Silvano Benedetti: “Bisogna credere nei giovani”

L’ex giallorosso in esclusiva ad Amore Giallorosso
Silvano Benedetti ha vestito per tre stagioni la maglia della Roma: è arrivato nell’estate del 1992 sotto la presidenza Ciarrapico e ha poi proseguito con Franco Sensi.
In questa sua avventura romana, è stato allenato da due signori che hanno scritto la storia del calcio italiano e non solo, come Vujadin Boskov e Carlo Mazzone.
È intervenuto in esclusiva, all’interno della trasmissione Amore Giallorosso su T9 (ch.17 del digitale terrestre).
Ha avuto delle bellissime parole per Roma e i romani:
“Roma è una piazza stupenda sotto tutti i punti di vista, è una città splendida e i tifosi sono incredibili. Quando guardo la serie A, vedo con piacere sia il Torino che la Roma perché sono le due squadre che da calciatore, mi hanno regalato delle emozioni”.
Tu hai avuto l’onore di giocare una delle partite storiche della Roma, proprio contro il Torino. Quella finale di coppa Italia che non ci ha visto alzare la coppa nonostante la vittoria per 5-2 ma che ha visto la squadra uscire tra gli applausi scroscianti dell’Olimpico.
“Sí, ricordo tutto di quella sera che è stata davvero stupenda, purtroppo non come risultato ma come atmosfera è stata davvero unica.
Siamo entrati in campo e nonostante lo svantaggio che avevamo accumulato 0-3 nella partita di andata, abbiamo trovato un amore e una passione intorno a noi, davvero emozionante. I tifosi ci hanno trascinato dal primo minuto all’ultimo: ricordo tra l’altro una parata mostruosa di Marchegiani su un mio colpo di testa proprio negli ultimi istanti di gioco che ci impedì di vincere la coppa. Purtoppo come risultato non ci ha detto bene, però come serata è stata davvero indimenticabile”.
Non deve essere stato facile per te, giocare quella partita, contro il Torino che era la squadra in cui eri cresciuto.
“É stato difficilissimo perché come hai detto, io sono cresciuto a Torino, però in quel momento ero un calciatore della Roma e in campo ho lottato fino alla fine per la maglia giallorossa”.
Da ex avresti esultato quindi se quel pallone negli ultimi minuti fosse finito in rete…
“In quel momento li c’era talmente tanta tensione che forse se fosse avvenuto quel gol poteva starci pure l’esultanza, senza nulla togliere all’affetto che avevo per il Torino. Però era stata una partita talmente sentita, vissuta tra tante emozioni, come i tre rigori di Giannini, il palo, le loro reti, un’atmosfera coinvolgente all’esterno e dentro al campo che sarebbe stato impossibile non esultare”.
Che ricordo hai del Presidente, Franco Sensi?
“É stato un presidente molto presente con la squadra, che ha fatto sentire il suo carisma. Quell’anno non siamo andati benissimo, viaggiavamo sotto la metà della classifica ma ricordo che lui era sempre presente per dare sostegno alla squadra. Non ha lesinato neanche nel comprare giocatori, ricordo gli acquisti anche dei successivi anni… lui ci teneva a far bene”.
Come era Boskov come allenatore? Forse alla Roma gli è mancato qualcosa per fare bene e raggiungere i massimi traguardi?
“Era un allenatore che aveva un carisma tale da creare un ambiente solo con la comunicazione. Riusciva a gestire i tanti campioni che avevamo in squadra, perché comunque nonostante le difficoltà eravamo una squadra importante con i vari Giannini, Carnevale, Aldair, Rizzitelli. Erano grandi campioni che riuscivano a trasmettere il loro carisma anche al resto della squadra. In quell’anno il nostro rendimento fu altalenante ma lui è sempre riuscito a trasmetterci allegria e serenità”.
Quell’anno ci fu anche l’esordio, a Brescia di Francesco Totti.
“Si, in quella stagione ricordo che nel periodo estivo, durante il ritiro, ho avuto la fortuna di avere Francesco con me in camera per una settimana. Lui era giovanissimo, aveva 16 anni, non so neanche se lo ricorda (ride ndr)”.
C’é stato un momento nel tuo primo anno romano, in cui da difensore hai fatto 3 gol in 3 partite di fila. Quanto possono essere importanti gli inserimenti dei difensori per sbloccare a vo,te, determinate situazioni complicate… La Roma attuale ad esempio, ha il problema contrario, segna poco dai calci piazzati e anzi, spesso purtroppo subisce.
