Settembre 16, 2024

26 ottobre 1988 – Coppa Uefa andata

Serata di pura follia a Belgrado, con la Roma che sulla carta vuole giocare una partita di calcio, una bella partita europea e che invece si ritrova a dover affrontare una battaglia che di sportivo ha veramente ben poco. Quello che va in atto allo “Stadion Partizana” è una guerriglia a tutti gli effetti, cominciata molto prima del fischio d’inizio della partita. Quando la Roma arriva al campo infatti, è scortata dalla polizia locale, come se in atto, ci fosse una sommossa popolare e stessa cosa, è fatta, anche con maggior veemenza, con i tifosi giallorossi, arrivati a Belgrado dalla capitale. 

Nel pre-partita, alcuni sostenitori del Partizan, scendono in campo per festeggiare la loro squadra e sono liberi di poter fare tutto ciò che vogliono. Quando invece lo fanno i tifosi della Roma, che vorrebbero attaccare sulla rete una sciarpetta giallorossa, i poliziotti locali e gli inservienti dello stadio, li allontanano in malo modo, con atteggiamenti provocatori e di sfida.

Con un preambolo del genere, la partita non può che avere uno svolgimento complicato, sia sugli spalti che sul rettangolo di gioco. 

I padroni di casa infatti, fin dal primo minuto, usano le maniere forti, aiutati anche dalla direzione dell’arbitro, l’ungherese Hartman che concede troppo e usa un metro decisamente casalingo.

La Roma comunque non ha paura, non si fa intimidire e al 10’ trova il gol del vantaggio. Lancio di Andrade verso Voeller, il centravanti tedesco protegge il pallone e serve Giannini che arriva in corsa, stoppa e calcia verso la porta ma una deviazione del difensore fa carambolare la sfera contro il palo; sul pallone arriva a Bruno Conti che  con il destro controlla e con un potente sinistro mette in rete il gol dell’1-0.

La risposta del Partizan è immediata e al 17’ arriva il pareggio. Vermezovic dalla destra batte un calcio di punizione, Djukic va incontro al pallone e di testa anticipa Nela mettendo a segno la rete dell’1-1.

Sugli spalti, il clima si surriscalda, per festeggiare i tifosi del Partizan, lanciano verso il terreno di gioco, fumogeni e petardi e l’arbitro è costretto a sospendere momentaneamente la partita. Questo però non è nulla, rispetto a quello che avviene al 22’ quando si vivono momenti di vera e propria paura. Nel sottopassaggio, vicino al settore occupato dai tifosi della Roma, si accende infatti un furioso incendio che crea apprensione e panico. La gente inizia a correre e a scappare per salvarsi dalle fiamme, sono attimi di terrore. Si forma un’immensa nuvola di fumo nero; motivo dell’incendio, è un petardo, lanciato dai tifosi jugoslavi che ha colpito un materasso, situato nel magazzino della palestra sotto lo stadio. L’arbitro è costretto a sospendere nuovamente la partita e questa volta, a mandare le squadre negli spogliatoi. 

La situazione, che inizialmente ha spaventato tutti, viene fortunatamente gestita dai vigili del fuoco che riescono in maniera solerte a spegnere l’incendio e a permettere, agli spettatori di riprendere il loro posto e alle squadre, dopo un quarto d’ora, di ricominciare a giocare. 

La sosta, sembra aver influito in maniera negativa sui giocatori giallorossi che stentano a ritrovarsi e il Partizan ne approfitta al 31’ per portarsi in vantaggio. Sempre su calcio di punizione, questa volta calciato da Vucicevic e sempre con un colpo di testa, è Vermezovic che approfitta della dormita della difesa e realizza il 2-1.

La Roma prova a reagire con un passaggio filtrante di Andrade verso Voeller che di prima intenzione calcia verso la porta ma il portiere blocca in due tempi. 

Poco prima dell’intervallo, Manfredonia recupera un buon pallone, effettua un cross preciso per Voeller che a tu per tu con il portiere jugoslavo, gli calcia addosso e sciupa un’ottima opportunità.

Nella ripresa al 50’ buona occasione per Policano che entra in area sulla sinistra, supera di slancio il portiere ma invece di tirare, serve al centro il pallone per Voeller che da ottima posizione, non riesce ad inquadrare la porta.

Come spesso accade, per una regola non scritta del calcio, dopo un gol mangiato, arriva purtroppo quello subito. Calcio di punizione al 54’ per il Partizan, sul punto di battuta c’è Vucicevic, che effettua un cross e per la terza volta in questa serata,  la retroguardia romanista si addormenta, lascia Milojevic tutto solo al centro dell’area che di testa realizza il gol del 3-1.

Al 68’ la Roma ha un sussulto che può riaprire la partita, Giannini viene infatti strattonato al limite dell’area e l’arbitro fischia il calcio di punizione.

Il capitano tocca il pallone per Conti che lascia partire un tiro, imparabile per il portiere, con il pallone che termina sotto l’incrocio dei pali per il 2-3.

Sulla spinta del gol segnato, la Roma si riversa in attacco e Policano al 70’ serve sulla corsa Voeller che di prima intenzione tenta un pallonetto, deviato miracolosamente in calcio d’angolo da Omerovic. 

La partita non è finita e al 77’ arriva la doccia fredda per i ragazzi di Liedholm. Su calcio d’angolo, Tancredi sbaglia completamente l’uscita e per Djukic è un gioco da ragazzi mettere a segno, sempre di testa il gol del 4-2. 

Poco dopo, il numero uno giallorosso si rifà con gli interessi, perché salva con uno splendido colpo di reni un colpo di testa di Klincarski, lasciato ancora una volta solo al centro dell’area. 

A due minuti dalla fine della partita, tornano ad essere protagonisti gli imbecilli, che nulla hanno a che vedere con lo sport. Giannini va a battere un calcio d’angolo dalla bandierina di sinistra dell’attacco giallorosso. Proprio in quel momento però, i tifosi jugoslavi lanciano di tutto in campo e un pesante accendino, colpisce il capitano giallorosso, tra l’orecchio sinistro e la nuca, procurando un profondo taglio.

Il dottore, Ernesto Alicicco, entra in campo per soccorrere Giannini che in chiaro stato confusionale è costretto ad abbandonare la partita. Mentre il centrocampista giallorosso sta uscendo dal campo, Policano prende il pallone per battere il calcio d’angolo ma anche lui, viene colpito sotto lo zigomo, da un oggetto, lanciato sempre dallo stesso settore. Il tutto, avviene sotto gli occhi dell’arbitro che raccoglie accendini, monete, torce, e segna tutto sul suo taccuino.

La partita finisce con la vittoria 4-2 del Partizan ma con la Roma che negli spogliatoi presenta immediatamente ricorso per tutto quello che è accaduto, chiedendo giustamente la vittoria 0-3 a tavolino.

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