Maggio 10, 2025

minuto di raccoglimento

di Giorgio Martino

EPPUR SI MUOVE – Come la Terra di Galileo, anche la classifica della Roma continua a muoversi al di là di ogni credenza o convinzione. La rivoluzione copernicana con cui Ranieri è riuscito a capovolgere la posizione della Roma ha rovesciato anche i pronostici di San Siro. Sembrava impossibile che l’Inter potesse perdere la terza partita consecutiva e per di più in casa con uno stadio in cui erano stati ammessi solo tifosi nerazzurri. Invece è arrivato per loro il “non c’è due senza tre” in una gara in cui l’allenatore giallorosso ha surclassato quello interista. Ranieri aveva intuito le difficoltà dell’Inter emerse nella settimana ed ha applicato una strategia talmente vincente che l’1-0 è apparso molto riduttivo, perché i 4 gol falliti da Cristante, Shomurodov, Pisilli e Dovbik, tra primo e secondo tempo, per raddoppiare, sono troppi e troppo gravi Tra stanchezza fisica e mentale e pesanti assenze, la Roma ha saputo approfittare della situazione di fronte alla peggiore e più logorata, fragile e inconsistente Inter stagionale, con un atteggiamento tattico nettamente superiore, anche se ha avuto il demerito di non concretizzare questa evidente superiorità. Ora. Però, a 4 giornate dalla fine, restando alla metafora eliocentrica, con tanti pianeti che ancora ruotano ravvicinati, non si è in grado di capire in quale orbita si collocherà la Roma, cioè quanto vicina al Sole.        

TUTTO PARO – Buono per il cartaro. Con un balzo alquanto ardito, passiamo dalla teoria scientifica copernicana allo scopone, che per quanto anch’esso scientifico, è, pur sempre. un gioco di carte da osteria, anche se provvisto di un collaudato buon senso perché, come tutte le buone cose del piccolo mondo antico, racchiude delle verità: se le carte agli ultimi giri della mano sono rimaste pari, il gioco è a favore del cartaro, cioè colui che dà le carte. Purtroppo nell’attuale classifica, la Roma non è il cartaro, cioè non è la terza in classifica che è la prima delle 7 squadre (Roma compresa) che aspirano ad una qualificazione per le coppe. Perciò le vittorie di Juventus, Fiorentina e Milan, e i pareggi di Atalanta, Bologna e Lazio (ma ogni volta che segna Pedro parte un formidabile “accidenti” a Tiago Pinto), hanno lasciato aperti i giochi.       

IL MIGLIORE – A parte le premiazioncine ad uso e consumo televisivo che lasciano il tempo che trovano e servono solo a fare un paio di interviste a caldo sul campo, nell’analisi più approfondita su come hanno giocato i giallorossi, emerge un dato significativo: in una partita sul campo della capolista e vinta senza subire gol, il migliore della Roma non è stato Svilar. Anzi, il portiere, che ultimamente era stato spesso il più determinante, non ha dovuto mai compiere interventi clamorosi limitandosi ad una normale amministrazione della propria area di rigore, peraltro gestita con sicurezza ed autorevolezza. Se questa rubrica avesse dovuto fare le pagelle, il voto più alto sarebbe andato a Soulé. Koné e Mancini, e subito dopo Cristante (che ha fallito un gol facile) e Ndicka che ha rischiato il rigore su Bisseck ma era stato costretto a sdoppiarsi per dirottarsi su Dumfries per coprire un Angelino troppo basso per fare il difensore. Certe cose le poteva fare solo il piccolo-grande “Core de Roma” Giacomino Losi. E tuttavia lo spagnolo è stato sorprendentemente gratificato di un voto più alto rispetto a Svilar, Celik, Cristante, Pellegrini, Shomurodov, Dovbik, Baldanzi, Pisilli, Gourma-Douatrh. Talvolta anche la matematica è un’opinione.

E NUN CE VONNO STA – Uno stratosferico disappunto ha attraversato domenica le redazioni milanesi che non riuscendo ad attaccarsi al fumo della pipa, né ad arrampicarsi sugli specchi, hanno scaricato il loro livore sull’arbitro Fabbri che non avrebbe dato un rigore all’Inter. Quegli stessi che hanno sempre accusato i romanisti di vittimismo ed hanno sorvolato su tanti episodi, si sono addirittura sostituiti ai vertici Aia chiedendo, invocando, pretendendo e decidendo provvedimenti esemplarmente punitivi contro arbitro e Var. Capofila dei piagnoni il Corriere della Sera che ha sancito uno stop di più turni (praticamente campionato finito) anche se dice che “non sarebbe una vera e propria sospensione perché si trattava di un episodio complesso”. Dunque il Corriere della Sera, in una plateale negazione della coerenza, dice tutto e il contrario di tutto nel patetico tentativo di sostenere una tesi pretestuosa: Fabbri è fermato ma non sospeso, va punito ma l’episodio era complesso e di difficile valutazione. Allora più che una punizione sembra la richiesta di una vendetta da tifosi. 