“Sono importanti, però molte volte la riuscita o meno di queste situazioni, dipendono anche da chi effettua i calci piazzati, da chi ti crossa il pallone e come lo fa. Noi avevamo la fortuna di avere Sinisa Mihajlovic che batteva molto bene e spesso, se ti facevi trovare sul secondo palo avevi la possibilità di segnare”.
All’epoca, si parlava spesso del modo di giocare della Roma in difesa. C’era un calciatore strepitoso come Aldair…
“Noi giocavamo a uomo, qualcuno erroneamente parlava di zona ma non era così. Eravamo due marcatori puri e difendevamo a uomo: alle nostre spalle poi, c’era Aldair a proteggerci. Lui era un vero signore in tutti i sensi, sia come giocatore che come uomo. Non si è mai capito se fosse destro o sinistro perché in alcune partite sembrava più mancino, mentre in altre giocava in maniera perfetta da destro. Giocatori come lui, sapevano fare tutto”.
Prima parlavamo di una squadra composta da calciatori di grande carisma. Avevate un portiere come Cervone, lo conosciamo in campo, come era all’interno dello spogliatoio?
“Giovanni era carismatico e aveva il suo peso dentro lo spogliatoio: poi ogni tanto anche lui, aveva il suo momento di pazzia (ride).
Non so se vi ricordate quando attaccò Sensi per un’intervista fatta dal presidente che ad un giornale, parlava di un suo errore. Lì ci fu un momento difficile con Mazzone, perché il mister gli disse che era pazzo ad attaccare il presidente ma Cervone era così, era un istintivo, però era sia un grandissimo uomo che portiere”.
Ranieri nel post partita contro il Parma ha elogiato Soulé e ha dichiarato che lui è il futuro della Roma. Sono parole importanti che incoronano il talento argentino.
“Ho avuto la fortuna di giocare con Ranieri al Palermo, lui aveva 36 anni mentre io ero giovane, avrò avuto circa diciannove, venti anni ma già allora, si capiva lo spessore della persona e del futuro che avrebbe avuto, già era un allenatore in campo. Con Soulè sta lavorando molto bene, perché non è facile far crescere un giovane campione che ha davanti a sè uno come Dybala. Ci vuole tutta l’esperienza del mister; però bisogna dire che Soulé, ogni volta che è stato impiegato, ha dimostrato di essere un talento assoluto. La punizione che ha tirato a Parma, è stata un gioiello che avevo visto fare in passato soltanto a Maradona. Lui ha tutte le qualità per emergere e per essere il dopo Dybala”.
Credi che il futuro della Roma possa essere nei giovani?
“La Roma dei giovani ha sempre formato grandissimi talenti e Pisilli è l’ultimo di questi, lo seguivo anche in primavera: credo che la società debba ripartire da loro. In Europa del resto, abbiamo avuto l’esempio recente del Club Brugge che in Champions ha eliminato l’Atalanta, giocando un grandissimo calcio con ragazzi di 23-24 anni.
In Italia vogliamo tutto e subito, non abbiamo la pazienza di sperimentare e aspettare l’ingresso di qualche giovane, che come tale, può anche fare qualche sbaglio che può costarti una o due partite… in questo caso qui da noi vengono bocciati e messi da parte mentre all’estero, sotto questo punto di vista sono avanti rispetto a noi, i giovani li lasciano anche liberi di sbagliare e crescere senza alcun problema”.
A proposito di questo, purtroppo nella Roma si parla di tanti giovani che stanno facendo bene in Primavera ma che a fine anno potrebbero andare via… se fosse così non mi sembra una grande scelta, anzi…
“Secondo me la Roma dovrebbe creare una squadra U23, senza perdere di vista i propri giocatori, facendoli maturare in un campionato come la serie C che ha le sue difficoltà. Sono anni che la società giallorossa è ai vertici con le varie squadre giovanili e ha sempre avuto dei giocatori splendidi, rischiare di perderli sarebbe uno spreco… Quando si mandano in giro i giocatori giovani, anche in serie C o serie D ci sono sempre delle insidie, magari sono bravi ma non si inseriscono in quel contesto, oppure non sono visti dagli allenatori che preferiscono far giocare quelli più esperti: è difficile avere delle pretese e penso che creare un tuo contesto come hanno già fatto altre società, possa essere la soluzione migliore. La serie C è un campionato molto formativo e la Roma, avrebbe tutte le carte in regola per costruire una sua U23”.
Secondo te è più una questione di budget o di progettualità?
“Bisogna crederci, non penso la Roma abbia problemi di budget,
penso più che altro, che debba essere fatta una scelta societaria. Ovviamente però, se si crea l’U23 poi si deve avere anche il coraggio di lanciare qualche giovane, proprio come hanno fatto De Rossi prima e Ranieri poi con Pisilli.