno fece fuori Mourinho che pretendeva giustizia dall’Uefa. C’è il rischio di una reazione di Dan che finora ha sempre cacciato chi non seguiva la sua linea.            

CHISSA’ CHI LO SA – Dopo la protesta di Ranieri alcuni hanno ribadito l’anomalia del silenzio della Società che lascia l’allenatore da solo in prima linea; altri hanno annunciato una lettera di protesta all’Uefa da parte della proprietà per un imprecisato futuro prossimo (giorni? settimane? mesi? Anni?). Chissà chi glielo avrà detto e a chi l’avranno detto. Ma chissà se l’hanno detto.

DUE PESI … – L’ineffabile Gazzetta che pure si era indignata per qualche torto patito da squadre a lei care, si è subito schierata con l’Uefa e contro Ranieri definendo l’arbitraggio “non ideale ma non scandaloso” e “troppo forti” le parole del tecnico. Se, tanto per fare un esempio, avessero ammonito 8 giocatori del Milan, qualche suo vice direttore avrebbe chiesto il ritiro della tessera di quell’arbitro e la gogna sulla pubblica piazza di Nyon sede dell’Uefa. 

GHISOLFI SMENTISCE GHISOLFI – A novembre quando anche i più ottusi fiancheggiatori avevano ormai capito che il mercato estivo era stato un fallimento, l’artefice di quel fallimento, Ghisolfi, aveva rassicurato tutti perché “L’intenzione è quella di migliorare la squadra già a gennaio, i vincoli del settlement agreement non sono più così penalizzanti”. Potevano esserci due motivi perché quei vincoli non fossero più penalizzanti: la Roma aveva messo a posto i conti ed era in regola; oppure era stata attenuata la rigidità delle norme. Ma non ce n’era nessuno dei due. Così, dopo l’esternazione di Ranieri, Ghisolfi ha dovuto smentirsi ammettendo che nel ’22 è stato firmato un settlement agreement con l’Uefa a fronte di un deficit importante. Dopo il deficit di 185 ml nella stagione 20-21, si era arrivati ad un accordo privato, appunto il settlement agreement con cui erano stati concordati quattro anni per rimettere i conti in ordine. Purtroppo invece la gestione degli amministratori di Friedkin è stata sempre negativa con un “rosso” costante e continuo per tutto il periodo: di 219 ml nel 21-22; e poi di 103 nel 22-23; e ancora di 81 nel 23-24. Perciò in questa terza stagione dell’accordo il deficit ha sfondato i 600 ml e al momento siamo nella fase non solo più restrittiva, ma anche più rischiosa che mette in pericolo la stessa sopravvivenza della Società. 

L’INIZIO DELLA ROVINA – La ricostruzione temporale dell’accordo con l’Uefa è implacabile: l’enorme deficit del 2021 costrinse i vertici europei a mettere sotto custodia la Roma il cui sedicente direttore sportivo (in mancanza di sport) Tiago Pinto aveva quell’estate acquistato Abraham a 40 ml, Vina a 13 e Shomurodov a circa 20, e lasciato andar via gratis Dzeko e Pedro. Poi cedette gratis in Quatar Nzonzi acquistato tre anni prima per 30 ml. Gratis prima all’Alessandria poi alla Cremonese il giovane Milanese che aveva esordito e segnato in Europa League come pure gli altri ex Primavera Ciervo, Podgoreanu, Tall e Providence. Svincolato con rescissione del contratto Pastore, pagato 25 ml tre anni prima. Lasciato all’Aston Villa il portiere Olsen pagato 12 ml e spesi altri 12 per Rui Patricio. E pensare che un umorista (involontario) della Gazzetta dopo queste operazioni che hanno dissestato il bilancio della Roma aprendo una voragine mai più colmata, ebbe la spudoratezza di definire Pinto “Principe del mercato”.                                                                                                                PS – Altro fattore poco analizzato che potrebbe aver squilibrato il bilancio è il riacquisto delle azioni per poter uscire dalla Borsa: non ne sono mai stati approfonditi le finalità e gli aspetti, positivi e negativi.

TEMPI DURI – E allora, come ha lasciato intendere Ranieri che ha spinto la sua preoccupazione fino alle prossime sessioni di mercato, si preannunciano tempi duri perché per ridurre il monte ingaggi bisognerà fare a meno di calciatori di prestigio, vecchi o nuovi che siano; bisognerà trovare qualcuno che sappia vendere per far entrare soldi veri nelle casse e non regalare fior di campioni o perdere a parametro zero anche i giovani prodotti del vivaio che un tempo era un patrimonio tecnico ed economico della Roma. Bisognerà trovare un dirigente che per fare il “trading” (come dicono gli aspiranti Elon Musk di Trigoria) non abbia bisogno di intermediari e agenti a cui pagare esose commissioni. Bisognerà fare una gestione che rispetti la più semplice regola amministrativa: evitare che le spese superino le entrate. Sembra facile.

RIDIMENSIONAMENTO – In questo ambito si inseriscono pure delle scelte tecniche che riguardano alcuni calciatori, più o meno della vecchia guardia. Al di là delle sciocchezze tecniche dette e scritte dai parolai che ogni giorno si occupano della Roma, Dybala, Pellegrini, Paredes, Cristante, Mancini, Hummels, El Shaarawy hanno di certo stipendi importanti come Hermoso, Abraham, Le Fée che sono in prestito ma potrebbero rientrare. Che fine faranno? Saranno venduti a buon prezzo o andranno via gratis per risparmiare, almeno, sugli ingaggi? E a quel punto con Celik e Nelsson, Rensch e Angelino, Abdul Amid e Salah-Eddine, Sangaré e Shomurodov la competitività tecnica della rosa rischierebbe di si abbassarsi assai.

UNA STRANA INVOLUZIONE – Fino a qualche mese fa le cosiddette “palle inattive” (che qualche malizioso buontempone confonde con le disfunzioni androgine), erano un’arma vincente: corner e punizioni hanno originato parecchi gol con le battute di Pellegrini e i colpi di testa di Mancini, Smalling, Ibanez, Cristante, Abraham, Lukaku. Ora la situazione è capovolta: non solo non si segna ma spesso nascono pericolose ripartenze avversarie. A Parma nonostante avesse avuto 10 corner a favore, la Roma sembrava rinunciare a sfruttarli come fosse paralizzata dalla paura delle conseguenze. Sarà opportuno che Ranieri ci lavori un po’.

BALORDA NOSTALGIA – Con un tempestivo Comunicato il Friedkin Group ha smentito che la canzone vincitrice del Festival di Sanremo contenesse uno specifico riferimento ai sentimenti dei tifosi della Roma che rimpiangono i Presidenti di una volta.

LA PURGA – Frank Drop, Head Consultant della Penisbridge Univesity, sulla scia del programma di Donald Trump MAGA (Make America Great Again), ha elaborato il rimedio della PURGA (Per Una Roma Grande Ancora). Prosit.

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