DERBY IN FAMIGLIA – Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport fanno parte della stessa famiglia editoriale Cairo. Ma il quotidiano sportivo ha subito smentito lo storico giornale di Via Solferino affermando che ai vertici arbitrali l’arbitraggio di Fabbri non è dispiaciuto e perciò nelle stanze della Can è stato deciso di non prendere alcun provvedimento nei confronti di Fabbri. Stranamente un giornale fa riferimento all’Aia, l’altro alla Can. Viene da chiedersi se scrivono dopo aver ricevuto qualche informazione o soffiata che dir si voglia, o se si inventano sempre tutto.

MANCO UNO – E’ vero che Ranieri sa essere imperscrutabile, è vero che non c’era stata neanche la conferenza stampa, è vero che ormai i giornalisti non sono ammessi agli allenamenti, però colpisce che nessuno avesse intuito le mosse del tecnico, per cui non c’è stata nessuna delle cosiddette “probabili formazioni” pubblicate dai giornali, e snocciolate nelle trasmissioni radio e tv che si sia avvinata a quella poi scesa in campo. Congratulations.

L’ALLENAMENTO SETTIMANALE – In effetti per tutto il campionato non solo i cronistelli, ma anche i cronisti più navigati, sono sempre stati spiazzati dalle scelte di Ranieri il cui lavoro settimanale resta invisibile a tutti. Questo lavoro serve a preparare la partita, sia per capire la condizione psicofisica dei calciatori della Roma, sia per impostare la gara in base alle caratteristiche dell’avversario. Ranieri tende spesso a schierarsi a specchio, non restando ancorato ad un modulo fisso grazie anche ad una certa duttilità dei suoi giocatori in grado di cambiare rapidamente, anche nel corso della partita, ruolo e posizione. Non c’è solo la difesa a 3 o a 4, ma l’intero schieramento può essere variato. E’ fondamentale per Ranieri rendersi conto di come stanno i giocatori e lui ha una capacità particolare nel cogliere la reale situazione. Al contrario di quello che pensavano   tanti sciocchi che lo accusavano di essere un “minestraro” legato ad un calcio vecchio, Ranieri conosce perfettamente il calcio moderno e lo applica in tutte le sue sfaccettature, compreso l’uso dei 5 cambi con cui modificare, se non addirittura stravolgere la formazione iniziale a seconda delle necessità. E’ un tecnico molto aggiornato o, per dirla all’americana, “up to date”.

FLORENT COME ALICE – Quando Alice, cadendo in una tana di coniglio, si ritrovò nel Paese delle Meraviglie, rimase stupita da ciò che vedeva. Lo stesso stupore che ha colpito Florent Ghisolfi, pur avendo evitato tane e buche, quando è arrivato a Roma a fare il direttore sportivo: un mondo sconosciuto e fantastico. Stupore confessato ed esternato a RMC Sport con ingenuo candore: “Sto scoprendo un calcio diverso perché                                                                                                                                                          l’Italia è davvero diversa dalla Francia. Anche la Roma è un club diverso. Qui c’è una passione incredibile, sia nel calcio che nei media”. E’chiaro che dopo le modeste esperienze calcistiche a Bastia, Nizza, Lens, Ghisolfi si è sentito precipitato in una realtà sconosciuta, semplicemente perché non la conosceva. Non solo non conosceva Roma, ma non conosceva il calcio italiano e, più in generale, il mestiere che, improvvidamente, gli è stato affidato: “Penso che bisogna viverlo per crederci davvero e capirlo. È qualcosa di incredibile che consuma le persone”.                                                                                                                                                                             Ma l’affermazione più grave è quando furbescamente rovescia le responsabilità: non è lui che non sa lavorare ma l’eccessiva passione dei romani che non lo fa lavorare bene: “La passione che c’è a Roma rende tutto difficile, rende difficile lavorare in questo club, rende difficile creare un progetto stabile, a lungo termine. È proprio quello che stiamo cercando di fare in questo momento: costruire qualcosa e partendo dalle fondamenta”. Poi da furbacchione paravento e paracarro mette le mani avanti: “Il nostro lavoro non dà frutti domani. Non si fa in pochi giorni”. Senza rinunciare alla tipica presunzione francese di voler ricostruire la Roma, che sta per celebrare il suo secolo di storia, dalle fondamenta. Chissà pourqoi. 

