Osvaldo Peretti
30 aprile 1931
di Roberto Cerrone
Osvaldo Peretti nasce a Buenos Aires il 30 aprile 1921, figlio di emigranti partiti da Piacenza, arrivati in Argentina su qualche bastimento che portava braccia da lavoro verso una terra allora promessa.Osvaldo, nel 1947 fa la strada, o meglio, la rotta al contrario ed eccolo sbarcare, insieme ad altri due connazionali, Pesaola e Valle, in Italia. Certo, trovano un paese ancora accompagnato, e lo sarà ancora per molto, dalle rovine della guerra. Sono tesserati dalla Roma e accolti dal tecnico Senkey e dallo storico direttore sportivo Vincenzo Biancone.I tre vengono subito battezzati i “Tre Baffoni”, presto gli vengono tagliati a tutti e addio alla nomea. Valle e Pesaola subito si mettono in risalto, meno il nostro Osvaldo che esordisce alla seconda giornata nella vittoria interna contro il Livorno grazie a un gol di Amadei. La sua prova è positiva e il nostro mister lo schiera nelle successive tre gare, andando in gol a Bologna nel pareggio per 2 a 2, ma dall’Ungheria arriva il non più giovane ma ancora forte Zsengeller che va ad occupare proprio la posizione di Peretti.Gioca a fianco di Zsengeller in occasione di Lazio Roma che vinciamo per 1 a 0 con gol di Amadei, è il suo unico derby giocato.Per Osvaldo, che non è certo un fuoriclasse, alla fine, della sua unica stagione, si contano solo 7 presenze e quel gol di Bologna. La sua ultima gara con la nostra maglia fu la gara di ritorno con il Livorno, quella squadra che aveva visto il suo esordio, è il 22 febbraio 1948.La sua esperienza con la serie A si esaurisce con noi. Poi un pellegrinare prima a Piacenza, dove conoscerà la moglie e dove erano le origini dei suoi, quindi a Latina per poi conoscere il calcio portoghese non certo di primo livello dove avrà anche un’esperienza da allenatore.Tornato in Italia alla fine degli anni 50’ si stabilisce a Piacenza dove le ultime notizie che abbiamo di Lui, dicono che è ospite di un ricovero per anziani insieme alla moglie, entrambi in avanti con l’età. Altro non sappiamo di questo nostro connazionale che ha sentito il richiamo della terra dei propri genitori, non ha scritto una grande storia da calciatore, ma ha partecipato alla nostra. Auguri Osvaldo.