LETTURE E OMISSIONI – L’intervista fatta presso l’Ambasciata francese è piuttosto lunga e articolata per cui è stato quasi inevitabile che ne ci fossero diverse letture e, quindi diverse interpretazioni. Ognuno ha evidenziato quello che gli faceva più comodo per sostenere una tesi, soprattutto i “ghisolfatari”, cioè quelli che con il loro amichettismo appoggiano Ghisolfi, che hanno cercato di farlo passare, per un meritevole e meritorio romanista. Eppure il Vangelo ammonisce che si fa peccato non solo con pensieri, parole ed opere, ma anche con omissioni. E chi è senza peccato …

BASTIAN CONTRARIO – Secondo i “ghisolfatari” il bastiano (giocatore del Bastia) contrario alla troppo calda passione dei tifosi, avrebbe approntato con la sua fredda e distaccata logica una serie di operazioni che porterebbero 60 milioni alla Roma con le cessioni di Zalewski, Dahl, Celik, Hermoso, Le Fée, Abraham. Qualcuno, buonanima, direbbe: “Magara”! Comunque colpisce in questo conteggio la valutazione di 7 milioni per Abraham pagato 40 quattro anni fa. Così come colpisce che in una squadra prestigiosa come il Benfica, stia facendo tanto bene Dahl nel ruolo di Angelino.

COSE DI MERCATO – Lo scozzese Scott Mc Tominay è stato preso dal Napoli in seconda battuta perché aveva puntato su Bergamini che preferì andare all’Atalanta. Il calciatore del Manchester United era disponibile in estate fra parecchia indifferenza degli “esperti” di mercato più o meno originale. Alla fine l’ha scelto Conte che ha l’occhio lungo e il Napoli l’ha pagato 30 milioni, una cifra curiosamente a metà strada tra i 22 di Le Fée e i 40 di Dovbik, tanto per fare un riscontro. Se il Napoli dovesse vincere lo scudetto, una bella fetta sarebbe merito dello scozzese.

C’E’ LA DUNKEL ANA-ANA – Agitazione e fermento negli ambienti mediatico-trigoriani per l’avvistamento in sede della signora Ana Dunkel  a capo del settore finanziario. Possibili sviluppi in settimana ana-ana.

BALDISSONI-ONI-ONI – L’avvocato Baldissoni-oni-oni, che all’epoca della presidenza Pallotta è stato vice presidente e direttore generale, era il dirigente che si occupava pressoché esclusivamente del progetto Tor di Valle. Un progetto miseramente finito (molto male) in tribunale. Adesso rispunta come intermediario nella cessione del Monza a un fondo americano. Le trattative con la Fininvest, proprietaria del club, sono in corso e gli investitori americani vorrebbero iniziare con un 65-70% per poi arrivare all’acquisizione totale. Ancora non si conosce il valore dell’operazione in milioni-oni-oni.  

CLAUDIO E LUCA – Durante Fiorentina-Empoli è stato ammoni to il viola Luca Ranieri che era diffidato e, quindi, salterà la trasferta di domenica a Roma contro la squadra di Claudio Ranieri. Così ci siamo evitati gli inesorabili giochi di parole del “Ranieri contro Ranieri”.

MA CHI VE LO FA FARE – Per la smania di voler far credere di essere bene informati, magari più degli altri, certi avventati, ma sprovveduti, cronistelli si avventurano in nomi sparati a caso e indicati come obbiettivi di Ghisolfi, tanto prima che arrivino delle smentite la gente se ne è dimenticata. Invece capita che un giorno fanno “spuntare” l’olandese Sem Steijn del Twente, ma il giorno dopo il suo allenatore esclude in modo secco e categorico che ci sia mai stata qualsiasi trattativa con la Roma perché gli risulta che è stato richiesto dal Feyenoord, e il giorno dopo ancora arrivano conferme su questa operazione. Così tutti i “profili” del calciatore nel “mirino” di Trigoria, finiscono dove argutamente aveva previsto Juric: nel cesso.  

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